Negli ultimi mesi si parla molto di PIR, i pani di risparmio e soluzione di investimento, ma sono veramente convenienti? a chi sono adatti? dove investire in PIR?
I piani di risparmio PIR
I PIR sono strumenti d’investimento nuovi ed hanno come obbiettivo primario convogliare il risparmio nell’economia reale e, nello stesso tempo, sostenere la ripresa.
I Piani Individuali di Risparmio sono una forma di investimento a medio termine. E’ possibile attivarli attraverso una molteplicità di prodotti: fondi, gestioni patrimoniali, contratti di assicurazione, depositi amministrati dove possono essere collocati diversi tipi di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni e anche contratti derivati o contratto di assicurazione.
Nascono per dare sostegno alle piccole e medie imprese del territorio italiano, veicolando verso di loro i risparmi delle famiglie in cambio di notevoli vantaggi fiscale. I PIR sono riservati alle persone fisiche, nello specifico i piccoli investitori. Non possono essere quindi sottoscritti né da aziende né da altre persone giuridiche.
Con i PIR hai la possibilità di contribuire in modo concreto al rilancio dell’economia italiana investendo nelle piccole e medie imprese sul territorio, scegliendo lo strumento finanziario più adatto a te. Con un vantaggio significativo: l’esenzione dalla tassazione.
Caratteristiche dei PIR
- Dedicati ai piccoli investitori (investimento minimo 500 euro)
- Hanno l’obbiettivo di veicolare risorse verso le piccole e medie imprese italiane
- Sono uno strumento di investimento di medio e lungo periodo
- Azzeramento dell’aliquota d’imposta sulle plusvalenze se tenuto per almeno 5 anni
- Nei PIR possono investire sole persone fisiche
- Investimento massimo di 30 mila euro l’anno, per un totale complessivo di 150 mila euro
Rendimenti dei PIR
Il vantaggio più rilevante offerto dai PIR è l’azzeramento dell’aliquota d’imposta sulle plusvalenze che ammonta al 12,5% per i titoli di Stato e al 26% per le azioni e altre obbligazioni. Per ottenere questi “vantaggi” la normativa prevede un periodo minimo di 5 anni, per godere del vantaggio fiscale, debba decorrere a partire da ogni versamento fatto durante la vita del PIR.
Per esempio il rendimento di una somma investita nel 2017 potrà godere del beneficio fiscale soltanto nel 2022, versamenti nel 2018 nel 2023 e così via…
Un investimento in un PIR non solo può proiettarsi ben oltre i 5 anni, ma assumere un orizzonte temporale di lungo periodo è consigliabile per portare a casa guadagni più consistenti. In caso di necessità o scelta, nulla vieta la possibilità di disinvestire prima dei 5 anni, ma in questo caso si applicano le ordinarie imposte sui redditi percepiti.
Come investire nei PIR
- 70% del capitale deve essere investito in obbligazioni e azioni di società quotate e non, purché emessi o stipulati da imprese residenti in Italia o negli Stati membri dell’UE o in Stati aderenti all’ASEE, ma con attività stabile in Italia.
- di questo 70%, almeno il 30% (equivalente al 21% del capitale complessivo) deve essere investito in strumenti finanziari emessi da società italiane ed estere (UE e SEE) che non compongono l’indice Ftse Mib di Borsa Italiana o in altri indici equivalenti.
- il restante 30% del portafoglio può essere investito in qualsiasi strumento finanziario (ivi compresi i depositi e conti correnti).
Inoltre l’importo del Pir non può essere investito per una quota superiore al 10% del suo valore complessivo in strumenti finanziari emessi o stipulati con lo stesso emittente o con altra società appartenente al medesimo gruppo o in depositi e conti correnti. Tale vincolo è posto a presidio della adeguata diversificazione del portafoglio che l’intermediario professionale deve garantire al risparmiatore.
Limiti dei PIR
Ciascuna persona fisica può essere titolare di un solo piano di risparmio e non vi può investire più di 30.000 euro all’anno, con un limite complessivo di 150.000 euro nell’arco dei cinque anni. Come per i fondi d’investimento, anche per i PIC sono previsti i pac (piani di accumulo) ovvero versamenti rateizzati nel tempo.
Agevolazione fiscale dei PIR
Le persone fisiche che mantengono il risparmio nei PIR per almeno 5 anni beneficiano di agevolazioni fiscali, ovvero non pagano la tassazione sui rendimenti pari al 12,50% per le obbligazioni e 26% per le azioni.
In caso di mancato rispetto delle condizioni temporali dei cinque anni o dei limiti di diversificazione e concentrazione degli investimenti da parte del fondo, si dovranno pagare le ordinarie imposte sui redditi aumentate degli interessi.
I rischi di investire nei PIR
Oltre ai vantaggi dei PIR è importante valutare i rischi derivati da questo prodotto di investimento.
È comprensibile l’intento legislativo di canalizzare l’investimento su società operanti in Italia, tuttavia questo comporta automaticamente il rischio di concentrare una parte eccessiva del portafoglio su un paese (il nostro).
I PIR investono almeno un quinto del portafoglio in azioni e obbligazioni di piccole e medie società italiane non quotate che, seppur scelte tra le più promettenti sono, comunque, soggette un rischio di liquidità superiore a quello delle blue-chip. Onde evitare di trovarsi di fronte all’ennesimo investimento rischioso, conviene valutare attentamente i nomi delle imprese su cui il gestore intende investire, valutare il settore in cui operano e il loro piano industriale e in ogni caso non investire più del 10% del proprio patrimonio.
I costi di investire nei PIR
Con i PIR si può guadagnare ma è bene considerare i costi associati a questo tipo di prodotto. C’è il reale rischio che i costi possano erodere, in tutto o in parte, dei guadagni derivati da questo prodotto e dal vantaggio dalla detassazione dei profitti.
Consigliamo di leggere attentamente il regolamento del fondo e di non farsi influenzare troppo facilmente dalla scritta “PIR”.
Dove Investire nei PIR
Per investire nei PIR è necessario rivolgersi alla propria banca, promotore finanziario di fiducia o società di consulenza.
Come detto in precedenza, prima di sottoscrivere un prodotto PIR leggete il regolamento e i commissioni di gestioni annue, in alcuni casi le commissioni di ingresso possono arrivare fino al 4%.