3 Ottobre, 2025
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    Mercato AzionarioCome proteggere il portafoglio dai dazi e dalla volatilità nel 2025

    Come proteggere il portafoglio dai dazi e dalla volatilità nel 2025

    Come proteggere il portafoglio dai dazi e dalla volatilità

    Il recente susseguirsi di eventi geopolitici, pressioni inflazionistiche e nuove tensioni sui dazi commerciali ha messo in allerta anche gli investitori più esperti. L’apparente instabilità non è solo un riflesso momentaneo: molti segnali suggeriscono che ci troviamo di fronte a cambiamenti strutturali nei mercati finanziari.

    Chi si limita ad adottare le classiche strategie statiche rischia di subire le oscillazioni dei mercati senza avere strumenti adeguati per rispondere. Ecco perché è cruciale capire come costruire investimenti difensivi in un contesto di volatilità, come calibrare al meglio l’allocazione del portafoglio nel 2025 e quali aree geografiche e settoriali stanno guadagnando slancio in una fase dominata dall’incertezza.

    La rotazione fuori dai titoli statunitensi, la debolezza strutturale del dollaro e la revisione degli utili aziendali sono tre leve fondamentali da monitorare oggi. Non si tratta solo di protezione: chi sa leggere correttamente questi cambiamenti può cogliere opportunità strategiche e costruire un portafoglio più solido e resiliente.

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    Il ruolo dell’allocazione di portafoglio in un contesto instabile

    L’allocazione di portafoglio è il primo e più rilevante strumento a disposizione dell’investitore per affrontare scenari dominati dall’incertezza. La composizione tra asset rischiosi e asset difensivi incide in maniera diretta sulla capacità di proteggere il capitale e, allo stesso tempo, di cogliere opportunità di crescita.

    Nel contesto attuale – segnato da dazi, pressioni inflazionistiche e instabilità valutaria – la classica suddivisione 60% azioni e 40% obbligazioni (modello 60/40) si sta dimostrando meno efficace rispetto al passato. I gestori più attenti suggeriscono di rivedere questa impostazione, favorendo un leggero sovrappeso nella componente obbligazionaria, specialmente in presenza di valutazioni azionarie ancora elevate in alcuni settori.

    L’obiettivo non è ridurre il rischio in modo indiscriminato, ma riequilibrare il portafoglio per renderlo più coerente con lo scenario macroeconomico attuale. Le obbligazioni investment grade a breve-medio termine offrono oggi un rendimento più interessante, con una volatilità contenuta, rappresentando una base difensiva solida per il portafoglio.

    Un altro elemento chiave è la liquidità: in fasi di instabilità, mantenere una parte del capitale disponibile consente di intervenire con rapidità per sfruttare eventuali ribassi, senza essere costretti a disinvestire asset in perdita.

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    Investimenti difensivi: come proteggere i capitali senza rinunciare al rendimento

    Costruire un portafoglio orientato alla protezione del capitale non significa rinunciare alla performance, ma saper individuare quegli strumenti e quei settori che offrono una combinazione virtuosa tra stabilità e rendimento.

    Nel contesto attuale, gli investimenti difensivi rappresentano una componente fondamentale per chi desidera ridurre l’esposizione alla volatilità. Tra i settori più resilienti troviamo:

    • Sanità: storicamente meno esposta ai cicli economici, grazie alla domanda costante e ai margini elevati.
    • Utility: aziende che forniscono servizi essenziali (elettricità, acqua, gas) tendono a garantire flussi di cassa stabili anche in presenza di recessione.
    • Consumer Staples: beni di prima necessità come alimentari, prodotti per la casa o per l’igiene personale.

    Questi comparti non solo attenuano le oscillazioni di portafoglio, ma in alcuni casi offrono dividendi regolari, contribuendo a mantenere un flusso di rendimento anche nei periodi di maggiore stress sui mercati finanziari.

    A livello di strumenti, gli ETF a bassa volatilità, i fondi multi-asset difensivi e le obbligazioni a breve durata sono scelte ricorrenti tra gli investitori orientati alla stabilità. In particolare, molti portafogli istituzionali stanno integrando strategie basate sulla minimizzazione del drawdown, ovvero sulla riduzione delle perdite massime attese, per proteggere il capitale in scenari negativi.

