La Bank of England, ieri, nella sessione del mese di Novembre, ha alzato il costo del denaro dello 0.75% portandolo al 3%. Si tratta dell’aumento più importante in termini percentuali, degli ultimi 33 anni. Nello statement che è stato pubblicato, si legge che l’autorità monetaria prevede due anni di recessione, anche se lieve. I rischi di inflazione sono ancora orientati al rialzo e i prezzi rimarranno alti più a lungo del previsto. L’economia scenderà dall’1.7% nel 2023 e dell’1% nel 2024. Il picco dei tassi di interesse sarà intorno al 4.6% nel 2023, secondo quel che si rileva dai futures, mentre la Boe ritiene che il picco, invece, possa essere raggiunto al 5.25%. La recessione, si legge tra l’altro, è già cominciata nel terzo trimestre del 2022 con un calo del pil dello 0.5%. L’inflazione raggiungerà un pivot dell’11%.
Sui mercati, la sterlina è affondata, con una volatilità che ha fatto tornare in mente il crollo del mese di settembre scorso, e dai massimi di 1.1560 di mercoledì sera, è scesa fino a 1.1150, 400 pips di caduta in meno di 24 ore.
Investitori e analisti hanno reagito negativamente alle dichiarazioni sulla congiuntura economica, espresse dai rappresentanti della Boe, e in particolar modo dal Governatore Bailey, che ha parlato di rallentamento della domanda e di recessione ormai certa. A questo punto vedremo se la speculazione attaccherà nuovamente i titoli di Stato costringendo la Bank of England a tornare sul mercato per sostenerli.
Il dollaro però ha guadagnato, in un perfetto mercato dollaro centrico, non solo contro la valuta britannica, ma rispetto anche a tutte le principali valute concorrenti, a cominciare dall’Euro, Chf, Aud, Nzd, Cad e Jpy, anche se con intensità differente. UsdJpy che si pensava tornasse sopra 150, per ora non ha sfondato al rialzo e naviga intorno a 148.00. Evidentemente si ha il timore di un rinnovato intervento della Boj. Anche le oceaniche hanno mollato ma per ora provano a reggere l’urto di una divisa Usa che pare inarrestabile e che non potrà invertire la rotta sino a quando i dati statunitensi evidenzieranno resilienza. E’ vero che ogni giorno che passa, i dati che escono, appaiono leggermente inferiori ai precedenti, ma tutto sommato reggono egregiamente, va ricordato. E fino a quando gli Usa non entreranno in recessione, sarà assai difficile vedere un cambiamento di rotta. Forse nel 2023, ma ora pare assai improbabile.
E oggi è giorno di Non farm payrolls, il dato che ha assunto da anni ormai, il ruolo di principale market mover nell’intero panorama delle notizie, e la cui pubblicazione porta quasi sempre volatilità e movimenti significativi. Lo stato di salute del mercato del lavoro è infatti la chiave per comprendere se e quando l’economia a stelle e strisce invertirà la rotta. Non è il solo, per carità, ma insieme all’inflazione è quello che i mercati guardano con maggiore attenzione. Le previsioni sono per un incremento di 200 mila unità mentre il tasso di disoccupazione è atteso leggermente in peggioramento, al 3.6% rispetto al 3.5% del dato precedente. Ma attenzione, gli Adp di mercoledì scorso, anticipatori dei payrolls, che hanno mostrato un incremento maggiore del consensus.
Sul fronte dell’analisi tecnica stiamo assistendo ad una correzione favorevole al dollaro di un primo movimento più ampio, a lui contrario e che sembrava aver portato alla fine del grande rialzo della divisa americana. Tale configurazione distributiva per il green back, cioè inizio di un ciclo sfavorevole alla divisa Usa di medio e lungo periodo, a nostro avviso resterà tale, almeno fino a quando la reazione del biglietto verde non sarà andata a produrre massimi crescenti rispetto alla configurazione attuale. A quel punto dovremmo ricrederci e pensare ad un ulteriore strappo rialzista del dollaro con la creazione di nuovi massimi di medio e lungo termine.
Sul fronte delle commodities, rileviamo una ripresa del petrolio, mentre l’oro resta sotto pressione (in correlazione inversa con il dollaro) e difficilmente potrà invertire la rotta.
Nel frattempo i mercati azionari stanno consolidando, e ciò dovrebbe portare ad una riduzione generale della volatilità di breve termine. Ma oggi, intanto, godiamoci la giornata e appuntamento nel primo pomeriggio, quando i NFP apriranno le danze e chiuderanno anche questa ottava.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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