Sul mercato dei cambi, ancora una volta, prevale l’incertezza, anche se le price action sono dominate dai movimenti della valuta britannica, che rimane il vero leading indicator del nostro mercato.
Le continue dichiarazioni dei banchieri centrali inglesi, accompagnate dalle voci di mercato (non sappiamo quanto veritiere) che vedrebbero una Boe, da un lato, sospendere gli acquisti di titoli al fine di stabilizzare i mercati e dall’altro, sotto banco, segnalare ai banchieri in privato, la volontà invece di estenderli, sta creando scompiglio alle price action che vedono i principali rapporti di cambio con la valuta britannica, muoversi con una volatilità tre o quattro volte maggiore almeno, rispetto a tutte le altre coppie.
La correlazione resta sempre la solita, ovvero dollaro centrica, e anche in presenza di dati che potrebbero cambiare questi scenari, prevale la logica che prima si muove la valuta britannica e poi le altre tendono a seguire. Anche i mercati azionari seguono la medesima logica e il valutario, in attesa dei dati che sono e rimangono i leading indicators per tutti.
Ma ora si aspettano, dopo la pubblicazione dei Ppi Usa, usciti leggermente migliori alle attese, i Cpi americani, questo pomeriggio, con consensus che vanno dall’8.1% su base annuale al 6.5% del dato core sempre su base annua. Su base mensile si aspetta un Cpi a +0.2% mentre il dato core, esclusi alimentari ed energia, addirittura a +0.4%.
Sul fronte banchieri centrali e dichiarazioni ufficiali, segnaliamo Kashkari della Fed, che ha espresso la volontà di votare per ulteriori incrementi del costo del denaro perché l’inflazione non scende. Da qualunque parte la si guardi, negli Usa prevalgono i falchi e la voglia di portare i tassi al 4.5% entro fine anno e forse anche qualcosa oltre. Per questo è benvenuta la forza del dollaro, perché “riduce l’inflazione”, ha detto il banchiere centrale americano. Ed è proprio questa dichiarazione che dovrebbe far riflettere gli omologhi di Boe e Bce che invece adottano una strategia di benign neglect (Bce), o in alcuni casi di volontà di deprezzare il cambio (Boe), il che produce maggiore inflazione importata e impellente necessità di rialzo dei tassi in un momento in cui, ormai è chiaro, la recessione sta facendo capolino nel vecchio continente. Ma a onor del vero, nelle ultime sedute, e a dispetto comunque di nuovi tentativi di rialzo della divisa americana, bisogna segnalare però che è emersa una certa tendenza e spinta alla correzione che non va sottovalutata.
Le minute della Fed uscite ieri sera, in qualche modo non hanno provocato un ulteriore aumento dell’avversione al rischio, mentre il biglietto verde ha ceduto specie contro sterlina, oceaniche e dollaro canadese, mentre è rimasto stabile contro Euro e Jpy, le due uniche divise ancora ampiamente sotto pressione, nelle ultime ore.
Sul fronte giapponese ad alimentare la discesa della valuta, ci ha pensato Kuroda che ha dichiarato che il Qqe rimane ampiamente aperto, e nonostante un primo intervento contro il dollaro qualche settimana orsono, il cambio UsdJpy è salito ancora, e la Boj non sembra ancora convinta di intervenire. La ragione è dovuta al fatto che la Banca centrale giapponese voleva solo frenare la corsa al ribasso dello Jpy, ritenuta troppo rapida, ma non voleva una inversione del trend. I target intanto, sembrano posti a 147.50.
Ieri comunque, sono state pubblicate anche le minute della Fed, nelle quali si legge che alcuni membri avrebbero espresso preoccupazione per la spirale salari prezzi che andrebbe a causare ovviamente un calo dell’occupazione. Si respira anche aria di preoccupazione per le strette monetaria in altri paesi che potrebbero avere impatto sull’economia a stelle e strisce. Ma in ogni caso il sentiment che emerge è di persistente rialzo del costo del denaro, senza se e senza ma. Anche se nelle ultime ore, la sensazione che il mercato abbia abbondantemente digerito queste notizie e sia anche saturo di questa forza di dollaro e listini in calo, è evidente. Ne è la riprova il movimento contro dollaro della sterlina di ieri da 1.0920 della notte a 1.1110 della giornata, nonostante le notizie negative sul Pil inglese. UsdCad era sceso sotto 1.3800 nuovamente, per poi risalirvi durante la seduta asiatica che ha visto invece i listini ripiegare. Nonostante questo NzdUsd sembra orientato insieme ad AudUsd a qualche correzione più significativa e tutto il mercato valutario, sembrerebbe essere stanco di un dollaro così forte.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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