La Fed ha incrementato i tassi di 25 punti base, come anticipato, per contrastare un’inflazione ancor più elevata degli obiettivi prefissati. Tuttavia, sia nello statement che nella conferenza stampa, sono emerse considerazioni che suggeriscono che il cambio di rotta sui tassi potrebbe non essere lontano, e che non si possano escludere completamente ulteriori complicazioni future nel settore bancario.
Tassi sui fondi federali e previsioni di inflazione
Il tasso sui fondi federali dovrebbe raggiungere il 5,1% quest’anno, lo stesso della proiezione di dicembre, e chiudere il 2024 leggermente superiore al 4,3%, per poi scendere al 3,1% nel 2025.
Le previsioni di inflazione PCE sono state riviste al rialzo per quest’anno (3,3% rispetto al 3,3% precedente), mentre sono state mantenute invariate per il 2024 (2,5%). L’economia dovrebbe crescere leggermente meno nel 2023 (0,4% rispetto allo 0,5% precedente) e nel prossimo anno (1,2% rispetto all’1,6% precedente).
Decisione unanime e considerazioni di Jerome Powell
La decisione sui tassi è stata presa all’unanimità. Durante la conferenza stampa, Jerome Powell è apparso molto cauto, sottolineando la necessità di continuare a contrastare l’inflazione. Tuttavia, il presidente della Fed ha spiegato che le conseguenze della crisi bancaria si tradurranno in una stretta creditizia che porterà quasi sicuramente a un peggioramento degli aggregati macroeconomici.
Solidità del sistema bancario americano
Il Powell ha affermato che il sistema bancario americano è solido e resiliente, sebbene richieda una migliore regolamentazione. I risparmi e i depositi sono al sicuro e la liquidità rimane elevata. Inoltre, i programmi di prestito dimostrano che ulteriore liquidità è disponibile, qualora fosse necessaria.
Dati economici e restrizioni del credito
I dati economici rimangono forti, ma i recenti eventi si tradurranno in condizioni di credito più restrittive. Riguardo ai futuri livelli dei tassi, la loro evoluzione dipenderà dagli effetti di queste restrizioni del credito, ma è certo che non vi saranno tagli nel 2023.
Reazioni dei mercati all’aumento dei tassi della Fed
Reazione dell’equity
I mercati azionari hanno inizialmente risposto con un aumento, salvo poi invertire la tendenza e chiudere in negativo. Il Dow Jones ha terminato a 32.084, segnando un decremento di 464 punti, pari all’1,44%. Il Nasdaq ha perso lo 0,8%, mentre l’S&P 500 ha chiuso con una perdita dell’1,2%.
In Asia, i principali indici sono rimasti quasi inalterati con una lieve tendenza al rialzo, mentre l’indice Vix è lievemente cresciuto, tornando in area 22,3. Si prevedono aperture miste in Europa.
Reazione delle valute
Il dollaro ha reagito in modo sostanzialmente negativo, con una significativa discesa del USD/JPY che ha perso quasi 150 pips in pochi minuti. Questa price action ha suggerito un aumento dell’avversione al rischio, caratterizzato da un impulso al rialzo dell’EUR/USD, insieme in parte al Cable, mentre le valute oceaniche hanno faticato maggiormente.
Il risultato è stato l’incremento dei cross dell’Euro, come EUR/GBP, EUR/AUD ed EUR/NZD, tranne l’EUR/JPY che, a causa di un JPY in forte crescita, è sceso di circa 60 pips.
Tuttavia, sia l’indice Vix sia l’indice Fear and Greed non hanno mostrato un aumento dell’avversione al rischio ieri sera. L’analisi delle correlazioni intermarket e delle dinamiche legate al sentiment di mercato è fondamentale per comprendere le price action, e attualmente c’è molta confusione a riguardo.
Dinamiche valutarie e attesa per la BoE
Abbiamo già menzionato la discesa di 200 pips del USD/JPY da ieri mattina, mentre l’EUR/USD è salito sopra 1,0900 e sembra dirigersi al test di 1,0940. La rottura di tale livello spingerebbe verso i massimi precedenti sopra 1,1000. Anche NZD/USD e AUD/USD hanno recuperato stanotte, tornando a 0,6280 e 0,6740, rispettivamente.
Il capo economista della RBNZ (banca centrale neozelandese) ha dichiarato che l’aumento dei tassi dovrebbe portare l’economia verso una leggera recessione nel corso del 2023, a causa di una domanda in calo.
Nel frattempo, il dollar index punta decisamente al doppio minimo già visto il 2 febbraio a 100,50, ovvero manca solo l’1% di movimento dai livelli attuali. Oggi potrebbe essere il giorno propizio.
In attesa della Bank of England
Oggi è anche il turno della Bank of England, chiamata a decidere sui tassi alle 13:00. È altamente probabile che ci sia un incremento di 25 punti base, in linea con la decisione presa ieri dalla Fed.
Dei 9 membri votanti, si prevede che sette voteranno per un aumento dei tassi e due per mantenerli invariati. La sterlina ha perso terreno ieri contro l’euro, scendendo a 0,8860 e puntando decisamente verso l’area di 0,8900-10, che rappresenta una chiara resistenza. Riguardo al Cable, il target di 1,2460 non appare così distante.
Commento di Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società Broker Forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività Forex attraverso una chat e un webinar live.
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