Nelle ultime 24 ore i mercati sembrano aver cambiato totalmente faccia, dopo che le parole di Jerome Powell, quasi sorpreso della forza dell’inflazione, hanno di fatto cambiato il sentiment dei grandi investitori nei confronti del dollaro.
Fino a mercoledì sera il biglietto verde non aveva fatto che qualche correzione, in talune circostanze anche significativa, ma pur sempre di una correzione si trattava. Da mercoledì sera invece qualcosa sembra cambiato e la salita del biglietto verde sembra tornata quella dell’inizio 2020 quando saliva senza soluzione di continuità. Ci piace ricordare che in buona sostanza, la Fed non ha cambiato nulla, in termini di tassi e Qe, ma sembra aver modificato approccio comunicativo, ammettendo che l’inflazione è alta e pare essere più forte di quanto i rappresentanti del board avessero in qualche modo stimato in precedenza. Certamente non si tratta di un errore di strategia comunicativa, perché sappiamo benissimo che Jerome Powell sta facendo di tutto per evitare il panico sui mercati e vuole evitare contemporaneamente di pagare interessi sul debito più significativi, e non può certo sbilanciarsi e parlare di inflazione persistente, ma forse il passaggio da Qe ad oltranza, di cui parlava fino alla precedente riunione, al tapering di cui di fatto ha parlato mercoledì, è parso troppo brusco e forse leggermente in ritardo nei tempi.
In ogni caso, il mercato si è girato improvvisamente ed ora, anche osservando per esempio il posizionamento dei retail, scopriamo che i piccoli operatori in soli due giorni si sono girati pesantemente short di dollari dopo essere stati long, anzi stra-long, ed è bastato un movimento di circa 150 pips sulle principali coppie di valute per far invertire il senso delle posizioni. Questo è qualcosa di anomalo e, quando accade, il rischio di un’esplosione di volatilità diventa concreto. A tal proposito sarà interessante osservare come sarà cambiato l’atteggiamento degli istituzionali, persistentemente short dollari contro Euro e Cad fino a martedì scorso, secondo le statistiche rilevate sul Cot. A giudicare dalla price action, forse sono corsi ai ripari correndo dietro ai prezzi e chiudendo parte delle posizioni short dollari che avevano in essere. Ma lo sapremo probabilmente a cavallo del week end, visto che c’è sempre una settimana di ritardo su questo tipo di rilevazioni.
Ma veniamo alle price action e segnaliamo la discesa dell’EurUsd che è tornato in area 1.1890 prima di rimbalzare una trentina di pips ma nulla più. La price action pare ancora distributiva e il momentum non sembra essersi ancora esaurito e potrebbe spingere le quotazioni verso obiettivi più ambiziosi che sul grafico settimanale si individuano in area 1.1680-90. Sulla sterlina la price action è analoga: siamo su interessanti punti di supporto, che potrebbero anche mostrare una correzione, ma sui grafici più di lungo termine il movimento di ribasso sembrerebbe solo agli inizi con target significativi in area 1.3800 e 1.3720.
Sugli altri rapporti di cambio segnaliamo la discesa di CadJpy, data la caduta improvvisa del dollaro canadese, di cui abbiamo abbondantemente. Gli obiettivi al ribasso sembrerebbero posti in area 88.50 e 87.40. Ritornando ai cambi originali segnaliamo come detto UsdCad che, dopo settimane sui minimi, è partito violentemente al rialzo ed ora non accenna neppure ad uno storno, come se il mercato fosse tremendamente long di Cad e dovesse in fretta e furia uscire dalle posizioni per evitare che UsdCad superi i punti chiave posti ora a 1.2370 e 1.2450. A questo punto, nel caso di rottura di 1.2370, non dovremmo escludere neppure una salita rapida a 1.2600. Vedremo, intanto le oceaniche sono sui punti chiave di supporto con AudUsd sulle ema 200 daily che, se violata, potrebbe anche portare poi i prezzi in area 0.7345-50. NzdUsd, dal canto suo, sembra indirizzato al test di 0.6950, livello chiave di medio termine che se rotto potrebbe aprire la strada a ribassi più consistenti, con target a 0.6800. Infine sul UsdJpy manteniamo una view rialzista anche se in questo momento sembra faticare, in ragione di un aumento del risk off sull’azionario che sembra aver fatto tornare voglia di comprare qualche Jpy.
Da segnalare l’oro che in poche sedute ha perso oltre 140 dollari. Attenzione ai punti sensibili, posti in area 1.750 e 1.725, al di sotto dei quali il vero supporto è rappresentato dai 1.677 dollari. Il petrolio è sembrato slegarsi dal Cad in modo significativo, essendo rimasto costantemente sopra i 70 dollari al barile, con il Cad che invece sceso di oltre il 2.5%.
Vedremo cosa accadrà ma la sensazione è che dopo una salita del 50% nell’anno qualche storno importante si debba vedere.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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