In questi giorni, si sente molto parlare di una possibile bolla finanziaria nel mercato azionario. Molti esperti e analisti finanziari stanno esprimendo preoccupazione per le valutazioni elevate di alcune aziende, soprattutto quelle legate al mondo dell’intelligenza artificiale. Ma è davvero così? Siamo davvero sull’orlo di un crollo del mercato azionario? Analizziamo la situazione.
Il mito della bolla finanziaria
Prima di tutto, è importante sottolineare che il pessimismo non paga mai nel mercato azionario. Se le cose vanno bene, non guadagni nulla. Se le cose vanno male, perdi. Quindi, anche se ci sono alcuni parametri che possono farci accendere una lampadina, non dobbiamo lasciarci trasportare da scenari di pessimismo.
Ad esempio, prendiamo il rapporto prezzo/utili (P/E), un parametro che ha un certo significato in alcuni periodi storici e un altro in altri. In passato, quando negli indici azionari avevamo solo aziende stabili con utili più o meno costanti nel tempo, questo parametro aveva un certo significato. Ma oggi, con aziende come Amazon che hanno un rapporto P/E apparentemente nelle centinaia perché gli utili di Amazon sono estremamente bassi, il rapporto P/E perde di significato. Questo perché Amazon ha deciso come politica aziendale di non distribuire profitti ma di reinvestire sempre tutto.
Analisi del mercato attuale
Al 30 giugno 2023, l’indice S&P 500 ha un rapporto P/E leggermente superiore alla media, intorno a 31, con una capitalizzazione di mercato di circa 36 trilioni di dollari. C’è anche un altro indice, il Fear and Greed Index, che indica quando il mercato è preso dalla avidità, il che significa che tutti stanno investendo e quindi non c’è denaro che possa entrare nel mercato e far salire ulteriormente i prezzi. Attualmente, questo indice indica il massimo livello di avidità.
Tuttavia, non dobbiamo basare le nostre decisioni di investimento solo su questi indici. Se fosse così semplice, saremmo tutti milionari. Quello che dobbiamo fare è andare a vedere i singoli componenti dell’S&P 500 e capire come sono valutati rispetto al loro valore reale.
Analisi delle singole componenti dell’indice S&P 500
Nell’S&P 500, le prime 10 aziende rappresentano circa il 35% dell’indice, mentre le altre 490 aziende rappresentano il 65%. Ho calcolato il rapporto P/E solo delle prime 10 aziende e risulta essere di circa 85. Questo significa che tutte le altre 490 aziende hanno un rapporto P/E molto basso.
Tra le prime 10 aziende, secondo la mia analisi, Apple, Microsoft e Amazon sono forse leggermente sopravvalutate e potrebbero facilmente perdere fino al 10% del loro valore. Alphabet ha un valore che ritengo appropriato, mentre Tesla, secondo me, potrebbe facilmente perdere metà del suo valore.
Conclusione
In conclusione, sì, ci sono alcune aziende che sono molto sopravvalutate in questa fase, ma sono molto poche. Se anche l’indice S&P 500 perdesse il 4%, non sarebbe uno scandalo. Quindi, non chiamiamo “bolla” quello che non è una bolla. Ci sono alcune aziende che sono un po’ sopravvalutate, sì, ma nel complesso, dai numeri che ho analizzato, penso che la situazione sia abbastanza ragionevole.
Ricordate, Amazon è un esempio classico di perché non possiamo confrontare oggi con quello che era ieri. Amazon ha un rapporto P/E molto alto perché ha deciso di non voler avere profitti e di reinvestire sempre tutto quello che guadagna. Questo li porta ad avere un rapporto P/E basso, ma se decidessero di smettere di fare questi investimenti, vedremmo i loro utili salire alle stelle e il rapporto P/E scendere a valori molto più bassi.
Quindi, non lasciatevi spaventare dai titoli sensazionalistici e dai discorsi di bolla finanziaria. Fate la vostra ricerca, analizzate i numeri e prendete decisioni di investimento informate. E ricordate, investire nel mercato azionario è un gioco a lungo termine. Non lasciatevi influenzare troppo dalle fluttuazioni a breve termine.
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