
In un momento in cui i mercati azionari sembrano scossi da ogni angolo – dalla politica monetaria americana ai timori sulla liquidità globale – molti investitori stanno vivendo una fase di incertezza che ricorda i passaggi più complessi degli ultimi cicli economici.
Eppure, secondo Tom Lee, uno degli analisti più rispettati e precisi nelle chiamate di mercato, ci troviamo davanti a una fase che potrebbe rivelarsi molto diversa da quanto suggerisce il sentiment dominante.
I listini hanno tradito le attese stagionali, Bitcoin è scivolato ai livelli più bassi degli ultimi sette mesi e gli indici azionari USA hanno risentito di un’ondata di vendite alimentate da liquidazioni forzate e timori sul prossimo annuncio della Federal Reserve.
Proprio in mezzo a questo caos, Lee invita a leggere tra le righe: questo ribasso non rappresenta l’inizio di un trend negativo, ma un’occasione da studiare con attenzione. Secondo la sua analisi, la pressione ribassista è temporanea, dettata da variabili tecniche più che da un deterioramento dei fondamentali.
Questo scenario potrebbe aprire la strada a un potenziale rally di fine anno, con l’S&P 500 che, nelle sue proiezioni, potrebbe avvicinarsi all’area dei 7.000 punti e Bitcoin ancora in grado di puntare a nuovi massimi.
In questo contesto, diventa essenziale cambiare prospettiva: il vero vantaggio competitivo non è inseguire la paura, ma individuare dove la domanda strutturale rimane intatta.
Tre società, in particolare, incarnano perfettamente questa visione di lungo periodo, posizionandosi al centro della trasformazione guidata dall’intelligenza artificiale.
La lettura di Tom Lee: un ribasso dettato dalla liquidità, non dai fondamentali
Le ultime settimane hanno mostrato un mercato estremamente sensibile a qualsiasi segnale macroeconomico.
Le principali preoccupazioni che hanno innescato volatilità sono piuttosto chiare:
- Possibile postura più aggressiva da parte della Federal Reserve.
- Rallentamento della liquidità globale.
- Aumento dei rendimenti sui titoli di Stato giapponesi.
- Tensioni politiche negli Stati Uniti, con lo spettro di uno shutdown.
- Crollo repentino di Bitcoin, sceso sotto i 90.000 dollari.
Lee interpreta questi segnali in modo diverso rispetto alla narrativa pessimistica che domina il dibattito. A suo avviso, queste dinamiche rappresentano un “lavaggio” della liquidità più che l’avvio di una fase recessiva o il collasso della rivoluzione in corso legata all’AI.
Il suo messaggio agli investitori può essere riassunto in modo diretto: questo è un buy the dip. Una fase di vendite dovuta soprattutto a politica monetaria incerta e scelte forzate di portafoglio, non a fondamentali compromessi.
Se la situazione su shutdown e Fed troverà un punto di equilibrio, Lee si aspetta un rally azionario di fine anno, con un forte recupero degli asset rischiosi.
I tre titoli che potrebbero guidare il rally di fine anno

Dentro questo contesto, emergono tre società che incarnano la tesi di lungo termine di Tom Lee: Applied Digital (APLD), Iris Energy (IRN) e Micron Technology (MU).
Ognuna occupa un punto diverso della catena del valore dell’AI: infrastruttura fisica, potenza di calcolo e memoria avanzata. Per un investitore che guarda ai prossimi cinque-dieci anni, questi nomi rappresentano tre modi complementari di esporsi alla stessa megatrend.
Applied Digital (APLD): l’infrastruttura fisica dell’AI
Applied Digital rappresenta una delle tesi più solide per cavalcare la crescita dell’intelligenza artificiale.
Mentre il mercato resta concentrato su volatilità di breve durata, la società continua a costruire ciò che renderà possibile l’intero ecosistema tecnologico dei prossimi decenni.
APLD non è un produttore di chip e non si limita a inseguire l’ultimo trend speculativo: sta sviluppando campus energetici ad alta densità, progettati per gestire carichi di lavoro AI estremamente intensivi. Parliamo di infrastrutture con:
- Sistemi di raffreddamento ad alta efficienza per cluster GPU.
- Potenza elettrica su larga scala.
- Layout industriali pensati per hyperscaler e grandi operatori cloud.
Proprio mentre il mercato teme per il domani, Applied Digital firma contratti che coprono l’orizzonte di buona parte del decennio.
L’azienda ha chiuso un accordo da 400 megawatt con CoreWeave, del valore complessivo di miliardi lungo la durata del contratto, e un secondo accordo sul campus di Harwood, dove un grande hyperscaler ha prenotato 200 MW di capacità.
Questi accordi dimostrano due cose: la scarsità dell’infrastruttura AI e la solidità del modello build-to-lease, con APLD che punta a espandersi fino a circa 2 GW di capacità entro la fine del decennio. Il tutto con un’impostazione che evita il rischio di svalutazione delle GPU, perché la società affitta lo spazio e i servizi, lasciando l’hardware ai clienti.
Perché Applied Digital è allineata alla tesi di Lee
Il mercato tende a penalizzare le aziende growth prive di visibilità, mentre favorisce quella con ricavi ricorrenti e contratti pluriennali.
Applied Digital appartiene chiaramente a questa seconda categoria: partnership con soggetti istituzionali, pipeline di sviluppo già finanziata e posizionamento al centro di un mega trend infrastrutturale.
Se il sentiment migliorerà, APLD ha le caratteristiche per diventare uno dei nomi verso cui si sposteranno i flussi degli investitori orientati alla crescita.
