La Fed, come ampiamente previsto, alza i tassi dello 0.50% portando i Fed Funds all’1%. E’ il più alto rialzo dei tassi dal 2000, ed è il secondo rialzo consecutivo.
Nello statement della Fed si legge che il mercato del lavoro resta brillante, così come gli altri aggregati macro, nonostante il rallentamento delle ultime settimane, dovuto alle difficoltà legate alle catene di approvvigionamento, che durano più del previsto. La Guerra in Ucraina causerà recessione in altri paesi, causando ricadute anche negli Stati Uniti. L’inflazione resta comunque troppo alta, e la Fed farà qualsiasi cosa per ridurla. Per tale ragione è pronta ad ulteriori rialzo di 50 basis point nelle prossime riunioni, e i tassi ufficiali arriveranno a livelli decisamente più normali. Il board ha poi annunciato la riduzione del bilancio, partendo da 47.5 miliardi dal primo giugno per arrivare a 95 miliardi di dollari mese dopo tre mesi. I futures sui tassi di interesse, dopo la decisione delle autorità monetarie, scontano un probabilità del 94% che i tassi raggiungano quota 2.75% entro fine anno.
Il mercato ha reagito vendendo dollari con l’Euro salito fino a 1.0620. A noi pare che la decisione della Fed sia inevitabilmente orientata al “rialziamo i tassi a qualunque costo, anche se la conseguenza sarà distruggere la domanda”, e la ragione ci pare ovvia, ovvero scaricare sui mercati il fatto di essere in ritardo rispetto alla curva dei tassi, e far scendere i prezzi delle materie prime. Ma forse, ed è qui il paradosso, i mercati si aspettavano un Powell maggiormente aggressivo sulle previsioni relative ai futuri rialzi del costo del denaro, tanto è vero che la reazione del biglietto verde è stata negativa. Bisogna però ricordare che erano settimane che il dollaro guadagnava terreno e una correzione, molto probabilmente si era resa necessaria e quindi ancora una volta il principio del buy dollars on rumors and sell on news ha avuto ragione.
In ogni caso la Fed, in base a quanto ci ha detto ieri, continuerà ad alzare il costo del denaro secondo le previsioni di tassi che arriveranno intorno al 2.5% a fine anno, anche a costo di provocare un rallentamento economico che sfiori la recessione negli Usa. La ragione è legata al fatto che l’unico modo per frenare l’inflazione ora, è ridurre drasticamente la domanda stessa. Reazioni importanti al rialzo di tutte le valute e un ribasso della divisa Usa che in termini percentuali è ancora ridotta perché parliamo di qualcosa che sfiori l’1.5%, niente di che.
I rendimenti dei titoli di Stato Usa sono scesi qualcosa, tornando al 2.94% dal 3% a cui erano arrivati, forse anch’essi per una correzione fisiologica, mentre l’azionario ha chiuso positivo, proprio in ragione del fatto che qualcuno forse si attendeva un rialzo superiore. A tendere l’inflazione dovrebbe iniziare a contrarsi, anche se probabilmente non nel breve termine.
Oggi, sul fronte macro, è il giorno della Boe, attesa ad un rialzo di 25 basis points, in un momento in cui la sterlina ha corretto qualcosa al rialzo dopo la profonda discesa delle scorse settimane. Tecnicamente, l’area di 1.2620 rappresenta la chiave per poter parlare di recupero duraturo e stabile, altrimenti saremo ancora sotto pressione con obiettivi in area 1.2200. Molto dipenderà dallo statement e da quel che ascolteremo dai vari rappresentanti della banca centrale inglese. Certo è che a nessuno piace la deprezzare il tasso di cambio, perché, come detto più volte, significa importare ulteriore inflazione, che rimane il dato macro da combattere in occidente.
L’EurUsd sale di più della sterlina, anche per effetto di un EurGbp che mantiene un tono rialzista e potrebbe andare a violare l’area di 0.8510 15 che rappresenta lo scoglio più importante di breve termine. Il mercato rimane dollaro centrico, anche se le correlazioni sono ballerine, per cui i cross restano molto volatili anche se tecnicamente più intriganti. GbpCad è su eccessi di medio lungo termine molto interessanti così come GbpAud e GbpNzd. Da segnalare anche EurAud ed EurNzd che restano vicino a livelli di eccesso ribassista che potrebbero anche mostrare divergenze rialziste. UsdJpy che + sceso sotto 130.00 e potrebbe anche attaccare il doppio minimo a 127.30, vero supporto di medio termine.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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