L’unica valuta appetibile, in questo momento sui mercati, pare proprio essere il biglietto verde. Questa è la sentenza che sembra uscire dalla seduta di ieri, nella quale abbiamo assistito ad una salita, persistente, e talvolta asfissiante, del dollaro nei confronti di tutte le valute concorrenti ad eccezione del UsdJpy.
La tensione sul mercato dei cambi è palpabile, c’è ben poco da dire, quasi che il tema dominante a livello globale fosse un risk off generalizzato che spingesse al ribasso tutti i cross dello Jpy, a cominciare da AudJpy, NzdJpy e CadJpy, in ragione di una avversione al rischio legata in parte alle situazioni geopolitiche, tra cui la Libia, ma anche l’Opec e la stabilizzazione del prezzo del petrolio dopo l’ennesimo embargo Usa contro l’Iran, che ora sembra il grande nemico contro cui scagliarsi. Ma in realtà, è sufficiente girare lo sguardo e guardare ai mercati azionari, che il panorama cambia radicalmente, e diventa un mondo fatto di persistenti profitti e di nuovi massimi, senza soluzione di continuità, che viene confermata anche dalla discesa dell’oro, che continua a premere al ribasso con i livelli a 1.266 per ora a fare da baluardo per evitarne una ulteriore caduta.
Una situazione quindi duplice, in cui le correlazioni intermarket sembrano non funzionare e questa pare la vera sorpresa di questa prima parte del 2019. Ci si deve chiedere, quindi, il perché di questa tensione sul mercato valutario, il perché gli investitori si stiano spostando sul biglietto verde, anche a livelli per certi versi abbastanza tirati, almeno sulle oceaniche e sul dollaro canadese, ma in fondo anche contro euro e sterlina. La ragione probabilmente, è da ricercare nella mancanza di alternative credibili ad un dollaro che offre rendimenti più alti, c’è ben poco da dire, perché il delta tasso ripaga i buyers e il fatto che le aspettative sui tassi sembrano ancora far pendere la bilancia da questa parte.
Sebbene i dati australiani e neozelandesi non evidenzino certo la presenza di una recessione, sono bastati due dati sull’inflazione in leggero calo a far scendere Aud e Nzd di quasi il 3 per cento nel giro di poche sedute, e così anche sul dollaro canadese, tornato a 1.3500, dati sufficienti a far pensare ad un prossimo taglio del costo del denaro da parte delle rispettive banche centrali.
Tecnicamente siamo in una fase di massimo momentum ribassista per queste valute, e ci attendiamo correzioni a breve, ma certamente il movimento pare avere ancora un po’ di spazio, almeno un 1%-2% prima di vedere una inversione. Lo dimostra anche il breakout evidente del Dollar Index che, dopo aver violato l’area di 97.25, sembra orientato ad accelerazioni anche fino a 98.80 99.00, quindi un altro 1.5% circa dai livelli attuali. È chiaro però che cominciamo ad intravedere livelli ed eccessi interessanti in questi movimenti, tali da far percepire come possibili movimenti contrari correttivi anche di una certa rilevanza.
Sarà interessante ascoltare Trump, che sappiamo essere sempre stato contro una eccessiva forza del dollaro, con critiche anche aspre nei confronti della Fed, impegnata a tenere la barra dritta anche se con meno certezze, almeno in questa fase, perché i dati sono sì in leggero rallentamento, ma neppure così marcato. Anche lo Jpy non è molto diverso dalle altre divise, nel senso che il dollaro spinge anche contro la valuta giapponese, nonostante, nelle ultime ore non crollasse come le altre, data la tensione latente che si percepiva sul mercato. Di fatto resta stabile con la possibilità di vedere anche dei rialzi contro dollaro se il risk off dovesse ancora essere presente sui suoi cross. La Boj ha lasciato invariati i tassi questa notte, ed è sempre pronta a rinnovare il Qqe, anche se a tenere stabile lo Jpy intervengono gli esportatori giapponesi, perennemente sull’ask a vendere dollari. Infine, l’Euro, che comincia a risentire delle aspettative negative che si hanno con riferimento alle prossime elezioni del Parlamento Europeo, che si terranno nel prossimo mese di maggio e che potrebbero causare un persistente quanto lento scivolamento della moneta unica anche sotto 1.1000.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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