
Michael Burry, il celebre gestore che anticipò con precisione il collasso del mercato immobiliare statunitense, è tornato sotto i riflettori. Dopo anni di riservatezza, il fondatore di Scion Asset Management ha piazzato posizioni ribassiste da oltre un miliardo di dollari contro due protagoniste del rally tecnologico: Nvidia e Palantir Technologies.
Questa mossa ha immediatamente scatenato discussioni tra investitori e analisti, molti dei quali vedono in Burry un termometro delle eccessive valutazioni dei mercati.
L’investitore, reso famoso dal film “The Big Short”, non parla mai a caso. Ogni sua mossa è il risultato di analisi empiriche, modelli di rischio e lettura approfondita dei bilanci aziendali. E oggi, secondo lui, la corsa all’Intelligenza Artificiale presenta dinamiche pericolosamente simili a quelle delle precedenti bolle speculative.
- 1. Dalla crisi dei mutui alla bolla dell’Intelligenza Artificiale
- 2. I numeri di una crescita fuori controllo
- 3. Nvidia e Palantir: i simboli di una nuova euforia
- 4. Rischio asimmetrico: quando la realtà si scontra con le aspettative
- 5. Il parallelo storico: internet, mutui e ora AI
- 6. Il messaggio agli investitori: prudenza e realismo
- 7. In chiusura: il confine tra progresso ed euforia
Dalla crisi dei mutui alla bolla dell’Intelligenza Artificiale
Per comprendere la nuova previsione di Michael Burry, occorre tornare al 2005, quando il suo fondo iniziò ad acquistare Credit Default Swap (CDS) contro i mutui subprime. All’epoca, quasi nessuno comprendeva la portata di quella scommessa.
Nel 2008, quando la crisi esplose, Burry aveva già trasformato una puntata da 60 milioni di dollari in un profitto superiore a un miliardo. Oggi, con lo stesso rigore analitico, egli osserva un nuovo eccesso: l’enorme quantità di capitale che affluisce nel settore dell’AI.
L’investitore sostiene che l’attuale entusiasmo per l’intelligenza artificiale sia alimentato da una combinazione di narrativa, liquidità e aspettative irrealistiche. Come accadde con Internet negli anni ’90, molti investitori credono che la rivoluzione tecnologica giustifichi qualunque prezzo. Tuttavia, la storia insegna che l’innovazione non sempre si traduce in rendimenti sostenibili.
I numeri di una crescita fuori controllo
I dati a supporto della tesi di Burry sono impressionanti. Secondo le stime più accreditate, gli investimenti globali in infrastrutture AI supereranno i 6.700 miliardi di dollari entro il 2030, con oltre 5.000 miliardi destinati a sistemi di calcolo e cloud computing.
Nel breve periodo, la spesa annuale per il settore potrebbe raggiungere i 500 miliardi di dollari entro il 2026, con un ritmo di crescita superiore al 30% all’anno.
Le grandi società tecnologiche – Microsoft, Alphabet, Meta, Amazon – stanno destinando tra il 50% e il 70% del loro EBITDA a spese in conto capitale per potenziare i data center e i servizi di AI. Una proporzione simile a quella vista nel settore delle telecomunicazioni al culmine della bolla dot-com del 2000.
Secondo Burry, questa accelerazione degli investimenti, se non accompagnata da una crescita parallela degli utili, rischia di portare a una svalutazione massiccia dei titoli tecnologici.
Nvidia e Palantir: i simboli di una nuova euforia

Nel cuore della corsa all’Intelligenza Artificiale, due nomi dominano il panorama tecnologico e attirano l’attenzione di analisti e investitori: Nvidia e Palantir Technologies.
Entrambe rappresentano, per motivi diversi, la doppia faccia del boom AI: l’innovazione autentica e l’euforia speculativa che rischia di travolgere anche i titoli più solidi.
Nvidia, leader indiscusso nella produzione di GPU, è diventata in pochi anni il principale motore della nuova rivoluzione industriale digitale. I suoi chip alimentano tutto ciò che riguarda il calcolo ad alte prestazioni, dal training dei modelli linguistici all’elaborazione dei dati nei supercomputer. Nel 2025, la società ha toccato una capitalizzazione di mercato superiore ai 5.000 miliardi di dollari, più del PIL del Giappone, consolidando la sua posizione come titolo simbolo del decennio tecnologico.
Tuttavia, i numeri sollevano interrogativi sulla sostenibilità di tali valutazioni. Il prezzo delle azioni Nvidia sconta una crescita degli utili che presuppone una domanda strutturale e infinita di chip AI, scenario che appare ottimistico se confrontato con il rallentamento della crescita nel cloud, passata dal 40% al 25% annuo.
Secondo Michael Burry, questa disconnessione tra fondamentali e capitalizzazione ricorda le fasi terminali di altre bolle speculative: profitti reali che non tengono il passo con le aspettative.
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Palantir, invece, incarna un modello di business più intangibile. Specializzata in software di analisi predittiva e soluzioni di sicurezza, l’azienda è percepita come la “mente” dell’ecosistema AI più che il suo braccio operativo. Grazie ai contratti con il governo statunitense e alla crescente domanda di software per la gestione dei dati, Palantir ha costruito una narrativa di crescita quasi illimitata.
Tuttavia, la realtà dei numeri racconta altro: margini in contrazione, utili inferiori alle previsioni e un prezzo di mercato che riflette più le speranze degli investitori che i flussi di cassa reali.
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Entrambe le aziende sono diventate emblemi del comportamento speculativo moderno, in cui il “fear of missing out” (paura di restare esclusi) spinge gli investitori a inseguire il momentum piuttosto che la sostenibilità economica. Ed è proprio in questa euforia che Burry intravede il rischio di un nuovo “Big Short”.
