Il vertice dell’Apec (Cooperazione economica sia-Pacifico), centrato sulle politiche tariffarie e sulla competizione tra le sfere di influenza del Pacifico tra Stati Uniti e Cina, si è chiuso a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, senza alcun accordo tra i 21 paesi membri. Di fatto la Cina si è rifiutata di firmare la proposta americana. Tornano di fatto quindi le tensioni tra i due giganti, relativamente ai dazi. Il Vicepresidente Usa si è detto rammaricato ma pronto a raddoppiare le tariffe sui beni cinesi, mentre il Presidente Cinese Xi Jinping ha ribadito che i paesi che abbracciano il protezionismo, saranno destinati al fallimento. Le tensioni quindi tornano prepotentemente sul mercato e il dollaro ne beneficia immediatamente, anche contro Remimby o Yuan, tornando in area 6.9400.
Appare chiaro a tutti che per evitare la mannaia dei dazi, si deve venire a patto con gli Usa, che per troppi anni, hanno, diciamo, tirano la carretta finanziando le esportazioni altrui, e che ora chiedono, anche correttamente, reciprocità. Le eventuali ritorsioni non faranno che peggiorare una situazione che appare in bilico e che non sembra andare ad agevolare la ripresa globale, che onestamente, appare in rallentamento.
I principali tassi di cambio, hanno aperto con un dollaro in recupero, dopo che la settimana precedente si era invece chiusa con un biglietto verde ampiamente sotto pressione contro le principali valute concorrenti. Le oceaniche, Aud e Nzd, parevano in decisa ripresa, nel medio termine, ma ovviamente subiscono una frenata dagli eventi in atto. Da un punto di vista macro, però, i dati evidenziano una ripresa della congiuntura, specie in Nuova Zelanda, dove i dati sul Pmi, in controtendenza a quando avviene nel resto del mondo, stanno salendo nuovamente. Anche stanotte sono usciti i pm dei servizi, usciti a 55.4 contro un dato precedente di 53.9.
NzdUsd ha fatto un recupero straordinario nelle ultime settimane e ora potrebbe consolidare in attesa di una nuova ripartenza verso un recupero ancora più significativo. Aud è in ritardo rispetto al kiwi e necessita di una fase di ulteriore ripresa per poter cambiare lo scenario di medio termine, essendo di fatto ancora in un trend ribassista che però potrebbe invertire.
Per quel che riguarda l’Euro, anch’esso ha solo iniziato una prima correzione e per invertire il trend deve rompere livelli posti in area 1,1500 con conferma di 1,1520, che sarebbero i primi obiettivi significativi che consentano di parlare di inversione. Per ora il delta tasso tra euro e dollaro, continua a penalizzare la moneta unica e anche se il mercato vive di aspettative, che sembrano cambiare, specie dopo le ultime dichiarazione dei rappresentanti della Fed, che sembrano più scettici di fronte ad un continuo e persistente rialzo dei tassi, la pressione esercitata dai tassi mantiene il dollaro decisamente performante.
Anche il dollar index sembra aver trovato una base di breve termine, e anche se la settimana scorsa i prezzi avevano chiuso con una shooting star interessante su base weekly, segno di una possibile inversione ribassista di medio, bisogna che i prezzi trovino confermo con la rottura dei supporti chiave, posti in area 95.60 70, per poter confermare tale movimento.
Tornando poi alla sterlina, segnaliamo il fatto che l’estenuante tira e molla delle trattative, e, in aggiunta, la ingarbugliata situazione politico istituzionale inglese, non consentono di fare previsioni certe su quanto accadrà. Certamente, il rischio che i parlamentari conservatori che contestano la May di aver raggiunto un accordo troppo blando, votino no all’accordo consegnando il paese a nuove elezioni e quindi all’eventualità di un nuovo referendum, non è del tutto da escludere e per questa ragione forse, proprio a loro converrà tapparsi il naso e votare a favore dell’accordo stesso. Ma per molti, bisogna dirlo, è ancora meglio un no deal, rispetto ad un bad deal. Vedremo quel che succederà, intanto la sterlina, resta abbondantemente sotto pressione con il cable vicino a 1,2800 ed EurGbp nuovamente a ridosso di 0,8900.
Jpy invece stabile, nonostante il recupero degli ultimi giorni che pare esclusivamente legato alle correzioni ribassiste del dollaro più che alla forza propria dello Jpy che vive un periodo di stanca anche dopo i dati sul pil decisamente negativi. Siamo sempre, per quel che riguarda il UsdJpy, in un trend positivo, ma ad oggi il mercato ha fatto un massimo inferiore a 114.22 rispetto al 114.54 del massimo precedente, segno anche di una possibile inversione di medio, se questo livello non verrà violato.
Insomma la partita è ancora aperta, e anche se non ci aspettiamo scossoni, in quanto ormai a fine anno, “chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto”, qualche colpo di coda, possiamo ancora aspettarcelo.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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