La guerra tra il dollaro e le altre valute non si placa. In un mercato in cui, grazie ai tassi a zero, si sono annullate le differenze tra le diverse correlazioni da noi costruite, ovvero quella classica e quella definita atipica, la battaglia è ormai esclusivamente tra dollaro e le altre valute per cui la correlazione classica la sta facendo da padrona anche in un periodo di forte risk off, che di solito invece dovrebbe veder emergere quella atipica con movimenti differenti tra le diverse coppie di valute a seconda di quale sia la divisa rifugio. E invece, la divisa rifugio che comanda è il biglietto verde, anche al di sopra dello Jpy ed è questa la più grande novità, nel nostro mercato, di questa crisi. Il UsdJpy in questa crisi non è crollato, anzi. Dai massimi di fine febbraio a 112.20 ha tentato di rompere 100.00 il 10 marzo ma è stato stoppato dalla Boj, e da quel momento siamo tornati a 111.00, per poi consolidare e ora correggere in area 107.80.
Lo abbiamo detto più volte, questa crisi, che ora è esplosa anche in America, dove la pandemia ha prodotto in due settimane quasi tre volte i numeri cinesi (sempre che questi ultimi fossero veri), sta causando un lockdown che produce danni economici incalcolabili con già oltre 6.6 milioni di lavoratori statunitensi che richiedono il sussidio di disoccupazione, previsioni catastrofiche sul Pil (si parla di un -30%) e timori di una crisi sociale significativa. E tutto ciò, paradossalmente, produce richiesta di dollari, soddisfatte dalla Fed attraverso la concessione di prestiti attraverso gli swap in valuta per evitare una uscita disordinata dal mercato dei treasuries. Ma è questa fame di dollari che denota come il mondo, non sia stato, ad oggi, in grado di fornire una risposta adeguata e una valuta che fosse in grado di prendere il posto del biglietto verde. L’Euro sta nuovamente mollando la presa, dopo qualche giorno di correzione, e potrebbe nuovamente tornare sui minimi posti in area di 1.0650, mentre la Sterlina tiene decisamente meglio gli ultimi guadagni e dai massimi è scesa solo 100 punti dopo una risalita di 1.000 pips in poche sedute. Effetto di ciò l’EurGbp si è fatta quasi il 9% di discesa in una decina di giorni lavorativi, scendendo a 0.8760. Non più tardi di dieci giorni orsono era a 0.9500. Aud e Nzd cercano disperatamente di tenere si supporti posti a 0.6020 e 0.5890 e per ora ci stanno provando, ma non è facile sopportare la pressione del biglietto verde, nonostante il fatto che da un punto di vista macro Australia e Nuova Zelanda, stiano risentendo molto relativamente della pandemia in atto, e, in aggiunta, considerando che la Cina ha ripreso, anche se lentamente, a produrre e il rapporto privilegiato tra i due paesi oceanici e il gigante asiatico, dovrebbe, a rigor di logica, rendere molto appetibili le due valute oceaniche.
Ma per ora, gli investitori non fanno ragionamenti tanto selettivi e sofisticati nelle loro scelte di investimento, e si accontentano di seguire il flusso pro-dollaro quando il risk off aumenta e venderlo quando diminuisce. Intanto ieri, abbiamo assistito al terremoto sul petrolio, con le dichiarazioni di Trump che hanno generato una risalita dai livelli di 20 dollari dei giorni scorsi fino quasi a 27.50 in poche ore. Trump ha dichiarato che Russia e Arabia Saudita sarebbero vicino ad un taglio di 10-15 milioni di barili al giorno, poi peraltro notizia smentita dal Cremlino, ma ciò è bastato per vedere il rialzo sopraccitato. Ricordiamo che la produzione globale di petrolio si attesta circa sui 100 milioni di barili al giorno e si stima che la pandemia sia causa di una riduzione di circa 30-35 milioni di barili. Di conseguenza, la decisione di tagliare la produzione di circa 10-15 milioni di barili parrebbe comunque insufficiente a ripristinare la perdita della domanda, e peraltro, sarebbe, secondo quanto dichiarato da Trump, da imputare solo al taglio di Russia e Arabia Saudita, senza il sostegno degli altri paesi Opec, che quindi godrebbero di un importante vantaggio competitivo che non crediamo che Russi e Sauditi possano accettare facilmente. In ogni caso il petrolio ora si è attestato sui 24 dollari e il timore che la smentita di questa notizia, possa innescare nuove ondate di vendite, anche significative, non è da escludere.
Oggi è venerdì ed è giornata di payrolls Usa, che sono attesi ovviamente negativi, anche se in misura ridotta (attese a -150k) a vedere le previsioni e se pensiamo alla dimensione dei sussidi di disoccupazione usciti ieri. Gli Usa, è quasi certo, entreranno in recessione, ma per ora sia l’equity che il dollaro mantengono un tono comunque sorprendente rispetto ai possibili dati macro in uscita. Vedremo se questo dipende dal fatto che ci si aspetta una ripresa altrettanto vigorosa quando la pandemia raggiungerà il picco, oppure se i venditori stanno aspettano il momento giusto per buttarsi dentro e cavalcare la prossima discesa dei mercati.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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