Taglio si taglio no. Continua il balletto con note stonate all’interno delle numerose riunioni tra i Paesi produttori membri dell’Opec ed i Paesi esterni al Cartello, come Russia, Venezuela e Brasile, tanto per citarne alcuni. Paesi le cui economie e bilanci statali navigano sopra le esportazioni del mare di petrolio che inonda i mercati e che oggi a questi prezzi si trovano in forte difficoltà.
Bene d’altro canto per noi comuni mortali, che in piccola misura riusciamo a beneficiare di prezzi dell’energia relativamente bassi.
Di fatto le ipotesi sul tavolo sono tante e molti i tentativi di trovare una soluzione per far quadrare il cerchio. Ma in pratica nessuno vuole aderire o meglio essere sottomesso e perdere quote di mercato, in primis l’Iran in ripresa dopo anni di embargo Usa, e l’Iraq per voce del Ministro dell’Energia Jabar Ali al-Luaibi, che si è impuntato contro questi limiti all’output deciso in settembre dai membri del cartello, chiedendo di esserne esentato, visto che è impegnato nella guerra all’Isis. Tuttavia lo stesso Ministro del Petrolio iracheno ha provato ad alimentare la fiducia dicendosi “ottimista” sulle possibilità di un accordo alla prossima riunione dell’Organizzazione dei paesi Produttori che si terrà domani 30 novembre a Vienna e spera in un ruolo più accondiscendente della Russia nella “scena energetica mondiale”.
I prezzi del petrolio si trovano in una fase di congestione in una fascia di prezzi, compreso tra $50 e $44. L’aspetto particolarmente interessante, è che se le quotazioni vengono puntualmente respinte dalla media mobile a 400 periodi, quella a 200 periodi tende invece a fornire un valido supporto. Un’operatività di più ampio respiro, vedrebbe aperture di piccole posizioni long all’incrocio rialzista delle MM, eventualmente incrementando leggermente sopra $52. Il quadro subirebbe un reverse qualora le quotazioni chiudessero sotto $43 con eventuali target a $35/38
Buon trading a tutti
Carlo Vallotto per ActivTrades.