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Iris Energy Limited (IREN): dal mining al cloud AI su scala industriale
Iris Energy è uno degli esempi più interessanti di trasformazione del modello di business.
Nata come Bitcoin miner, la società ha sfruttato la propria esperienza su energia e infrastrutture per evolversi in fornitore di GPU cloud verticalmente integrato: dal terreno alle sottostazioni elettriche, fino ai cluster di calcolo AI.
L’accordo con Microsoft come punto di svolta
La svolta di Iris Energy arriva con il maxi accordo quinquennale con Microsoft, dal valore vicino ai 10 miliardi di dollari. Questa intesa prevede la costruzione di circa 200 MW di cluster GPU dedicati ai carichi di lavoro AI del colosso di Redmond e può generare oltre 2 miliardi di dollari di ricavi ricorrenti all’anno.
Non stiamo parlando di semplice fornitura di spazio o potenza elettrica: Iris Energy consegna compute chiavi in mano, ottimizzato per la nuova generazione di modelli.
Ciò riduce il rischio commerciale e offre una visibilità eccezionale sui flussi di cassa, un elemento prezioso in un contesto percepito come volatile.
Verso i 3 GW di capacità: il vantaggio dell’energia
I siti in Canada e in Texas, come il campus Horizon e il pacchetto di terreni Sweetwater, potrebbero spingere la capacità complessiva verso i 3 GW.
Il vantaggio competitivo più importante, però, è la disponibilità di capacità energetica già assicurata, in un momento in cui il power crunch è diventato uno dei principali vincoli allo sviluppo dell’AI.
Con ricavi attesi nell’area dei 3 miliardi di dollari annui, Iris Energy si colloca tra le realtà con crescita marcata ma al tempo stesso ben visibile, qualità che il mercato tende a premiare quando si passa dalla fase di paura alla ricerca di storie credibili di espansione.
In caso di melt-up come quello ipotizzato da Lee, società direttamente esposte alla potenza di calcolo AI potrebbero assumere un ruolo di leadership e IRN possiede tutte le caratteristiche per far parte di questo gruppo.
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Micron Technology (MU): la nuova era della memoria HBM
Se Applied Digital e Iris Energy rappresentano infrastruttura e potenza di calcolo, Micron Technology è la colonna portante della memoria necessaria a far funzionare ogni modello AI moderno. L’avvento di modelli linguistici di grandi dimensioni, sistemi multimodali e piattaforme generative ha creato una richiesta senza precedenti di High Bandwidth Memory (HBM).
Micron è uno dei soli tre produttori al mondo in grado di realizzare HBM su scala.
I modelli di ultima generazione richiedono quantità enormi di memoria – spesso terabyte per singolo modello – con requisiti di velocità e latenza estremamente stringenti.
La tradizionale DRAM non è più sufficiente; HBM risponde proprio a questa esigenza.
Un ciclo della memoria guidato dall’AI
Dopo una fase difficile tra il 2023 e l’inizio del 2024, il mercato della memoria ha cambiato marcia: la domanda non è più trainata soltanto da smartphone, PC o server tradizionali, ma dalla crescita dell’AI. L’offerta di DRAM si sta irrigidendo e i principali produttori non prevedono un pieno ampliamento di capacità prima del 2027. Il 2026, di conseguenza, si presenta come un anno potenzialmente caratterizzato da scarsità di offerta, prezzi sostenuti e margini in aumento.
I conti di Micron mostrano già una ripresa dei ricavi e dei margini. Per gli investitori, MU rientra tra quei titoli con earnings in accelerazione e un trend strutturale di supporto, due ingredienti che storicamente attirano capitale nella fase in cui il mercato torna a premiarli dopo un periodo di sfiducia.
Un anello indispensabile nella catena del valore AI
Senza HBM, le GPU più avanzate non raggiungono le prestazioni previste. Senza DRAM, i data center non possono reggere carichi AI complessi. Senza adeguati sistemi di archiviazione, i dataset per l’addestramento dei modelli non possono essere gestiti in modo efficiente.
Micron si colloca esattamente al centro di queste tre esigenze. Con il ciclo della memoria legato all’AI ancora nelle prime fasi, il titolo resta una delle storie di crescita più interessanti all’interno del comparto semiconduttori per chi ragiona in ottica pluriennale.
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Conclusione strategica: perché il mercato potrebbe sbagliarsi… ancora una volta
Le vendite che hanno colpito criptovalute e azioni nelle ultime settimane sembrano più il risultato di shock di liquidità e paure tattiche che il riflesso di un deterioramento strutturale.
Tom Lee richiama l’attenzione su questo scarto tra percezione e realtà: il rumore macro non cancella i trend di fondo, soprattutto nei settori legati all’intelligenza artificiale e all’infrastruttura tecnologica.
Applied Digital, Iris Energy e Micron presidiano tre livelli diversi ma complementari della stessa catena: infrastruttura fisica, potenza di calcolo e memoria.
Per un investitore che desidera esporsi al tema AI guardando oltre i nomi più scontati, questi titoli offrono un accesso diretto alla domanda strutturale che caratterizzerà la prossima fase di crescita del settore.
Se il mercato troverà davvero un minimo e partirà il rally di fine anno ipotizzato da Lee, i capitali tenderanno a orientarsi verso società con contratti pluriennali, ricavi ricorrenti e un ruolo centrale nel nuovo ciclo tecnologico. Proprio il profilo che contraddistingue APLD, IRN e MU, tre nomi che meritano grande attenzione in un portafoglio orientato al futuro.
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