22 Settembre, 2023
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    Mercati finanziariIl Dollaro forte continua a "spaventare" tutte le valute concorrenti

    Il Dollaro forte continua a “spaventare” tutte le valute concorrenti

    Mentre Trump continua nella sua politica aggressiva sui dazi verso chiunque ormai, il mercato continua nel suo progressivo aumento dell’avversione al rischio legato ai mercati valutari. La tensione sulle valute emergenti ha poi ricadute anche sul mercato delle majors, con il dollaro che resta forte e in pressione su tutte le valute concorrenti, e nulla sembra fermarne la corsa.

    I dati sui payrolls di venerdì poi hanno dimostrato che la politica del Presidente Americano continua a produrre gli effetti sperati e le promesse fatte in campagna elettorale, c’è poco da dire, e anche i suoi detrattori si sono arresi all’evidenza tantochè le polemiche sul suo conto sono evidentemente diminuite.
    Noi non siamo d’accordo con la politica dei dazi, che ci pare foriera e prodromomica alla futura recessione cui prima o poi andremo in conto, perchè diventa una sorta di tassa occulta verso il sistema dei commerci, e quindi non potrà che avere effetti perversi, ma è altrettanto vero che per ora, tutto ciò colpisce tutti meno che gli Usa, che vivono una fase di crescita sostenuta in assenza di rallentamenti strutturali, al di là di qualche dato uscito nelle ultime settimane, che ha mostrato una leggera flessione, peraltro poco marcata.

    Il movimento naturale dei cambi flessibili è quindi quello di vedere un dollaro, valuta ad alto tasso ormai rispetto alle altre, che preme per rivalutare nei confronti di tutte le valute concorrenti, proprio perchè da un punto di vista macro, solo un rafforzamento del biglietto verde permetterà un riallineamento dei differenziali di inflazione e delle bilance dei pagamenti e quindi un recupero della congiuntura dei paesi concorrenti.
    Il problema sorgerà, a nostro avviso, nel momento in cui, alla rivalutazione del biglietto verde, si affiancherà anche, un ribasso dei mercati azionari Usa, ancora molto forti e vicini ai massimi storici, perchè a quel punto gli effetti sull’economia a stelle e strisce si faranno sentire, soprattutto nel caso di discesa dei profitti aziendali.
    Ricordiamoci che la bilancia commerciale Usa è in passivo di 50 miliardi di dollari mese, e Trump, una volta insediatosi, aveva rimarcato la necessità di riportarla in positivo, indebolendo il dollaro. Questo è l’unico campo in cui per ora, ha fallito. Accorgendosi in fatto di non riuscire ad indebolirlo verbalmente, ha cercato di introdurre i dazi, che se unilaterali, avrebbero effetto analogo ad un deprezzamento valutario, ma non riuscendovi, in quanto anche gli Usa sono sottoposti alla ritorsione commerciale degli altri paesi, ha lanciato qualche frecciatina alla Fed, colpevole, secondo il Presidente, di alimentare la forza del dollaro attraverso una eccessiva politica restrittiva.

    Insomma per ora, il dollaro mantiene il suo “pace” di rialzo che si manifesta in special modo sulla lira turca, e sul rand sudafricano, ma anche su Nzd, Aud e Cad, ovvero le valute legate alle materie prime, che soffrono il rallentamento della Cina e l’applicazione dei dazi nei suoi confronti.

    Tra le majors, dobbiamo segnalare la tenuta, almeno per ora, della sterlina, dopo le ultime dichiarazioni a favore di un allentamento della tensione tra Uk e Ue, anche se per ora non è stato raggiunto alcun accordo. Il cable per ora ha tenuto i supporti a 1.2780 00, mentre l’EurGbp è sceso un centinaio di pips dai massimi relativi dell’anno. Niente di che, ma quanto basta per far pensare ad un consolidamento.
    EurUsd invece tiene, e pare quello che meglio sta affrontando la forza del biglietto verde, tanto che i cross soprattutto contro oceanici, sono sui massimi degli ultimi anni e bisogna tornare al 2015 per vedere livelli superiori.

    Infine uno sguardo alle elezioni in Svezia che vedono il partito di estrema destra salire intorno al 18%, quanto basta per rendere il paese difficilmente governabile, dato che i socialdemocratici mantengono il 25%. Probabile che si cercherà di costruire una coalizione tra questi ultimi e il partito di centrodestra, escludendo così l’estrema destra dalla formazione del governo. Per ora la corona svedese, che aveva perso terreno prima delle elezioni sui timori di una ondata populista, ha recuperato dai livelli di 10.70, massimi delle ultime sedute, a 10.45, circa un 3%. Nel medio i target di 12.00 sono ancora possibili. Buona settimana e buon trading.

    Saverio Berlinzani per ActivTrades.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 20 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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