Forse speravamo di più dall’incontro di Jackson Holes, o forse semplicemente pensavamo che i due banchieri centrali più importanti del pianeta fossero più espliciti in relazione alle politiche monetarie, ma in realtà il fatto di aver concordato probabilmente una strategia comune, ovvero quella di non dire quasi nulla, è stata recepita dal mercato come un silenzio assenso rispetto alle aspettative, ovvero un non futuro rialzo da parte della Fed e l’inizio del tapering da parte della Bce.
Infatti abbiamo assistito ad una salita della moneta unica, repentina, forte, con i prezzi che hanno superato quota 1.1900 chiudendo poi la settimana a 1.1925. Non solo, ma ieri sera in apertura, abbiamo assistito ad una ulteriore accelerazione con i prezzi in area 1.1960 prima della iniziale correzione che ha riportato la moneta unica in area 1.1920 dove la troviamo stamattina.
Ebbene, guardando i grafici di medio lungo termine, l’Euro non è lontano dai primi target che si intravedono in modo chiaro e significativo in area 1.2000 1.2050 senza però escludere neppure 1.2150 1.2250 target finale, dove passa una chiare S1 sell mensile che dovremo per forza considerare nella nostra analisi. Siamo vicino a obiettivi e quindi a correzioni, questo ci pare pacifico, ma è altrettanto vero che l’area di 1.2000 1.2050 è così vicina ed è pure una resistenza psicologica talmente importante, che ci parrebbe strano che i prezzi non l’andassero a toccare nel breve periodo.
Ricordiamo che 1.2034 rappresenta anche un minimo isolato toccato il 24 Luglio del 2012, oltre 5 anni fa, mentre per trovare un altro punto isolato di un livello, peraltro già violato (1.1882) dobbiamo ritornare al 7 giugno 2010.
Ora, prima di attaccare quota 1.2000 però potremmo, data la condizione di estremo ipercomprato di moneta unica nel breve termine, scendere anche fino a 1.1820 50 area, livello che potrà forse essere considerato come la rincorsa da prendere per salire ai target considerati.
Se è vero che questo movimento è quindi legato al restringimento delle divergenze tra le politiche monetarie della Fed e della Bce, dall’altro lato non dobbiamo dimenticare che oltre questo livello probabilmente non si andrà, nel senso che non ci aspettiamo un rialzo dei tassi in Europa e un taglio della Fed, e questo quindi potrebbe anche rappresentare il livello minimo di divergenza tra le due politiche monetarie.
Venendo alle altre valute segnaliamo la debolezza del cambio Usd/Jpy, che forse possiamo tranquillamente assimilare come debolezza strutturale del biglietto verde, anziché forza di Jpy, in quanto i mercati azionari, non sono in risk off dichiarato, anzi, correggono si al ribasso, ma con estrema tranquillità e in assenza di panic selling, che potrebbe eventualmente essere ragione di forza di moneta giapponese. Il tutto nonostante l’indice della paura potenziale rimanga alto, osservando anche per esempio il livello dell’Oro, vicino alla soglia psicologica dei 1.300 dollari l’oncia già temporaneamente superato fino a 1.300.80 per poi ritornare appena sotto dove ci troviamo in questo momento (area 1.294).
Tra le altre materie prime ci aspettavamo forse un petrolio superiore, dopo che l’Uragano Harvey che ha colpito il Texas, ha portato alla chiusura di alcune raffinerie, ed invece naviga stabile intorno ai 48 dollari al barile. Tra le valute legate alle materie prime, sia Aud che Nzd non hanno ovviamente la stessa forza dell’Euro, con Nzd più debole e passibile di ulteriori ribassi futuri con target intorno a 0.7000, mentre Aud potrebbe correggere a 0.7750. Dollaro canadese sempre forte anche se l’area di 1.2410 20 di Usd/Cad rappresenta un supporto estremamente importante nel medio termine. Al di sotto di quel livello infatti, si parlerebbe apertamente di scenari differenti con 1.1970 obiettivo.
Per il momento quindi manteniamo la nostre view, che è quella di aspettarci ulteriore indebolimento del dollaro da qui a qualche settimana con possibili correzioni, ma sempre in un trend tendenzialmente ribassista per la divisa americana. Le ragioni sono le solite, dalle mancate riforme di Trump ad una politica monetaria meno restrittiva dopo che gli ultimi dati hanno evidenziato un chiaro rallentamento della congiuntura, e dell’inflazione. Vedremo fino a che punto la Bce tollererà la salita della moneta unica, che prima o poi, avrà delle ripercussioni sui paesi più fragili del vecchio continente, tra cui il nostro.
Eur/Usd Daily (ActivTrades)
Eur/Usd Monthly (ActivTrades)
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Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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