Nel contesto attuale, caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e debolezza delle valute fiat, interrogarsi sulla differenza di rischio tra Bitcoin e azioni non è solo legittimo, ma cruciale per ogni investitore. Il dibattito su cosa sia davvero più sicuro tra criptovalute e strumenti finanziari tradizionali è acceso, ma Michael Saylor – fondatore di MicroStrategy e convinto sostenitore del Bitcoin – ha una posizione netta e articolata: Bitcoin è meno rischioso delle azioni.
Una dichiarazione che potrebbe sembrare provocatoria, eppure fondata su un ragionamento solido, basato su logica finanziaria, analisi macroeconomica e struttura tecnologica. Capire perché Saylor considera il Bitcoin più affidabile del mercato azionario può offrire una prospettiva nuova, utile a chi si affaccia per la prima volta nel mondo degli investimenti, ma anche a chi cerca un’alternativa concreta alla volatilità dei mercati tradizionali.
- 1. Bitcoin e crescita esponenziale: un rallentamento naturale ma potente
- 2. Rischio finanziario: un confronto tra Bitcoin e azioni
- 3. Bitcoin sempre accessibile, le azioni no
- 4. La struttura di governance: algoritmo contro comitato
- 5. Bitcoin come capitale digitale superiore
- 6. Volatilità e rendimento: il rapporto rischio/beneficio è a favore del Bitcoin
- 7. Bitcoin come rete globale del capitale
- 8. Conclusioni operative: perché Bitcoin è davvero meno rischioso delle azioni
Bitcoin e crescita esponenziale: un rallentamento naturale ma potente
Secondo Michael Saylor, Bitcoin è passato da crescite annue del 120% a ritmi più sostenibili, attualmente intorno al 55-60% su base quinquennale. Il motivo? La cosiddetta legge dei grandi numeri. Quando un asset si avvicina a una capitalizzazione di mercato da centinaia di trilioni di dollari, la percentuale di crescita tende a ridursi. Non perché l’asset perda valore, ma perché è fisiologicamente impossibile per un asset enorme espandersi con lo stesso ritmo di uno piccolo.
Saylor prevede che nei prossimi vent’anni la performance annuale composta del Bitcoin possa stabilizzarsi intorno al 20%, restando comunque nettamente superiore rispetto alla media storica dell’indice S&P 500, ferma intorno al 10%. Questo rende BTC una risorsa attraente per chi cerca rendimenti sostenibili sul lungo termine, senza esporsi ai rischi strutturali tipici delle azioni.
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Rischio finanziario: un confronto tra Bitcoin e azioni
Uno degli argomenti centrali nella tesi di Saylor riguarda la definizione di rischio finanziario. Le azioni, anche quelle più solide inserite in indici come l’S&P 500, sono esposte a una molteplicità di variabili:
- Rischi di management (cambi dirigenziali, scandali)
- Rischi normativi (leggi, tasse, dazi)
- Rischi geografici e politici (crisi locali o globali)
- Rischi di struttura (dipendenza da supply chain fisiche)
- Rischio valutario (aziende che operano in più valute)
Bitcoin, al contrario, elimina ciascuna di queste fragilità. Non ha sede, non ha manager, non è controllato da governi e non dipende da infrastrutture fisiche. È decentralizzato, immutabile e verificabile. È per questo che, secondo Saylor, Bitcoin rappresenta una forma di capitale pura, priva di contaminazioni o inefficienze sistemiche.
Bitcoin sempre accessibile, le azioni no
Un altro punto di forza evidenziato da Saylor riguarda l’accessibilità costante del Bitcoin. Il mercato azionario è limitato da orari di apertura, chiusure festive e regole imposte dalle borse valori. Il Bitcoin, invece, è attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Non conosce pause, non ha festività.
Questo lo rende più utile e flessibile per gli investitori, soprattutto in contesti emergenti o in situazioni di emergenza finanziaria. In qualsiasi momento, da qualsiasi parte del mondo, è possibile acquistare o vendere BTC. Un vantaggio competitivo enorme rispetto al comparto azionario.
La struttura di governance: algoritmo contro comitato
Le azioni fanno parte di un sistema in cui le decisioni strategiche vengono prese da consigli di amministrazione e comitati ristretti, spesso soggetti a pressioni politiche o interessi aziendali. Il Bitcoin, invece, è governato da un codice open-source, le cui regole sono applicate in modo uniforme, trasparente e immutabile.
Questa assenza di discrezionalità umana lo rende prevedibile e resistente a manipolazioni. L’indice S&P 500 può cambiare composizione per decisione di un comitato. Bitcoin, no: le sue regole sono immutabili fin dall’origine, e ogni modifica deve essere approvata in modo decentralizzato.
Bitcoin come capitale digitale superiore
Per Saylor, il Bitcoin è un’evoluzione del concetto stesso di capitale. Mentre le azioni rappresentano quote di proprietà aziendale soggette a una lunga lista di rischi e inefficienze, BTC rappresenta un asset digitale perfettamente liquido, immune da conflitti interni, da svalutazioni valutarie o da crisi aziendali.
Impossibile assistere a un collasso di Bitcoin causato da un errore gestionale, da un embargo o da una recessione nazionale. Il suo funzionamento è garantito da un sistema distribuito globale, che lo rende resistente agli shock esterni.
Volatilità e rendimento: il rapporto rischio/beneficio è a favore del Bitcoin
Saylor ammette che Bitcoin è più volatile delle azioni, ma sottolinea come questa volatilità sia accompagnata da un potenziale di rendimento decisamente più alto.
Secondo le sue stime, Bitcoin può mantenere un ARR del 21% con una volatilità del 21%, mentre l’S&P 500 rimarrebbe su rendimenti intorno al 10% e una volatilità del 15%.
Questo significa che Bitcoin ha un miglior rapporto rischio/rendimento, misurato tramite Sharpe Ratio, rispetto alle azioni. Per l’investitore con un orizzonte temporale lungo, è una proposta molto interessante.
Bitcoin come rete globale del capitale
Saylor dipinge anche un quadro inedito del funzionamento del capitale nel nuovo paradigma digitale. Un investitore in un paese sviluppato può trarre beneficio dall’uso di Bitcoin in luoghi dove le leggi, i regolamenti e gli strumenti finanziari sono diversi, anche sconosciuti. Questo è possibile perché Bitcoin funziona allo stesso modo ovunque: è neutrale, interoperabile e libero da barriere.
In questa visione, Bitcoin non è solo un hedge contro l’inflazione, ma un ponte tra ecosistemi economici, in grado di trasferire valore anche senza intermediari o comprensione tecnica profonda da parte di chi lo utilizza.
Conclusioni operative: perché Bitcoin è davvero meno rischioso delle azioni
Michael Saylor non propone il Bitcoin come una scommessa speculativa, ma come un asset strutturalmente più sicuro rispetto alle azioni. È la somma di tutte le sue caratteristiche – assenza di rischio di controparte, governance algoritmica, disponibilità continua, neutralità valutaria, indipendenza da infrastrutture fisiche – a renderlo una forma superiore di capitale.
Chi cerca stabilità nel lungo periodo, efficienza operativa e immunità da fragilità sistemiche dovrebbe valutare seriamente Bitcoin come componente chiave di un portafoglio ben bilanciato. Il rischio finanziario tradizionale, nel caso di BTC, assume contorni diversi: più controllabili, più misurabili, e – secondo Saylor – complessivamente inferiori rispetto a quelli del mercato azionario.
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