Qualcosa, come ribadito anche nel commento di ieri, sembra cambiare, almeno con riferimento ad alcuni asset legati all’appetito al rischio, come i mercati azionari, o ad alcune valute, che fino a ieri, erano persistentemente schiacciate dal dollaro, come la sterlina. E’ in atto quindi un piccolo cambiamento, che potrebbe anche diventare più significativo, specie se la narrativa delle banche centrali dovesse cominciare a convergere strutturalmente.
Del resto, come ricorderete, a inizio anno avevamo segnalato il fatto che per evitare di importare inflazione, i paesi avrebbero dovuto difendere la propria moneta da eccessi di deprezzamento, ma così non è stato, almeno fino alla fine di Agosto, con Euro e Sterlina pesantemente colpite da una divaricazione significativa del sentiment delle rispettive banche centrali, rispetto alla Fed.
Oggi qualcosa, come detto, sembra in trasformazione. E i provvedimenti che Liz Truss sembra voler attuare rispetto al problema energetico, insieme alla narrazione hawkish sulla politica monetaria da parte della Boe e l’unità di intenti tra Governo e banca centrale, paiono indicare un parziale, ma dovuto, pullback della valuta britannica, che contro dollaro, dai minimi di 1.1405 di mercoledì scorso, ha recuperato 300 pips in poche sedute, alimentando speranze di sostegno all’economia, rispetto al tema energetico. E il mercato sta prezzando questa differenza rispetto per esempio all’Europa, in cui il rialzo dei tassi tende ad ingessare la politica della Bce, in ragione della frammentazione tra le diverse aree. E qui emerge il vantaggio che un paese sovrano ha, nel poter decidere la politica monetaria e fiscale che maggiormente serve rispetto ad un insieme di paesi la cui banca centrale deve in qualche modo mediare tra le diverse posizioni. Il mercato ora, sembra prezzare questa differenza, anche se non si è ancora evidenziata in modo chiaro.
La Bce però ha promesso altri rialzi e da questo punto di vista, il mercato ha apprezzato, nonostante in molti si ostinino a pensare che siamo vicini ad una recessione, per cui alzare i tassi sarebbe controproducente, ma pare ovvio che sia meglio una recessione con inflazione tutto sommato sotto controllo, rispetto ad una inflazione galoppante in un contesto di rallentamento economico. E vi ricorderete come si sia sempre sostenuto il fatto che i rialzi delle banche centrali, sarebbero serviti esclusivamente ad avere, successivamente, spazio di manovra per abbassarli quando sarebbe arrivata la recessione, il pericolo che nessuno vuole correre, ovvero stagflazione.
Da questo punto di vista crediamo che la Bce sia assolutamente in linea con le altre banche e non possa permettersi il lusso di non alzare i tassi di riferimento, pena il crollo del valore dell’Euro e una inflazione ancora più alta di quella attuale.
Per il momento le price action ancora non evidenziano in toto questo cambiamento del sentiment, ma secondo noi i tempi non sono ancora maturi per una inversione e vivremo probabilmente ancora alti e bassi. Ma sotto sotto qualcosa si intravede. Le borse tengono e cercano di rialzare la testa con movimenti che dimostrano come l’appetito al rischio stia piano piano tornando, dato che molti analisti si attendono la fine o comunque il rallentamento del ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed già nei primi mesi del 2023. E lo dimostra il dato uscito ieri negli Usa sulle aspettative di inflazione nei sondaggi della Fed, scese per il secondo mese consecutivo al 5,7% nell’agosto del 2022, la lettura più bassa da ottobre dello scorso anno, dal 6,2% di luglio. I consumatori ora vedono aumentare meno i prezzi del gas (-1,4 punti percentuali allo 0,1%), dei generi alimentari (-0,8 punti percentuali al 5,8%) e degli affitti (-0,3 punti percentuali al 9,6%). Inoltre, le aspettative sui prezzi delle case sono diminuite drasticamente di 1,4 punti percentuali al 2,1%, la lettura più bassa da luglio 2020, e sono scese al di sotto dei livelli pre-pandemia.
Questa notte i mercati asiatici hanno seguito le orme di Wall Street, nella speranza che i dati di oggi sull’inflazione in Germania prima e Stati Uniti poi, possano riflettere un rallentamento della corsa dei prezzi e la conferma che abbiano raggiunto i massimi, e finalmente il trend possa cominciare ad invertire.
Sul fronte dell’analisi tecnica, l’EurUsd rimane sopra 1.0100 e cerca di consolidare anche se a fatica, ma per cambiare il trend i prezzi devono attaccare e rompere 1.0360, il punto chiave di medio termine. Sul Cable lo stesso livello è intorno a 1.1900, così come sulle oceaniche 0.7000 per AudUsd e 0.6250 per Nzdusd. Non siamo lontanissimi, ma c’è bisogno di molto di più sul fronte macro, in termini di inflazione e convergenza di politica monetaria per allentare la pressione del biglietto verde sul medio termine. Ma la price action attuale è comunque un inizio. Segnaliamo infine GbpCad, che pare realmente su minimi storici interessanti per poter vedere una inversione di medio e lungo termine.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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