
Durante un intervento all’Economic Club di Miami, Christopher Waller, membro del Board della Fed, ha lasciato intendere che il tempo dei tagli è arrivato. Il messaggio è stato chiaro: la priorità non è più l’inflazione, ma il rischio crescente di un indebolimento del mercato del lavoro.
Secondo Waller, i dati sull’occupazione stanno mostrando segnali allarmanti. Le revisioni degli ultimi tre mesi indicano una creazione di posti di lavoro molto più debole del previsto, al punto da sospettare che il saldo occupazionale possa essere stato addirittura negativo.
La Fed teme che questo trend possa accelerare bruscamente, lasciando l’economia americana senza difese se si dovesse attendere ancora. Per questo motivo, si valuta un primo taglio da 25 punti base a settembre, con la possibilità di un ciclo più aggressivo composto da altri 4 o 5 interventi.
Perché la Fed cambia direzione
La decisione della Federal Reserve di prepararsi a una serie di tagli ai tassi nasce da un mutamento significativo nel quadro economico americano. Per mesi la priorità assoluta è stata il contenimento dell’inflazione, che aveva raggiunto livelli storicamente elevati nel 2022. Con il rallentamento della crescita dei prezzi e il ritorno vicino all’obiettivo del 2%, l’attenzione si sposta ora sul fronte opposto: il mercato del lavoro.
I dati più recenti evidenziano una creazione di posti di lavoro debole e una tendenza negativa nelle revisioni statistiche. Questo significa che l’economia americana potrebbe non solo rallentare, ma già trovarsi in una fase di contrazione occupazionale mascherata da dati incompleti. Christopher Waller, membro del Board della Fed, ha dichiarato che, tenendo conto delle revisioni attese, il saldo netto dei posti di lavoro negli ultimi mesi potrebbe essere stato negativo.
Oltre al lavoro, anche la crescita economica complessiva si mostra fragile. Il PIL del primo semestre 2025 ha registrato un incremento medio dell’1,5%, un ritmo insufficiente per un’economia che dovrebbe crescere ben oltre il 2% per mantenere stabilità occupazionale. Con i consumi interni sotto pressione, gli investimenti aziendali in rallentamento e l’incertezza legata a dazi e nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, la Fed teme un brusco deterioramento della congiuntura.
Per queste ragioni, la banca centrale vuole agire preventivamente: ridurre i tassi per riportare la politica monetaria verso un livello “neutrale” (intorno al 3%), in grado di sostenere l’economia senza riaccendere eccessive pressioni inflattive.
La politica monetaria “neutrale” e il nuovo obiettivo
Waller ha sottolineato che l’obiettivo della Fed non è tagliare i tassi senza criterio, ma portarli verso un livello considerato “neutrale”, stimato attorno al 3%.
Oggi la politica monetaria rimane troppo restrittiva e, se mantenuta a lungo, rischia di trascinare l’economia in recessione. Con l’inflazione ormai ritenuta sotto controllo, la priorità diventa evitare un collasso occupazionale che potrebbe materializzarsi in tempi molto rapidi.
Le conseguenze per i mercati
Il mercato finanziario reagisce sempre in modo diretto alle decisioni della Federal Reserve, e un ciclo di tagli multipli rappresenta una delle politiche più incisive che possano essere adottate.
Per il mercato azionario, i tassi più bassi significano due cose: un costo del capitale inferiore per le aziende e valutazioni più attraenti per gli investitori. Questo scenario tende a favorire i settori growth come tecnologia e comunicazioni, che basano la loro crescita su finanziamenti e investimenti a lungo termine. Non a caso, Nasdaq e S&P 500 sono gli indici che più beneficiano di un orientamento monetario accomodante.
Sul fronte obbligazionario, i rendimenti attesi sui Treasury e sui corporate bond tendono a diminuire, spingendo gli investitori a cercare rendimento in asset più rischiosi. Questo meccanismo può alimentare nuovi flussi verso le azioni, ma anche creare squilibri se la crescita economica non dovesse ripartire.
