L’inflazione Usa segna un +5%, il livello più alto dal 2008. Queste le reazioni dei mercati

La giornata di ieri, caratterizzata dalla decisione sui tassi della Bce insieme alla conferenza stampa di Miss Lagarde e i dati sull’inflazione Usa, avrebbe dovuto, secondo le aspettative, dare una scossa ai mercati, in particolar modo al dollaro. Ed invece, ancora una volta, i prezzi delle principali coppie di valute sono rimasti all’interno dei trading range che stiamo vivendo da ormai tre mesi. Se neppure due eventi come quelli descritti, per di più dimostratisi decisamente interessanti, riescono a modificare l’equilibrio attuale, beh allora sarà molto difficile che i prossimi mesi possano rivedere la partenza dei trend o eventuali inversioni. Peraltro ormai, anche a livello di news e decisioni di banche centrali, non resta molto, anche se potrebbero essere determinanti la decisione della Fed e le parole di Jerome Powell, mercoledì prossimo alle ore 20.00.

Ma andiamo con ordine. La Bce era attesa alla prova tassi e, come del resto era prevedibile, nulla è cambiato, sia in termini di tassi di riferimento sia in termini di Qe. Lagarde è stata esplicita ovvero ha dichiarato che per capire l’andamento dell’inflazione bisogna osservare l’andamento dei servizi e dei salari che non stanno salendo in modo rilevante, anzi. La strada per raggiungere i livelli di inflazione obiettivo, secondo il Presidente, è ancora lunga ed è assolutamente troppo presto per parlare dei cambiamenti nel Qe. Ha poi dichiarato che le condizioni di Usa ed Europa sono decisamente differenti tra di loro, e gli stimoli fiscali, nel vecchio continente, sono stati di gran lunga inferiori a quelli Usa. Notizie note, che avrebbero dovuto, a rigor di logica, riflettersi in acquisti di dollari e vendite di Euro, ma di fatto così non è stato e dopo un up and down sui prezzi delle principali coppie di valute, alla fine si è tornati dove si era partiti.

Ma la reazione più eclatante, da questo punto di vista, è stata quella seguita alla pubblicazione dei dati sull’inflazione Usa, uscita su base annua al 5%, il livello più alto dal 2008, superiore alle attese che erano per un +4.75%. Il dato core, esclusi alimentari ed energia, atteso a +3.4% è uscito a +3.8%, sempre su base annua mentre i numeri su base mensili, a maggio, sono usciti rispettivamente a +0.6% quello generale e +0.7% quello core. A far salire i prezzi sono stati non solo l’aumento delle materie prime ma anche la crescita dei salari, che hanno beneficiato dell’aumento degli stimoli fiscali messi in atto sia dal Governo Trump sia da quello Biden. La reazione del mercato è stata emblematica, con movimenti di rialzo e ribasso rispettivamente di soli 50-60 punti, a dimostrazione che sui mercati regna un equilibrio che sarà difficile da rompere.

EurUsd ha oscillato tra 1.2145 a 1.2195, il Cable da 1.4080 a 1.4180, leggermente di più in ragione di qualche sprazzo di volatilità del cross EurGbp. UsdCad ha fatto lo stesso con movimenti tra 1.2070 e 1.2115 mentre UsdJpy tra 109.30 e 109.80.

In questo scenario non resta che attendere la Fed. Sarà la volta buona che Powell si accorgerà che l’inflazione Usa sembra qualcosa di più di temporanea? Oppure la Fed continuerà il gioco delle parti che la vede gettare acqua sul fuoco per non alimentare l’aumento del costo degli interessi sul debito Usa, salito oltre il 107% del Pil a quota 28.300 miliardi di dollari? Lo scopriremo insieme cari amici, intanto viviamoci questo venerdì che propone il Pil inglese, unitamente alla bilancia commerciale, produzione industriale e manifatturiera, relativi al mese di aprile. Nel pomeriggio i dati redatti dall’Università del Michigan sullo stato di salute dell’economia Usa, con le varie componenti da leggere e interpretare. Non crediamo che questi dati possano però spostare gli equilibri, il trading range domina ancora la scena.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

Profilo dell’analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

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