Da un lato le dichiarazioni dei rappresentanti della Fed, che ancora insistono sulla pericolosità dell’inflazione, nemico da combattere e ancora non debellato. Dall’altro, il mercato che, con largo anticipo, scommette sulla fine della politica monetaria restrittiva da parte della banca centrale statunitense e punta su un futuro taglio del costo del denaro per ridare slancio ad una economia che dà segnali di rallentamento. Tutto ciò genera, da un lato, caos e movimenti erratici anche se, dall’altro, senza una vera e propria direzionalità, almeno nel breve periodo.
Ieri ne è stato l’esempio più eclatante, con oscillazioni anche volatili, che però non sfociavano in alcun movimento ”vero”, rimanendo le price action all’interno di stretti trading range. E’, questa, una caratteristica tipica di mercati che non sanno ancora quale sia la direzione più probabile e aspettano conferme da dati e dichiarazioni. Sappiamo tutti che sul fronte dei rendimenti dei titoli di stato, stiamo assistendo ad un calo, e che il rallentamento della congiuntura sta iniziando a manifestarsi un po’ ovunque, e non solo nel primo mondo.
La Cina è ancora alle prese con una faticosa ripresa economica, e allentamento delle restrizioni, dopo diverse ondate di Covid che ne hanno ridotto la capacità produttiva, che ha continuato a creare dei danni sulle catene di approvvigionamento. E ciò genera, evidentemente, un calo della domanda che si riflette in parte sulle materie prime, con il calo del petrolio, sui supporti chiave di medio termine. Ma tale rallentamento economico non pare ancora così evidente negli Usa, dove le previsioni parlano di un soft landing che però non viene confermato dalle parole dei membri del Fomc, che ci stanno raccontando una verità differente. Di fatto i tassi potrebbero salire ben oltre il 5% come pivot, e potrebbero anche rimanere alti più a lungo, secondo quanto abbiamo ascoltato, il che dovrebbe generare un aumento deciso del risk off.
Stiamo ripetendo lo stesso mantra da giorni, ma questa è la narrazione con cui ci dobbiamo confrontare in questo momento, quando ci posizioniamo davanti ad uno schermo e iniziamo ad operare. Rischiamo di trovarci di fronte a delle trappole evidenti, ancor prima che l’anno sia cominciato e prima che i grandi fondi si siano posizionati. Da questo punto di vista, l’attesa e le conferme diventano i migliori alleati per evitare di commettere errori in un anno che, a detta di tutti, pare estremamente incerto. C’è chi parla di ribassi dei tassi a partire già dal secondo trimestre, perché la recessione colpirà duro. Altri invece sono su una linea più morbida, ovvero parlano di soft landing per l’economia a stelle e strisce, e di una ripresa graduale con tassi ancora alti per tutto il 2023 perché l’inflazione su base annuale pare ancora fuori linea rispetto alle previsioni delle banche centrali.
Sull’EurUsd c’è chi parla di 1.2000 mentre altri ricordano che fino a tre mesi orsono eravamo ancora sotto la parità e si parlava di un possibile calo fino a 0.8225, minimo storico. Il Cable, non più tardi di fine settembre aveva toccato un minimo storico a 1.0320 ed ora quota 1.2150. Lo stesso UsdJpy, ricorderete, era oltre 150 con la Boj che interveniva a difesa dello Jpy e ora si pensa addirittura ad un ritorno in area 120.00.
Insomma il mercato è stato molto volatile e lo è ancora, almeno potenzialmente, anche se per ora si vive di sole schermaglie, ma la sensazione è che la volatilità non mancherà di certo anche per il prossimo futuro. Ora, tutti ad aspettare i dati sull’inflazione Usa, attesi per giovedì e in seguito, venerdì, Pil Uk e Germania.
Intanto nella notte i listini asiatici che ieri avevano chiuso in odo contrastato, avanzano, nonostante in Australia i dati sui prezzi al consumo abbiano evidenziato una ripresa dell’inflazione, salita al 7.3% su base annua, superiore al dato precedente del 6.9% e anche al consensus (sempre 6.9%). Pressioni al rialzo dei prezzi delle abitazioni, tra cui spiccano i prezzi di quelle nuove (+17.9%). Ma aumentano le anche gli alimentari e i trasporti. Probabile che la Rba possa intervenire ancora nelle prossime riunioni per aggiustare nuovamente i tassi di riferimento, ora al 3.1%. AudUsd che ha rotto l’area di 0.6880 e sembrerebbe orientata al raggiungimento di livelli superiori in area 0.7150.
Sul fronte dati, oggi la sessione non sembra offrire grandi news che possano spostare le price action, in un mercato che aspetta i dati sul Cpi cinese domani notte, e quelli americani domani pomeriggio, insieme ai dati sull’occupazione settimanale.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società Broker Forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività Forex attraverso una chat e un webinar live.
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