Il mercato immobiliare potrebbe vivere una fase di rilancio. Con i mutui meno costosi, famiglie e investitori tornerebbero ad acquistare immobili, sostenendo i prezzi delle case e la redditività dei REIT. Tuttavia, resta il rischio che il miglioramento sia solo temporaneo se la disoccupazione dovesse aumentare in modo sostanziale.
Anche il dollaro è destinato a risentirne. Tagliando i tassi, la Fed riduce l’attrattiva degli asset in valuta americana, favorendo un indebolimento del biglietto verde. Questo aspetto è positivo per le esportazioni, ma aumenta i costi delle importazioni e spinge al rialzo i prezzi delle materie prime come petrolio e oro, che tendono a muoversi in senso opposto alla valuta statunitense.
Quali rischi restano sul tavolo
Nonostante il cambio di rotta, ci sono variabili da monitorare attentamente:
- Dazi e politica commerciale: definiti da Waller come una vera e propria “tassa”, rischiano di pesare su consumatori e imprese senza generare inflazione duratura, ma comprimendo redditi e margini.
- Intelligenza artificiale e investimenti aziendali: l’incertezza sulle prospettive tecnologiche potrebbe frenare gli investimenti, aggravando il quadro occupazionale.
- Revisione dei dati sull’occupazione: i prossimi aggiornamenti statistici, attesi a settembre, potrebbero confermare un peggioramento più grave di quanto stimato oggi.
Considerazioni per gli investitori
Per gli investitori, il nuovo ciclo di politica monetaria rappresenta una fase di opportunità e rischio allo stesso tempo.
Chi opera sui mercati azionari deve considerare che i tassi in calo potrebbero sostenere i listini nel breve periodo, spingendo al rialzo titoli tecnologici e società ad alta crescita. Tuttavia, la ragione di fondo per cui la Fed sta agendo — il rischio di una contrazione economica — non deve essere sottovalutata. Storicamente, i tagli ai tassi hanno preceduto sia fasi di espansione che periodi recessivi.
Un approccio prudente potrebbe essere quello di bilanciare il portafoglio tra titoli ciclici e difensivi, dando spazio a settori capaci di resistere a un rallentamento, come healthcare, utilities e beni di prima necessità. Per chi investe a lungo termine, i settori legati all’innovazione e all’intelligenza artificiale restano un pilastro interessante, soprattutto in un contesto di finanziamenti meno onerosi.
Anche l’oro e le materie prime tornano ad assumere un ruolo chiave come asset rifugio, soprattutto se il dollaro dovesse indebolirsi. Per gli investitori immobiliari, i prossimi mesi potrebbero rappresentare una finestra favorevole per valutare acquisti, approfittando di tassi più bassi e prima che eventuali pressioni recessive frenino la domanda.
La vera sfida sarà distinguere tra un mercato che beneficia di liquidità e uno che mostra segnali di deterioramento strutturale. Gli investitori dovranno quindi affiancare alle strategie di crescita una solida gestione del rischio, con diversificazione geografica e attenzione alla qualità degli asset in portafoglio.
Resta Aggiornato sulle Nostre Notizie
Se hai trovato utile questo articolo, condividilo sui tuoi social e scopri di più con Doveinvestire su Google News, Facebook, Twitter. Lascia anche il tuo commento per raccontarci opinioni ed esperienze: il tuo contributo è prezioso.
Per ricevere ogni aggiornamento in tempo reale, attiva le notifiche dal pulsante Segui o unisciti al nostro canale Telegram di Dove Investire
Perché Scegliere Dove Investire?
Con le nostre analisi puntuali e approfondite, ti guidiamo attraverso il mondo degli investimenti, offrendoti ogni giorno spunti concreti su tendenze e opportunità. Il nostro obiettivo? Farti investire con consapevolezza, grazie a informazioni accurate e strategie mirate al tuo portafoglio.
Dove Investire: il tuo alleato per esplorare il mondo degli investimenti e comprendere le sue regole in modo chiaro e affidabile.






















