Cosa sono le polizze vita? Questo post vuole far chiarezza su questi strumenti spesso utilizzati da banche ed istituti da rifilare al cliente con pressioni di tipo commerciali.
Una polizza vita prevede che la compagnia assicurativa si impegni, dietro la corresponsione di un premio, a liquidare al beneficiario ( o ai beneficiari) designato in polizza, un capitale in un’ unica soluzione o attraverso una rendita, in seguito ad un accadimento relativo alla vita dell’assicurato.
Una polizza vita costituisce sia uno strumento importante per far fronte ai problemi economici che possono derivare dalla morte di un membro della famiglia, specialmente nel caso in cui l’assicurato concorreva in maniera determinante alla stabilità economica della famiglia stessa, sia un metodo sicuro per garantirsi una pensione integrativa. Il mercato assicurativo offre diversi prodotti in grado di soddisfare le diverse esigenze e necessità.
Il contratto di assicurazione vita prevede quattro figure diverse:
1) Contraente: il contraente è colui che di fatto sottoscrive il contratto e che quindi si impegna impegnare ad onorarlo attraverso il pagamento dei premi. Il contraente può essere sia una persona fisica che una giuridica.
2) Assicuratore: l’assicuratore è la persona fisica che rappresenta la Compagnia assicurativa con la quale il contraente stipula il contratto. L’assicuratore deve avere il mandato da parte della Compagnia che rappresenta ad operare specificatamente nel settore vita e la Compagnia assicurativa deve avere l’autorizzazione da parte del Ministero dell’Industria ad operare nel campo “vita”. L’assicuratore è di fatto l’entità che riscuote (per conto della Compagnia assicurativa che rappresenta) il premio assicurativo dal contraente e che poi liquiderà nei termini previsti dal contratto.
3) Assicurato: l’assicurato è la persona alla cui vita fa esplicito riferimento il contratto stipulato tra contraente e assicuratore.
4) Beneficiario: il beneficiario è colui che riceve la liquidazione prevista dal contratto al verificarsi delle condizioni prestabilite in polizza.
Si possono individuare principalmente tre tipi di polizza vita:
A) Polizze vita miste: questo tipo di polizze prevedono la liquidazione di un capitale al beneficiario sia in caso di morte dell’assicurato che in caso di vita dello stesso; nel caso in cui, alla scadenza del contratto, l’assicurato fosse in vita, il capitale previsto può essere versato da parte della compagnia assicurativa o in un’unica soluzione o come rendita vitalizia.
B) Polizze vita caso vita: questo tipo di polizze sono caratterizzate dal fatto che alla loro scadenza viene versato al beneficiario un capitale o una pensione integrativa. In questo caso l’assicurazione non prevede alcuna copertura in caso di morte dell’assicurato, ma se ciò dovesse accadere nel corso di validità della polizza, agli eredi del defunto verrà erogato il cumulo dei premi versati fino al decesso dell’assicurato, rivalutato a seconda del rendimento ottenuto grazie alla gestione del patrimonio operata da parte della compagnia assicurativa.
C) Polizze Vita Caso Morte: questo tipo di polizze assicurano la liquidazione di un capitale al beneficiario indicato in polizza in caso di morte dell’assicurato e pertanto non prevedono alcun versamento da parte della Compagnia nel caso in cui, alla scadenza del contratto, l’assicurato sia in vita.
Come si sviluppa il premio
Come già detto in precedenza, la polizza vita prevede il pagamento di un premio. A seconda dei tipi di polizza, il pagamento avviene in un’unica soluzione al momento della stipula del contratto (premio unico), oppure attraverso versamenti periodici con scadenza annuale (premio ricorrente) per una certa durata.
Esistono poi anche polizze a premio unico ricorrente: sono polizze molto flessibili che consentono, anziché impegnarsi in un versamento unico una tantum di grosso importo, di effettuare più versamenti con una frequenza scelta dall’assicurato e per un importo fissato di volta in volta. Al momento della sottoscrizione del contratto è senz’altro importante informarsi se il premio è al lordo o al netto dei caricamenti, dei costi accessori e delle imposte.
Rendita o capitale?
In cambio del versamento del premio da parte del contraente la compagnia assicuratrice si impegna al versamento a una data stabilita, di un capitale o di una rendita. Optando per il capitale si ottiene dalla compagnia assicuratrice il versamento in un’unica soluzione di quanto maturato negli anni in base ai premi versati; chi sceglie invece la rendita, si assicura un vitalizio per il resto della propria esistenza o per un periodo prefissato.
