La Bank of England alza i tassi per contrastare l’inflazione. La sterlina affonda

Dopo la decisione della Fed, l’attesa di analisti e investitori era rivolta alla decisione della Bank of England, che, come da attese ha alzato i tassi di riferimento dello 0.25%, portandoli all’1%, Si tratta del quarto aumento consecutivo dei tassi, con i tassi saliti al livello più alto dall'inizio del 2009. La decisione è stata in linea con le aspettative sebbene 3 membri del board, Haskel Mann e Saunders abbiano votato a favore di un aumento dello 0.50%.

I responsabili di politica monetaria hanno affermato che le pressioni inflazionistiche globali si sono intensificate drasticamente in seguito all'invasione russa dell'Ucraina, invasione che ha portato a un deterioramento delle prospettive di crescita del Regno Unito. Si stima che l'economia inglese sia aumentata dello 0,9% nel primo trimestre, ma si prevede che il Pil rimarrà sostanzialmente invariato nel secondo trimestre e si contrarrà di circa l'1% nel quarto trimestre, a causa di un calo dei redditi delle famiglie, e dei consumi, compresi quelli derivanti dal previsto aumento di circa il 40% dei prezzi al dettaglio di gas ed elettricità.

Bailey, il Governatore, ha poi rilasciato alcune dichiarazioni, dimostrandosi preoccupato per l’andamento della congiuntura, che, secondo il board della Boe, dovrebbe rallentare sensibilmente nei prossimi mesi, anche se ha ribadito che non si entrerà in recessione.

La sterlina è affondata, perdendo oltre 300 pips in una sola seduta, e arrivando a ridosso di 1.2300 dai massimi della notte a 1.2630. Un movimento che evidenzia come il mercato dei cambi sia spaventato da quanto sta accadendo nelle ultime settimane, in assenza di trattative serie e concrete per la pace, con una riduzione sensibile della liquidità, dovuta ovviamente alle diverse questioni sui tavoli, dalla guerra, alle difficoltà della catena di approvvigionamento, fino ai prezzi delle materie prime, che non accennano alcuna correzione.

Il dollaro resta sugli scudi e a parte qualche piccolo movimento di consolidamento, sembra voler sfondare le resistenze, con accelerazioni continue contestualmente a brevi fasi di pull back. E l’altro fatto che sorprende è l’assenza di interventi verbali a sostegno delle varie valute da parte dei banchieri centrali che dovrebbero scongiurare un eccessivo deprezzamento della propria divisa per evitare di dover affrontare anche il tema spinoso dell’inflazione importata che pesa già ora e peserà ben di più se dovessimo vedere un EurUsd alla parità o un Cable a 1.2000, o ancora AudUsd e NzdUsd in area 0.6500 e 0.6000 rispettivamente. Per gli Usa, invece, il dollaro forte, in questo momento, è deflazionistico, ovvero si incentivano le importazioni a basso costo ridando fiato all’economia che potrebbe comunque subire contraccolpi, anche se meno dei concorrenti, in ragione degli effetti delle sanzioni alla Russia, e delle conseguenze del conflitto. Ecco, quindi, che diventa cruciale per la Bce e la Boe, difendere il tasso di cambio e impedirne un eccessivo deprezzamento, ma ad ora, non vola una mosca.

Per quanto riguarda lo Jpy, dobbiamo dire che l’inflazione giapponese all’1.2% non incentiva la Boj a difendere il tasso di cambio, che quindi potrebbe continuare a scendere. I possibili target sono in area 135.00, livello oltre il quale, le autorità monetarie potrebbe dire qualcosa.

Oggi è giorno dei payrolls, con attese comprese tra 390 mila e 415 mila unità di nuovi occupati del settore non agricolo. Questa volta, forse, il dato, è meno importante di altre, dato che Powell comunque ha già spiegato le intenzioni della Fed, che ha promesso due rialzi da 50 basis points nelle prossime due riunioni di giugno e luglio.

Intanto anche il mercato azionario comincia a mostrare qualche difficoltà, come dimostrano le chiusure di ieri di Wall Street, che fatica a tenere i livelli e sembra aver iniziato un trend ribassista. Vedremo se continuerà, nel qual caso forse, gli interessi per far finire la guerra, potrebbero iniziare a convergere a livello globale.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

Profilo dell'analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

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