3 Ottobre, 2025
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    Analisi dei mercatiLa crisi del Gas e provvedimenti che rischiano di rappresentare un temporaneo...

    La crisi del Gas e provvedimenti che rischiano di rappresentare un temporaneo palliativo

    I molteplici interventi previsti per ridurre il costo delle bollette rischiano di trasformarsi in un temporaneo palliativo se questioni più grandi ed annose non vengono risolte, a livello europeo e italiano. L’aver immaginato uno specifico intervento per implementare risorse come quello relativo alla liquidità generata dagli extraprofitti che i produttori di energia ricavano da fonti rinnovabili, oppure la cartolarizzazione degli oneri di sistema, emissioni di obbligazioni garantite dallo Stato per circa 3 miliardi di euro, utilizzo dei proventi delle aste per la CO2, rappresentano certamente dei provvedimenti che mirano alla riduzione dei costi record che famiglie ed imprese devono affrontare ma, allo stesso tempo, il rischio è quello di dover nuovamente combattere contro i rincari anche nei prossimi anni, se chiaramente dovessero palesarsi le stesse situazioni di questi ultimi mesi (livelli di stoccaggio in Europa, contesti legati al clima ed eventuale necessità di aumento della domanda, situazioni geopolitiche, relazioni internazionali, Nord Stream2, Russia, minacce di sospensione degli approvvigionamenti attraverso il gasdotto Yamal-Europe, tensioni con la Bielorussia ecc ecc…).

    Interessi sul conto

    In Italia sono stati estratti circa 3 miliardi di metri cubi di gas pari a meno del 19% rispetto allo scorso anno. Se consideriamo che il consumo in Italia di gas è stato pari a più di 70 miliardi di metri cubi, capiamo bene che parte dei nodi sono giunti al pettine anche per tale aspetto. Secondo l’UNMIG le riserve di gas nel nostro Paese sono pari a 45,8 miliardi di metri cubi. L’aumento delle bollette per il primo trimestre dell’anno è stato calcolato a doppia cifra, parliamo del 55 % per la luce e del 41% per quel che riguarda il gas. Per le famiglie italiane si parla di aumenti pari ad 800 euro su luce e 1500 euro all’anno per il gas, senza dimenticare i forti contraccolpi sulle imprese. Si è inoltre alimentato un dibattito che ha generato spaccature rispetto alla proposta dell’Unione Europea di introdurre all’interno della tassonomia green anche il gas naturale ed il nucleare. Bisogna anche dire che le bollette degli italiani rischiava di essere ancora più salato se ad esempio non avessimo avuto il metanodotto che trasporta il gas dall’Azerbaigian alla Grecia, il famoso TAP che arriva in Puglia che ha contribuito a calmierare i prezzi per circa il 10%. L’Italia gode di rilevanti riserve di gas. Bisognerebbe, così come ha proposto il Ministro Cingolani, aumentare le estrazioni dagli attuali 4 miliardi di metri cubi all’anno ad 8 miliardi di metri cubi. Se consideriamo che il consumo in Italia di gas è stato pari a più di 70 miliardi di metri cubi, capiamo bene che parte dei nodi giungono al pettine anche per tale aspetto.

    I numeri lo indicavano già a partire dalla fine di questa estate. L’aumento dei livelli di esportazione di gas naturale liquefatto da parte degli Stati Uniti, verso il mercato asiatico e poi anche verso il Vecchio Continente. Ebbene, a dicembre gli USA hanno superato il Quatar come primo Paese esportatore di GNL.
    La domanda europea alle stelle nei mesi scorsi ha influito sulle esportazioni di gas naturale liquefatto americano, difatti i numeri di dicembre sono da record. Circa la metà dei volumi spediti è andata in Europa rispetto al 37% di inizio 2021. Tuttavia, molte aziende europee hanno dovuto ridurre la produzione ed alcune addirittura chiudere alcuni siti a causa del costo elevato dell’energia, tant’è che il consumo di gas industriale segna dei numeri inflessione. Questo ha anche influito ad esempio sul momentaneo crollo dei contratti futures riferiti al Dutch TTF Natural Gas.