Come scegliere tra le due alternative?
Dipende dalle necessità finanziarie del singolo e dalle motivazioni che lo hanno portato a sottoscrivere una polizza. Nella decisione finale rientrano anche motivazioni di carattere fiscale, perché il fisco riserva un trattamento diverso a seconda che si tratti di capitale o rendita.
Liquidare una Polizza Vita giunta a scadenza
All’intermediario che liquida una polizza vita giunta a scadenza, sono in molti i clienti che hanno rivolto una lamentela del genere. Si aspettavano grandi guadagni e invece si ritrovano fra le mani un assegno modesto, lontano anni luce dalle ottimistiche previsioni del vicino di casa che una quindicina di anni prima gli aveva piazzato “la polizza per la pensione”.
Nove volte su dieci, di fronte a siparietti del genere, il casus belli è costituito dalle cosiddette “polizze miste”.
Si tratta di assicurazioni sulla vita che abbinano nello stesso contratto una prestazione caso vita e una caso morte. In altre parole, viene liquidata una prestazione sia che l’assicurato arrivi a scadenza sano e salvo sia che, in corso di contratto, muoia oppure incorra in altra fattispecie di sinistro prevista dalla polizza.
Questo tipo di assicurazione permette di coniugare risparmio e previdenza, garantendo un capitale in ogni caso.
Generazioni di intermediari hanno venduto le miste come la soluzione più completa per le esigenze complesse della famiglia e più di una Compagnia ne ha fatto a lungo il proprio core business. E qui veniamo al cuore del problema. “Mors tua vita mea”, dicevano i Latini: i costi onerosi (per i clienti) di queste polizze, trasferiti agli intermediari, si chiamano provvigioni. Più della completezza di coperture, al vicino di casa alle prese con la famigliola da assicurare interessava la prospettiva delle laute provvigioni.
La fiscalità delle polizze vita – in vigore dal 2001 e meno conveniente del precedente regime – e la ridefinizione dei meccanismi provvigionali da parte delle Compagnie allo scopo di favorire la stabilità dei portafogli hanno ridotto sensibilmente lo charme commerciale delle miste, favorendo nella rete vendita un’offerta più diversificata. In realtà, non esistono prodotti assicurativi buoni o cattivi, ma solo scelte più o meno consapevoli.
Il risparmiatore che acquista una polizza mista deve sapere che la comodità di ottenere nello stesso prodotto e con un’unica spesa protezione e risparmio ha un costo e qualche punto di attenzione. La parte di premio accantonata per far fronte ai cosiddetti “rischi demografici” (morte, invalidità ecc.) non alimenta le riserve a copertura della prestazione a scadenza, cosicché non ci si può aspettare che tutto ciò che si versa debba fare cassa e maturare interesse.
Ecco perché, rispetto a polizze vita senza coperture assicurative in senso stretto, le miste a scadenza sono meno performanti; d’altra parte, per tutta la durata del contratto, è stata garantita una copertura per i rischi demografici, il che ha inevitabilmente un costo. Analoghe considerazioni vanno fatte per la fiscalità in uscita: maggiore è la parte di premio per i rischi demografici, più alte saranno le imposte sulla prestazione conclusiva.
Il risparmiatore edotto che volesse trarre il massimo vantaggio da una polizza mista, nella scelta del prodotto giusto fra quelli presenti sul mercato farebbe attenzione a tre cose: CPMA, tasso tecnico e bonus a scadenza.
Il costo percentuale medio snnuo (CPMA) è un indicatore – messo a punto dall’Isvap e contenuto nel fascicolo informativo dei prodotti vita – che consente di valutare l’incidenza complessiva delle commissioni sul contratto.
Il tasso tecnico è una forma di rendimento minimo garantito che ha la peculiarità di essere riconosciuta in via anticipata.
Il bonus a scadenza, infine, è una previsione tariffaria che riconosce una maggiorazione percentuale sulla prestazione finale.
Costi non troppo alti, rendimento garantito anticipatamente e bonus finale permettono di poter contare da subito su capitali consistenti in caso di premorienza e, d’altra parte, di ammortizzare l’incidenza del premio di rischio, in modo da non togliere redditività al risparmio.
Per il resto, è buona norma valorizzare la fase precontrattuale, esigendo e prestando attenzione alla documentazione di corredo, persuasi che, negli affari come nella vita, molte “fregature” scaturiscono da un eccesso di fiducia ingiustificata.
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