Sembrava, all’inizio della settimana scorsa, che il mercato potesse prendere una direzione diversa, sia da un punto di vista fondamentale, sia da un punto di vista dell’analisi grafica, rispetto alla narrazione principale, che domina la scena da ormai un anno e mezzo e che vede le banche centrali, in testa la Fed, insistere nell’inasprimento del costo del denaro per cercare di frenare una inflazione fuori controllo.
Forse la Fed sta insistendo, va ricordato, per avere poi lo spazio, successivamente, di abbassare i tassi quando sarà evidente la necessità di battere il problema che il rialzo avrà causato, ovvero la recessione. Pensavamo però che il rallentamento economico in atto, più importante del previsto in Europa e Uk, ma meno evidente negli Stati Uniti (anche se con alcuni segnali inequivocabili come i dati sul mercato immobiliare), potesse in qualche modo far cambiare atteggiamento alle autorità monetarie, in ragione dei timori che la recessione potesse essere il vero nemico da sconfiggere ed invece, la settimana appena conclusa ci ha raccontato ancora una volta che le banche centrali non hanno alcuna intenzione di ammorbidire la politica monetaria, anche a costo di causare una recessione dura. Ma tutto ciò, siccome le stesse autorità monetarie, rimasero troppo tempo inattive nel 2021, cioè eccessivamente dietro la curva dei tassi già allora, poiché tardarono ad alzarli con l’inflazione già al 5% definendola temporanea e non strutturale, rischia di portare le autorità monetarie ad essere nuovamente in ritardo rispetto ai cambiamenti in atto e ad arrivare troppo tardi all’appuntamento con una recessione da combattere con il taglio dei tassi.
Il mercato, che aveva reagito ai movimenti della settimana scorsa, mostrando un recupero che pareva significativo e per certi versi definitivo, è tornato a scendere, con un aumento della paura sui mercati azionari, e il ritorno prepotente del dollaro sul mercato dei cambi. Questi movimenti spaventano gli investitori e alimentano, se peraltro contemporanei ad un rialzo delle materie prime (petrolio in deciso rialzo), un ritorno generalizzato dell’avversione al rischio.
Alcuni analisti sostengono che queste price action nascano dalla volontà politica della più grande potenza al mondo, gli Usa, di mantenere il dominio del dollaro ad ogni costo, considerato che la mossa di Putin di chiedere i pagamento in rubli, all’inizio del conflitto Russia Ucraina, ha evidentemente dato molto fastidio all’amministrazione Biden e messo in qualche modo in discussione, il predominio globale della valuta Usa. Recentemente poi anche la Cina, che detiene più di mille miliardi di debito Usa, pari a quanto ne detiene il Giappone, ha suggerito alle proprie banche di vendere dollari, mettendo anch’essa in discussione il predominio del dollaro nel medio e lungo periodo. E secondo tali analisi, fino a quando la Fed e l’amministrazione Usa vorranno il dollaro forte, non vi sarà scampo per i venditori di divisa americana.
In ogni caso, al di là delle questioni geopolitiche, va detto che la forza del dollaro, in questo momento, nasce dal fatto che gli aggregati macro non sono negativi come quelli degli altri paesi appartenenti al primo mondo, e il differenziale di tasso rende il biglietto verde più appetibile delle principali valute concorrenti. E senza un cambiamento sostanziale sul delta del costo del denaro, il trend sembra ancora destinato a rimanere quello attuale.
Per di più l’aumento dei costi per l’energia, rischia di mettere in ginocchio l’economia Europea, con il rischio di caduta dell’Euro, che già ha pesantemente pagato dazio nel 2022. Ma il trend non sembra finito. Sotto 0.9500 c’è il baratro e non si può escludere anche una discesa fino a 0.8225 già visto nel 2000. Anche sul Cable c’è il timore di vedere la parità, va ricordato anche questo. Se però analizzassimo tecnicamente i grafici su base settimanale e mensile, scopriremmo che, specie sulla valuta britannica, sono apparse alcune configurazioni importanti di inversione, che sono in deciso contrasto, con la questione macro che però, per il momento, sembra ancora avere la meglio sull’analisi quantitativa. Vedremo come partirà l’ottava, con i mercati asiatici che potrebbero seguire le chiusure negative dell’azionario Usa di venerdì e un ritorno dell’indice fear and greed in area di estrema paura (22). Il petrolio è tornato sopra 92 (Wti) con il Brent a ridosso dei 100 dollari, il che alimenta l’avversione al rischio globale.
Sarà quindi una settimana intensa nella quale i dati e le solite dichiarazioni dei banchieri centrali la faranno da padroni. Chi prevarrà tra analisi tecnica che segnala comunque correzioni sui grafici settimanali e mensili, e l’analisi macro che invece non sembra mostrare alcun cambiamento della narrazione? Non lo sappiamo ovviamente, e come detto sembra prevalere, per ora, l’analisi macro, e questa apparente contraddizione rischia di rendere il periodo ancora più volatile. Per stare nel mercato è opportuno abbassare la leva finanziaria, e stare nei trend ed entrare contro la direzione solo su eventuali eccessi rilevanti. Vedremo anche, per esempio sul UsdJpy, se la Boj sarà pronta ad intervenire un’altra volta. Questo è un altro tema da osservare. Le banche centrali e gli eventuali interventi per ostacolare gli eccessi di volatilità sui titoli di stato e sulle valute.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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