Abbiamo così superato, con la chiusura di venerdì scorso e la riapertura stamani, il giro di boa di metà anno e le considerazioni che ci vengono spontanee sono legate a quanto accaduto in questi primi sei mesi, con riferimento ai possibili sviluppi futuri.
Cominciamo con il ricordare che il tema di questi primi sei mesi è stato indissolubilmente il dollaro, che si è indebolito contro tutte le valute indistintamente, anche se con differenti percentuali.
Partendo dall’euro, segnaliamo un recupero della moneta unica pari a circa l’8%, dalla chiusura del 30 dicembre 2016 a 1.0515 fino alla chiusura di venerdì scorso a 1.1425 e considerati i livelli attuali, mentre il recupero sarebbe del 9.1% se considerassimo i livelli di partenza.
Parimenti la sterlina è salita da 1.2330 a 1.3017, un movimento del 5.30% o del 6.8% a seconda da cosa consideriamo, partenza o arrivo. Andando avanti nell’analisi, notiamo una discesa del biglietto verde contro lo Jpy del 4.1% o del 3.93% sempre considerando i due metodi di analisi.
Poi il dollaro australiano che ha guadagnato il 6.28% o il 6.70%, mentre il dollaro neozelandese ha recuperato rispettivamente il 5.45% o il 5.77%. Guardando il dollaro canadese, verifichiamo un recupero del 3.66% o del 3.53%. Il franco svizzero, infine ha guadagnato sul dollaro un 6.36% o un 5.98%.
Osservando le materie prime poi notiamo una risalita di quasi 100 dollari dell’oro da 1148.50 a 1241.00 una percentuale che arriva quasi al 7.45% o dell’8.1%. Il petrolio invece è sceso dai 53.84 dollari di inizio anno ai 46.20 di venerdì, un movimento del 16.5% o del 14.2% a seconda di dove lo osserviamo.
Insomma il dollaro è sceso contro tutto e tutti, di diverse percentuali, abbastanza uniformi per la verità a giudicare dalla big picture e sembra che le aspettative del neo Presidente Trump, di indebolimento della moneta Usa, prospettate a inizio anno, e richieste a gran voce, siano sulla buona strada per essere soddisfatte. Lo avevamo detto e ripetuto più volte all’inizio del 2017, che l’incognita Trump avrebbe potuto far scendere il biglietto verde ed oggi, per fare una analisi costruttiva per il prossimo futuro, dobbiamo cercare di capire se gli obiettivi raggiunti siano sufficienti, oppure se la strada intrapresa dalla divisa a stelle e strisce, sia ancora agli inizi di un percorso ancora lungo. Molto dipenderà, crediamo, da cosa succederà al mercato azionario questa estate o quest’autunno. Se le borse dovessero diventare leaders e vere market movers, cioè se, in buona sostanza, assistessimo finalmente ad uno storno importante dell’equity, beh allora il mercato cambierebbe tono e vedremmo movimenti molto diversi tra le varie coppie di valute, perché si entrerebbe in un circolo vizioso di avversione al rischio, nel quali i cambi diventano estremamente meno tecnici, ma più volatili, con il risk off a farla da padrone. In un caso del genere il dollaro perderebbe sicuramente maggiore terreno contro Jpy, mentre su euro e sterline, così come Aud e Nzd, potremmo assistere a movimenti bilaterali al rialzo e al ribasso, e alternati, in cui da un lato il dollaro recupererebbe per chiusure di posizioni di carry trades create su Audjpy, NzdJpy, GbpJpy (a causa del risk off presente), e contestualmente, a conferma, potremmo assistere al rallentamento delle pressioni inflazionistiche che farebbe ripiegare queste valute e risalire il dollaro. Dall’altro lato però rallenterebbero anche le aspettative di crescita dei tassi Usa, con conseguente neutralizzazione del movimento di rialzo della stessa divisa americana. Se invece i mercati azionari, tenessero ancora, e non riuscissero a ripiegare, allora il movimento visto fino ad oggi, potrebbe continuare, senza grande volatilità ma con una price action assai tecnica, fatta di correlazioni classiche e mercato dollaro-centrico, come del resto si è visto, a parte qualche eccezione, in questo primo semestre.
La nostra convinzione è che la discesa dell’azionario sarà controllata e il dollaro dovrebbe, in linea teorica, continuare a scendere perché la strada ci parrebbe, osservando sia i dati macro, ma anche i grafici di medio e lungo termine, ancora lunga e probabilmente tortuosa.
Venendo al breve termine, segnaliamo che oggi e domani i mercati andranno a singhiozzo negli States, causa festività del giorno dell’indipendenza. Oggi la giornata sarà ancora quasi normale, ma domani a partire della 14.00 ora nostra, molto probabilmente il mercato si spegnerà e riprenderà mercoledì in Asia. Segnaliamo comunque il discorso di Carney alle 14.00, così come Bullard stamani alle 10.30 parlerà a Londra. Attenzione al Pmi manifatturiero inglese, sempre alle 10.30 mentre oggi pomeriggio toccherà al Pmi manifatturiero e all’Ism manifatturiero americano.
Buon trading a tutti
Saverio Berlinzani per ActivTrades
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