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    La rotazione verso i mercati internazionali sviluppati

    Un altro trend da monitorare con attenzione è la crescente rotazione geografica del capitale, che sta spingendo sempre più investitori a diversificare fuori dagli Stati Uniti. Per oltre un decennio, le azioni statunitensi – trainate in particolare dal settore tecnologico – hanno dominato la scena. Tuttavia, diversi fattori suggeriscono che questa fase di leadership potrebbe essersi esaurita.

    Il rallentamento del momentum sugli utili, l’eccessiva concentrazione dei portafogli USA su pochi titoli tech e l’elevata valutazione media dell’indice S&P 500 stanno favorendo un maggiore interesse verso i mercati sviluppati esteri, in particolare l’Europa e il Giappone.

    In Europa, ad esempio, si osserva una ripresa nelle revisioni sugli utili aziendali, sostenuta da politiche fiscali più aggressive e da una minore dipendenza dai colossi tecnologici. Le valutazioni di mercato risultano spesso più contenute rispetto agli Stati Uniti, offrendo margini di rivalutazione in caso di stabilizzazione macroeconomica.

    Il Giappone, invece, sta beneficiando di una nuova fase di riforme aziendali, maggiore attenzione alla remunerazione degli azionisti e di un contesto valutario favorevole all’export.

    Integrare questi mercati nella propria strategia consente non solo di diversificare il rischio di portafoglio, ma anche di sfruttare il possibile trend di debolezza del dollaro, che favorisce gli asset denominati in valute estere.

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    Il dollaro debole come segnale strategico di lungo periodo

    Una delle tendenze più rilevanti degli ultimi mesi riguarda l’avvio di un possibile ciclo pluriennale di deprezzamento del dollaro USA. Questo fenomeno, spinto sia da fattori ciclici che da scelte politiche, ha implicazioni dirette su molti fronti, a cominciare dalla performance degli asset denominati in valuta estera.

    Per l’investitore attento, questo è un segnale chiave: la diversificazione valutaria diventa cruciale per non esporsi in modo eccessivo a un biglietto verde strutturalmente più debole. Rafforzare l’esposizione a mercati con valute solide, come l’euro o lo yen, può contribuire a costruire investimenti difensivi con esposizione internazionale.

    Dazi e incertezza macro: come leggere i segnali senza affidarsi al caso

    L’imprevedibilità delle politiche commerciali e il continuo cambiamento nei negoziati sui dazi rendono oggi poco efficace una lettura puramente fondamentale del mercato. I modelli previsionali basati su dinamiche tradizionali stanno mostrando i loro limiti. Le aziende faticano a fornire guidance affidabili e questo alimenta la volatilità nei mercati finanziari.

    In questo scenario, la soluzione non è prevedere l’imprevedibile, ma accettare l’ampliarsi del ventaglio di possibili esiti e strutturare il portafoglio in modo che sia resiliente a più scenari. È proprio qui che entra in gioco il concetto di allocazione flessibile del portafoglio in contesti di incertezza geopolitica.

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    Conclusioni operative per gli investitori di oggi

    Di fronte a un quadro economico caratterizzato da alta incertezza, politiche commerciali imprevedibili e cambiamenti strutturali nei mercati finanziari, l’approccio dell’investitore deve evolversi.

    Non è il momento di abbandonare i mercati, ma di alzare la qualità dell’allocazione di portafoglio, scegliendo con maggiore attenzione strumenti, aree geografiche e settori. Chi è in grado di costruire una strategia difensiva ben bilanciata può:

    • Limitare i danni nelle fasi negative
    • Preservare il capitale
    • Catturare rendimenti sostenibili anche in contesti volatili

    La chiave è agire in modo proattivo: adeguare l’esposizione ai settori più stabili, rafforzare la componente obbligazionaria di qualità, espandere l’orizzonte d’investimento a livello internazionale e mantenere una porzione liquida per cogliere eventuali opportunità.

    Il successo dell’investitore nel 2025 dipenderà sempre meno dalla capacità di prevedere gli eventi e sempre più dalla capacità di prepararsi a diversi scenari.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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