Come avevamo ribadito venerdì scorso, la price action e in generale i prezzi, si trovavano vicino ad un bivio cruciale, in cui gli investitori avrebbero dovuto fare una scelta.
Il dollaro infatti era vicino a supporti chiave, contro Euro, per esempio, ma anche contro Sterlina, sul dollar index, livelli che segnalavano supporti di medio e lungo termine. Sta di fatto che nel pomeriggio, dopo i dati Usa sulle vendite al dettaglio, decisamente peggiori delle attese, sembrava che la strada da imboccare fosse chiara, ma a quel punto ci ha pensato Trump ad entrare a gamba tesa sui mercati, con una dichiarazione uscita via twitter, secondo la quale non vi sarebbe alcuna pressione, nel breve termine, di riprendere i colloqui con la Cina per la questione dazi, e non vi sarebbe alcuna fretta perché comunque i dazi sono stati impostati e dovrebbero entrare in vigore nell’arco di poche settimane, per un importo pari a 200 miliardi di dollari.
Per ora si parla di un 10%, ma potrebbero salire al 25% nel caso in cui la Cina non soddisfacesse le richieste commerciali americane di acquistare almeno una certa percentuale di prodotti Usa. E, a quanto emerge dalle diplomazie, la Cina non avrebbe alcuna intenzione di partecipare a discussioni aggiuntive se il Presidente Usa dovesse procedere con l’applicazione di dazi aggiuntivi.
Una doccia fredda inattesa, che ha ribaltato nuovamente la price action e che ha riproposto un dollaro in salita contro principalmente le valute emergenti ma non solo, e pure in decisa ripresa su euro e sterlina. Tecnicamente il mancato breakout di venerdì, a meno che non sia riproposto in fretta, sembra dirci che i livelli di 1.1715 25 di EurUsd, come 1.3135 40 di Cable, 0.6600 di Nzdusd, 0.7245 di AudUsd, e 94.00 di Dollar Index per ora sembrano invalicabili e il mercato potrebbe riproporre un biglietto verde sugli scudi per ancora qualche settimane se non oltre con obiettivi in area 1.1300, 1.2750 0.6420, 0.7000 e 98 rispettivamente, ma perché ciò avvenga occorrono anche conferme da un punto di vista macro, perché non dimentichiamolo, al di là delle provocazioni del Presidente Usa sui dazi, ciò che è stato confermato venerdì, è che la congiuntura Usa sembra in leggero rallentamento e non giustifica ripetuti rialzi dei tassi.
Vi sono pressioni da parte delle colombe all’interno del Fomc, che premono per un solo rialzo del costo del denaro, e probabilmente così potrà essere, nel senso che mercoledì prossimo, il 26 settembre potremmo vedere i tassi Usa nella nuova fascia 2%-2.25%, ma poi per il resto dell’anno la Fed potrebbe dire basta. A questo punti quindi l’attenzione degli investitori, da qui a quella data, potrebbe spostarsi su questo evento, e per questa ragione, potremmo assistere ad una decina di giorni dove, a farla da padrone, sarà il principio del “buy dollars on rumors” del rialzo dei tassi per poi venderli (sell on news) sulla decisione di mercoledì della prossima settimana.
L’EurUsd tecnicamente, per scendere, deve rompere l’area di 1.1520 25, mentre su livelli superiori trovare supporti anche interessanti. Come resistenze l’area compresa tra 1.1650 e 1.1700 però, sembrerebbe offrire scenari ribassisti fino sopra i massimi di venerdì a 1.1725 30, e poi in area 1.1530. Sul cable ci sono resistenze importanti che intervengono in area 1.3175 80 mentre al ribasso la rottura eventuale di 1.3040 50, potrebbe aprire la strada ad una correzione più significativa con obiettivi in area 1.2900. Attenzione però perchè sul cambio in questione vi è parecchia volatilità irrazionale legata alle notizie provenienti dal possibile accordo Ue Uk che sembra vicino.
Di fatto la Ue sembra disposta ad accettare che vengano mantenuti i confini in #Irlanda, senza ulteriori attrtiti, anche se la stessa vorrebbe ridurre al minimo i controlli doganali tra Irlanda del Nord ed Repubblica Irlandese. Anche Carney si è detto favorevole ad un accordo, soprattutto perchè tutto ciò potrebbe portare ad un incremento del Pil di circa 16 miliardi di sterline, non una cifra così significativa, ma comunque abbastanza importante. Sugli altri cambi, a nostro modo di vedere, ci si muove per correlazione classica, almeno per ora, nel senso che se EurUsd scende vi è un effetto trascinamento sugli oceanici. Solo lo Jpy resta fuori da questi discorsi, perchè vive una fase decorrelata e poco significativa, soprattutto perchè non si intravedono segnali di importante avversione al rischio sui mercati azionari, che lo renderebbero molto più interessante. Per ora sembra rimanere nel range 110.50 113.10, livelli che non sono volati ormai dalla fine di giugno.
Comunque, dobbiamo dire che ad ora, chi si aspettava un autunno con i fuochi di artificio, è rimasto ampiamente deluso. I mercati rimangono stabili e assolutamente nei limiti di bassa volatilità, deludendo le attese di molti investitori, che si aspettavano price action ben diverse per questo periodo. Ma non dobbiamo comunque far calare l’attenzione perchè a breve sarà il momento della presentazione dei budget in molti paesi europei e questo potrebbe creare non poca tensione, soprattutto nel nostro paese, con ripercussioni sui mercati azionari e sul nostro mercato.
Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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