3 Ottobre, 2025
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    Analisi dei mercatiLa guerra potrebbe scatenare una tempesta sull'economica globale

    La guerra potrebbe scatenare una tempesta sull’economica globale

    Il conflitto Russia-Ucraina potrebbe avere importanti conseguenze economiche cui l’entità rimane per ora imprevedibile. L’Europa sarà la prima ad essere colpita, in parte a causa della sua maggiore dipendenza dall’energia russa ma anche della sua vicinanza geografica ad una guerra che si sta combattendo alle sue porte.

    La guerra in Ucraina arriva in un momento delicato per l’economia mondiale che stava appena iniziando a riprendersi dalla pandemia. Potrebbero esserci conseguenze economiche di vasta portata: crollo dei mercati finanziari e picco del prezzo del petrolio. Come ai tempi della guerra dello Yom Kippur del 1973 che provocò una crisi petrolifera tale da scuotere l’economia mondiale dalle fondamenta segnando la fine del boom economico.

    Secondo il Professor Steve Schifferes, esperto di politica economica internazionale alla City University of London, l’economia mondiale di oggi è molto più grande di allora ma, negli ultimi decenni, è cresciuta molto più lentamente e la pandemia le ha inferto un duro colpo, con governi costretti a spendere grandi somme di denaro per salvare le loro economie.

    Le prospettive economiche ne escono indebolite

    In causa: l’aumento dei costi dell’energia e l’interruzione delle catene di approvvigionamento – fattori in peggioramento dalla crisi ucraina.

    La Russia è il più grande fornitore di gas e petrolio dell’UE e costi energetici più alti significano trasporti più costosi. Ma forse il più grande rischio per l’economia mondiale è che una crisi prolungata porti con sé la stagflazione: elevata inflazione, crescita nulla. Proprio come all’indomani della crisi petrolifera del 1973.

    Un aumento del costo della vita?

    Un’inflazione in costante rialzo non farà che aumentare il costo della vita per i consumatori. Si tratta di un problema anche per le banche centrali. La maggior parte di loro sta ora pianificando di ritirare gradualmente il denaro iniettato durante la pandemia per sostenere le economie e, al tempo stesso, alzare gradualmente i tassi di interesse per frenare l’inflazione. Non servirà.

    Lo sappiamo proprio perché è già successo. Durante la crisi degli anni ’70, la Federal Reserve aveva alzato i tassi d’interesse al 10% nel 1978, causando una profonda recessione. L’anno seguente, i tassi d’interesse della Bank of England raggiunsero il 17%, precipitando il declino economico.

    Le speranze che le pressioni inflazionistiche si allentino entro la metà del 2022 sono ottimistiche. La Russia e l’Ucraina sono tra i più grandi esportatori di grano al mondo e molti paesi, soprattutto in Europa, dipendono dal petrolio e dal gas russo. I prezzi dell’energia e del cibo potrebbero aumentare. E con l’inflazione, potrebbero esserci rivendicazioni salariali tali da innescare una spirale prezzi-salari-prezzi, dove a stipendi più alti per compensare l’aumento del costo della vita, corrisponderebbe un aumento dei prezzi da parte delle aziende per pagare gli aumenti salariali.

    Inflazione significa anche che la spesa pubblica potrebbe diminuire, riducendo i servizi e comprimendo i compensi nella pubblica amministrazione. Dal canto loro, le aziende potrebbero scegliere di licenziare, facendo aumentare la disoccupazione.

    Cosa succederà al mercato azionario?

    Mentre le banche centrali hanno pompato enormi quantità di denaro nei mercati finanziari per tentare di stabilizzare un’economia debole, i mercati azionari, nell’ultimo decennio, sono saliti in media di quasi il 10% ogni anno.

    Le azioni avevano già iniziato a scendere a inizio 2022 e, con la guerra, sono scese ulteriormente. Con la stagflazione, le banche centrali dovranno ridurre il loro sostegno all’economia: un’economia che rallenta colpirebbe i profitti delle aziende e deprimerebbe ulteriormente i prezzi delle azioni, anche se i titoli energetici, quelli, salirebbero. Gli investimenti e la fiducia potrebbero risentirne, portando a una limitata creazione di nuovi posti di lavoro.

    Per molte persone che possiedono azioni o altri beni, l’aumento dei prezzi spesso porta a un “effetto ricchezza” dove si spende e s’investe più volentieri, specialmente in oggetti di valore. Ma mercati più deboli influenzerebbero la crescita economica, così come i piani pensionistici.

    L’Europa sarà probabilmente la prima ad essere colpita dalla tempesta economica, in parte a causa della sua maggiore dipendenza dalle forniture energetiche russe, ma anche a causa della sua vicinanza geografica ad una guerra che si sta combattendo alle sue porte. Negli USA, qualsiasi difficoltà economica potrebbe indebolire l’amministrazione Biden e esacerbare la tendenza all’isolazionismo e all’America First.

    Nel frattempo, un’alleanza tra Russia e Cina potrebbe rafforzarle economicamente e militarmente, scavalcando l’effetto delle sanzioni.

    Commento del Professor Steve Schifferes, esperto di politica economica internazionale alla City University of London.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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