Ritorno sui mercati dopo una settimana di convalescenza per ragioni personali, e mi accorgo che il periodo appena trascorso ha mostrato probabilmente, almeno sui mercati valutari, le dinamiche più importanti dell’anno, con movimenti e price action che hanno ricordato molto il passato e quanto accadeva in concomitanza con svalutazioni più o meno controllate. Ci riferiamo in particolar modo ai movimenti di Euro, Sterlina, Jpy, tutti al collasso contro dollaro, in price action molto significative, e con la moneta unica che è stato il fulcro di tutti questi movimenti.
La dinamica con cui l’Euro si è approcciato alla parità e il suo successivo parziale sfondamento, poi rientrato, fanno pensare che, sotto sotto, qualcuno di importante, che ha cominciato a mettere dei bid c’è, eccome se c’è. Possono essere state prese di beneficio, questo è indubbio, ma non sarebbero sufficienti a dimostrare la volatilità emersa sui livelli sensibili. Per certi versi la price action ha ricordato quella del 2015 sul franco svizzero quando i prezzi si fermarono in area 1.2020 per alcune settimane per poi sfondare e non rivedere più quei livelli. La stessa cosa, almeno sulla prima parte, quella della tenuta del livello di 1.000, si è vista sulla moneta unica, con prezzi fermi per ore su quel livello e piccole correzioni da 10 15 20 pips, con il mercato che però poi tornava ad attaccare la parità. Ieri poi la parità è stata rotta, ma a differenza con quanto accaduto nel 2015, il prezzo da 0.9950 si è ripreso velocemente, con price action velocissima che ha dimostrato che qualcuno sotto quel livello era presente a difendere il tasso di cambio.
Dalla Bce ancora silenzio assoluto, e diciamolo, anche assordante, ma forse si potrebbe anche ipotizzare un intervento silente, di quelli che fanno male a chi specula contro, senza dichiarazioni roboanti, e per certi versi, un tale comportamento sui mercati, potrebbe anche essere meglio. Ma c’è un ma, che non possiamo dimenticare di ricordare. Non basta comprare, perché prima o poi ciò erode le riserve valutarie, e occorre fare qualcosa per ridare credibilità ad un euro che rischia di perderla. Occorrerebbe anche sostenerlo verbalmente e soprattutto non parlare sempre di frammentazione, che si è dimostrato deleterio con riferimento alla price action, dato che da quando se ne è accennato l’Euro è collassato. La ragione è legata all’ammissione implicita, che la struttura della moneta unica sia di per sé incompleta. Questo dovrebbe essere compreso tra le nostre autorità monetarie. E non è tanto il fatto che l’euro sia sceso sotto la parità a doverci preoccupare, anche se in questa occasione il deprezzamento non aiuta in condizioni dell’inflazione attuale, perché produce maggiore inflazione importata. (E inoltre, ricordiamolo, i cambi flessibili sono un mantra e devono restare tali, perché aggiustano gli squilibri di inflazione e di bilancia dei pagamenti. Non dimentichiamolo).
Ma è la perdita di credibilità il vero rischio. E purtroppo, forse per difetto di informazione o per altre ragioni che non conosciamo, negli ultimi mesi la BCE si è rivelata tale purtroppo, in ragione della mancata difesa verbale del tasso di cambio, oltre, come già ricordato, all’ammissione sulla frammentazione. Che poi si tratti di forza di dollaro, legata all’aggressività con cui la Fed sta approcciando il nodo dell’aumento dei prezzi, questo è altrettanto vero e va ricordato. Il delta tasso è e rimane il mantra del prossimo periodo fino ad autunno inoltrato, quando, secondo noi, anche i dati Usa cominceranno a mostrare delle crepe e qualcuno parlerà di recessione che oggi ancora non si intravede, specie dopo i dati sul mercato del lavoro. L’inflazione poi, uscita questa settimana sopra al 9%, ha fatto il resto.
Sterlina e Jpy hanno toccato nuovi minimi così come il dollar index ha toccato quota 109. Tecnicamente il dollaro ha ancora spazio con EurUsd che ha un mega supporto al livello di 0.9590 0.9600, ancora ben lontano, mentre il Cable trova supporti tra 1.1550 e 1.1600. UsdJpy che potrebbe anche teoricamente arrivare a 147.00. Attenzione però, siamo su livelli di estremo che non possono non invitare a correzioni anche significative.
Sul fronte rialzo dei tassi va segnalato quello della Bank of Canada, e della Rbnz, che hanno alzato rispettivamente dell’1 e dello 0.5 per cento portando i tassi entrambe al 2.5%. Il mercato prezza anche un prossimo rialzo della Fed anche dell’1% anche se qualche dubbio che sia 0.75% rimane. Staremo a vedere.
Sulle materie prime ci sono però dei segnali incoraggianti come il petrolio che, evidentemente scontando l’arrivo della recessione un po’ ovunque, è sceso prepotentemente e prezza intorno ai 93 dollari al barile sul Wti cash. Il periodo comunque resta estremamente interessante per l’operatività perché la volatilità è presente e il mercato è liquido a sufficienza. Ma l’autunno non è lontano e siamo certi che sarà caldo, molto caldo.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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