Buona parte delle materie prime, specie le colture, presenta una caratteristica importante utile a individuare con sufficiente anticipo le dinamiche di domanda e offerta sui mercati. Si chiama stagionalità. Proprio questa caratteristica differenzia il trading sulle materie prime da qualsiasi altro prodotto finanziario. Una buona strategia di trading non può tuttavia essere limitata alla verifica dei parametri stagionali, ma deve prevedere una serie di valutazioni che va sotto il nome di analisi tecnica.
Da segnalare il fatto che la stagionalità può venire a mancare in determinati periodi, per molteplici fattori. In tale contesto, che nel corso degli anni si è manifestato ciclicamente, l’operazione può presentare un andamento contro stagionale. La strategia di trading adottata deve essere in grado di gestire tali aspetti, riuscendo ad adattarsi alla realtà dei mercati e adeguando di conseguenza il rischio di esposizione.
Fare trading sulle materie prime permettete di speculare sul grano, sul mais, sulla soia, ecc.. Ma davvero la speculazione dei mercati finanziari può danneggiare gli operatori dei mercati delle materie prime e acuire il problema della fame nel mondo? Quali sono i dati oggettivi, e quali i luoghi comuni? Vediamo di chiarire le cose, partendo da una prima considerazione.
Per molti decenni, dal dopoguerra in poi, grazie a una politica di sviluppo evidentemente efficace, i prezzi delle materie prime di tipo alimentare sono progressivamente diminuiti sui mercati globali. La tendenza è però mutata con l’inizio del nuovo millennio.
Stando alle organizzazioni che si occupano di combattere la fame nel mondo, la causa principale di questo incremento dei prezzi sarebbe da attribuire alla speculazione finanziaria.
Ciò è solo parzialmente vero. Intanto, vi sono parecchie ragioni che hanno contribuito al rialzo dei prezzi, e che non hanno nulla a che vedere con la speculazione finanziaria:
- La crescente domanda da parte di Paesi in via di sviluppo. Si pensi alla Cina, al Brasile, all’india, che hanno drasticamente aumentato le importazioni di materie prime nel corso degli ultimi anni;
- La progressiva riduzione delle superfici adibite a semina, cereali in testa, superfici spesso convertite a colture più remunerative. Un esempio classico di tale aspetto è quello dei cosiddetti biocarburanti, che hanno progressivamente sottratto migliaia di ettari di terreno alle colture destinate all’alimentazione umana e animale;
- Le mutazioni climatiche, che hanno contribuito non poco a ridurre la produzione da coltura. Alluvioni, uragani, siccità si sono verificati con sempre maggior frequenza negli ultimi anni, andando a penalizzare ulteriormente l’offerta;
- L’incremento demografico mondiale. Se nel 1950 sul pianeta erano presenti 2,5 miliardi di individui, a gennaio 2017 il numero è passato a 7,5 miliardi, tre volte tanto. Secondo recenti stime dell’ONU, la popolazione mondiale raggiungerà 8,5 miliardi nel 2030 e 11,2 miliardi nel 2100.
Quindi la speculazione finanziaria non ha alcuna responsabilità, circa l’incremento dei prezzi delle materie prime? Quali sono le tue opinioni? Lascia un commento qui sotto.