Rischio asimmetrico: quando la realtà si scontra con le aspettative
La chiave del ragionamento di Michael Burry risiede nel concetto di asimmetria del rischio. Quando le valutazioni crescono più rapidamente dei ricavi e i margini si comprimono, il rapporto rischio-rendimento si deteriora.
In altre parole, gli investitori stanno pagando prezzi da crescita infinita per un settore che, per quanto promettente, resta legato a cicli di domanda reale e ai vincoli del capitale.
Burry invita alla cautela: “Quando le probabilità sono distorte, la mossa più intelligente è non giocare.” Non si tratta di pessimismo, ma di disciplina finanziaria. Secondo lui, l’euforia legata all’Intelligenza Artificiale non tiene conto dei limiti di bilancio delle aziende e del rallentamento dell’economia globale.
Il parallelo storico: internet, mutui e ora AI
Secondo Michael Burry, la storia non si ripete mai perfettamente, ma tende a rimare.
Ogni epoca di eccessi finanziari è caratterizzata da un’innovazione percepita come inarrestabile, capace di ridefinire i paradigmi economici. Tuttavia, dietro ogni progresso tecnologico si nasconde una dinamica ricorrente: la sopravvalutazione del futuro e la sottovalutazione dei rischi presenti.
Negli anni ’90, la bolla dot-com esplose perché gli investitori credevano che Internet avrebbe riscritto completamente le regole del business. Avevano ragione sul piano tecnologico, ma sbagliarono clamorosamente sui tempi e sulle valutazioni. Aziende senza profitti, né modelli di ricavo sostenibili, arrivarono a quotarsi a multipli da capogiro. Quando il mercato prese coscienza della realtà, il NASDAQ crollò di quasi l’80%, distruggendo trilioni di dollari di valore.
Un decennio dopo, la crisi dei mutui subprime replicò lo stesso meccanismo in ambito finanziario. Gli strumenti di cartolarizzazione e i derivati su credito furono considerati strumenti “innovativi”, capaci di ridurre i rischi. Ma quella che sembrava una soluzione d’ingegneria finanziaria si trasformò in una bomba a orologeria: la ricerca di rendimento illimitato finì per amplificare la fragilità sistemica.
Oggi, Burry intravede nella bolla dell’Intelligenza Artificiale un’evoluzione di questo schema. L’AI è reale, potente, destinata a rivoluzionare il modo in cui lavoriamo e produciamo valore, ma non tutte le aziende coinvolte meritano le valutazioni astronomiche che i mercati gli attribuiscono.
L’errore, ancora una volta, non è credere nella tecnologia, ma supporre che ogni azienda legata a essa genererà profitti infiniti. Come nel passato, la combinazione tra capitale a basso costo, storytelling finanziario e FOMO può facilmente distorcere il prezzo del rischio.
Il messaggio agli investitori: prudenza e realismo
Michael Burry non invita a fuggire dal mercato, ma a recuperare disciplina e logica finanziaria.
La sua strategia si fonda su un principio chiave: quando la narrativa prevale sui numeri, il rischio non è più compensato.
Gli investitori, secondo Burry, dovrebbero concentrarsi su tre pilastri fondamentali:
- Valutazione reale – Acquistare un titolo non per la sua popolarità, ma per il valore intrinseco basato sui flussi di cassa futuri.
- Contesto macroeconomico – Capire che tassi elevati e debito crescente riducono la liquidità e comprimono i multipli di mercato.
- Gestione del rischio – Evitare la concentrazione su titoli “di moda” e privilegiare portafogli bilanciati con esposizione a settori difensivi.
Il messaggio di fondo è chiaro: l’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione industriale in corso, ma non giustifica multipli da fantascienza.
Burry suggerisce un approccio pragmatico: chi investe oggi deve distinguere tra aziende che producono valore tangibile e quelle che vivono solo di hype mediatico.
Seguire questa logica non significa rinunciare all’AI, ma scegliere in modo selettivo le imprese con reale potenziale di profitto sostenibile, margini in espansione e governance solida. La prudenza, in un mercato euforico, non è un difetto, ma una strategia di sopravvivenza.
In chiusura: il confine tra progresso ed euforia
L’avvertimento di Michael Burry non è una profezia apocalittica, ma un invito alla consapevolezza.
La linea che separa il progresso dall’euforia è sottile, e si oltrepassa quando le valutazioni iniziano a riflettere aspettative infinite in un contesto finito.
La tecnologia può cambiare l’economia, ma non può annullare le leggi della redditività.
Nel 2025, i mercati sembrano vivere una fase di entusiasmo paragonabile a quella pre-crisi del 2000. Le aziende AI capitalizzano migliaia di miliardi, i fondi istituzionali accumulano posizioni record e la narrativa dell’“AI che risolve tutto” domina la comunicazione finanziaria. Tuttavia, la realtà economica rimane più complessa: inflazione persistente, debito record e margini di profitto sotto pressione.
Burry invita a guardare oltre la superficie. L’AI continuerà a evolversi, ma il mercato dovrà prima correggere gli eccessi per tornare a un equilibrio tra valutazioni e utili reali.
Chi saprà mantenere la calma durante la tempesta potrà cogliere le vere opportunità, quando i prezzi torneranno a riflettere il valore effettivo delle imprese.
In sintesi, il messaggio è tanto semplice quanto profondo: credere nel progresso, ma diffidare dell’euforia. Perché anche le più grandi rivoluzioni diventano pericolose quando smettiamo di valutarle con razionalità.
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