Si chiude oggi una settimana all’insegna di un mercato altalenante, caratterizzato da una bassa correlazione dollaro-centrica, che era stata invece il mantra dei mesi passati. Il dollaro si è mosso differentemente a seconda della valuta a lui contrapposta, e la ragione è ovviamente legata alla diversificazione di portafoglio che gli investitori stanno cominciando a mettere in atto anche sul mercato dei cambi.
L’analisi macro è chiara, nel senso che la decisa contrapposizione tra le due forze che si controbilanciano, ovvero il Qe ampio e persistente da una parte e il possibile futuro tapering e di conseguenza rialzo dei tassi dall’altra, continuano a dominare la scena e a catturare l’attenzione di analisti e investitori. Ci dispiace ripeterci, perché sono già ormai tre settimane che battiamo il chiodo su questo tema, ma siamo di fronte ad un cambio epocale dopo anni e anni di tassi a zero e correlazione dollaro centrica quasi immutabile. Stiamo finalmente tornando ad un mercato Forex più tecnico e quindi più difficile da comprendere per i non addetti ai lavori, ma decisamente più intrigante. Per comprendere meglio ciò di cui stiamo argomentando, basterebbe prendere a confronto i 7 cambi contro dollaro, che stanno sperimentando una decorrelazione tecnica e quindi temporale molto interessante, se la si analizza anche in modo semplice. Se consideriamo 7 grafici daily che prendano in esame le distanze dei prezzi dalla media mobile esponenziale a 200 periodi (Ema), capiremo come questa decorrelazione sia evidente e soprattutto spiegabile con ragioni macro che ci faranno comprendere lo stato dell’arte attuale.
Partiamo dal UsdJpy che ha rotto la media a 200 al rialzo il 16 febbraio mentre gli altri dollari continuavano a soffrire e a scendere contro le principali valute. Da allora, e dall’area di 105.50-60, il biglietto verde ha guadagnato circa il 4% sulla divisa giapponese, avendo però recuperato in precedenza, per arrivare alle Ema suddetta, un altro 3% dai minimi di 102.50 di inizio gennaio. Il UsdChf, invece ha violato la media il 26 febbraio a 0.9146, e da allora ha guadagnato circa il 3.5%, non molto meno del UsdJpy con cui è rimasto correlato in modo abbastanza significativo. La ragione è da ricercare nel risk on persistente che ha caratterizzato i mercati azionari nel periodo considerato, con le borse sui massimi e le due valute rifugio per eccellenza, Jpy e Chf sotto pressione, mentre le notizie di recupero della congiuntura Usa e il rialzo dei rendimenti dei Treasuries hanno diminuito la considerazione che si aveva del biglietto verde come anch’esso valuta rifugio. Quindi il franco si è rivelato la seconda valuta più debole tra le major.
EurUsd invece ha violato la Ema a 200 due giorni orsono il 24 marzo a 1.1832 ed è scesa da allora circa lo 0.45%, circa 55 pips. L’Euro quindi sembra essere, in questa speciale classifica la terza divisa in termini di debolezza sui grafici daily. Le altre valute a partire dal dollaro neozelandese, dollaro australiano, sterlina e dollaro canadese, non hanno ancora raggiunto la Ema a 200 rimanendo in trend rialzista contro la divisa americana, in decisa de correlazione con le prime richiamate.
Perché questa decorrelazione? Nzd si trova a 60 pips dalla Ema a 200 periodo e non l’ha ancora violata, risultando la divisa più debole tra quelle che ancora si trovano in trend rialzista contro dollaro. Segue il dollaro australiano ben 220 pips sopra la media a 200, ben lontano dall’inversione eventuale. Segue il Cable, che prezza 13760 con una Ema 200 che passa, a 1.3364, ben 400 pips al di sotto, e infine il dollaro canadese che per andare a toccare la media citata, dovrebbe scendere contro Usd circa 400 punti, passando la media a 1.2970.
Questa semplice analisi evidenza la decorrelazione in atto nel mercato valutario, segno che le aspettative sui tassi sono progressivamente cambiate e gli investitori privilegiano le divise i cui paesi hanno maggiori chances di uscire dalla pandemia prima di altri. Questa la prima considerazione, ma la seconda è ancora più importante, perché ci fa capire come questo sia il periodo dei cross, ovvero dei cambi derivati dagli originali, che evidenziano una diversificazione di portafoglio in atto, senza precedenti negli ultimi 12 anni.
Passando alla settimana che ci aspetta, va detto che il dato sui payrolls sarà il fulcro della settimana prossima, perché l’occupazione è uno dei due parametri, insieme all’inflazione, che la Fed guarda con maggiore attenzione. Riuscirà un buon dato a convincere Powell a lasciarsi andare e ad essere maggiormente ottimista sul futuro della congiuntura? O è ancora troppo presto? Lo vedremo insieme cari amici; sarà una settimana intrigante.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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