    Interessi sul conto

    Molto complesso il quadro anche per le aziende energivore italiane che spesso sono costrette a lavorare di notte o nei fine settimana per abbattere i costi. La questione legata alla mancata certificazione del gasdotto Nord Stream 2 è ancora un fattore dirompente per gli equilibri sul mercato dell’energia in Europa. Sostanzialmente, lo ricordiamo, l’Agenzia federale tedesca per le reti ha bloccato la certificazione, affermando che il consorzio, con sede in Svizzera, deve formare una società ai sensi delle legge tedesca per ottenere la licenza operativa ed inoltre i proprietari dei gasdotti devono essere diversi dai fornitori, al fine di garantire una concorrenza leale. Lo stesso direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ha accusato la Russia di comportamento sleale e secondo alcuni dati la compagnia Gazprom ha ridotto le esportazioni verso l’Europa del 25% su base annua nel quarto trimestre del 2021. Dall’altro lato il Ministro russo Novak smentisce la questione e punta il dito contro la politica europea che si è ha preferito dare un taglio ai contratti a lungo termine. Certamente l’aver sospeso la procedura di certificazione del controverso gasdotto Nord Stream 2 che dal sito di Ust-Luga in Russia, attraverso il mar Baltico, arriva a Greifswald in Germania, ha ulteriormente alimentato la tensione sul mercato. Preoccupanti i livelli di stoccaggio. L’Europa dovrebbe immaginare ad esempio di effettuare acquisti puntuali e congiunti al fine di costituire una riserva strategica comune. Sulle Commodities è interessante il movimento di alcuni indici di riferimento, come sul CRB Index (le materie prime agricole pesano per circa il 40%, il petrolio per il 33%, oro e argento per il 7-8% ed i metalli industriali per il 14%) Attualmente sta risalendo sopra i 247 punti, siamo ai livelli del 2009-2010. Così chiamato a partire dal 2005, ha una storia molto interessante. Conosciuto sin dal 1957 grazie alla volontà del Commodity Research Bureau al fine di far nascere un indice composto inizialmente da 28 materie prime, si è trasformato in un vero punto di riferimento per molti analisti e trader di materie prime. Più volte è stato aggiornato, rivisto nella sua composizione ed adeguato ai cambiamenti del mercato e del tessuto economico. Oggi replica 19 materie prime con percentuali differenti e settori diversi.

    Molti osservatori ed analisti spesso hanno fatto riferimento a contesti che storicamente si son verificati anche in passato, facendo leva sul superciclo.
    Anche oggigiorno si parla di superciclo. Se torniamo indietro, capiamo bene che uno dei fattori scatenanti è rappresentato da rilevanti cambiamenti ed avvenimenti che modificano aspetti non solo economici ma anche sociali, basti pensare a ciò che è avvenuto durante la rivoluzione industriale oppure alla enorme richiesta di acciaio e rame durante la prima guerra mondiale, sino ad arrivare poi al boom degli anni sessanta e poi ai giorni nostri con l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio e poi oggigiorno tutto quello che stiamo vivendo dallo scoppio della pandemia, senza dimenticare ad esempio ciò che è accaduto dal punto di vista economico e sociale dopo i disastri della seconda guerra mondiale e tutto l’impulso tra gli anni ’50 e ’60. Ma ora torniamo alla nostra materia prima oggetto dell’approfondimento. Visualizzando il grafico del natural gas, sul mercato americano (il rifermento è allo storico Henry Hub che si trova ad Erath, in Louisiana) ha superato i 4 dollari per un milione di British Thermal Unit, sino a lambire i 4,8 dollari, andando in tal modo a riaccarezzare quei livelli che hanno rappresentato il precedente supporto configuratosi tra il mese di settembre e novembre dello scorso anno. Il superamento della suddetta area può alimentare ulteriori fasi di acquisto. Tuttavia, risulta fondamentale monitorare l’area dei 4 dollari in quanto una spinta al ribasso può far ricalamitare il prezzo del natural gas all’interno del breve trading range che ha caratterizzato le oscillazioni tra la fine del 2021 ed i primi giorni del nuovo anno. Situazione differente e da non confondere con il mercato a stelle e strisce è quella europea dove certamente i prezzi hanno fornito segnali di discesa, tra i 75 ed i 76 euro per megawattora rispetto al record dei 180 euro di dicembre scorso, ma siamo ancora ben lontani dai livelli che almeno sino alla fine dell’estate 2021 eravamo abituati a leggere.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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