
Ogni trimestre i fondi statunitensi con oltre 100 milioni di dollari in gestione sono obbligati a depositare il modulo 13F, un documento che elenca le principali partecipazioni azionarie detenute a fine periodo. Per gli investitori privati questi dati rappresentano una fonte di informazione di altissimo valore, perché permettono di osservare come agisce lo smart money, cioè il capitale gestito dai nomi più competenti e influenti della finanza.
Molti operatori si aspettavano che l’ultimo ciclo di 13F fosse poco movimentato, complice la salita dell’S&P 500 e un clima di fiducia legato alla crescita dell’intelligenza artificiale. I numeri pubblicati hanno raccontato una storia diversa. Diversi super investitori hanno preso decisioni nette: c’è chi ha aperto posizioni ribassiste contro alcuni titoli simbolo dell’AI, chi ha ridotto drasticamente partecipazioni storiche e chi ha puntato importi consistenti su attività più tradizionali ma molto redditizie.
Analizzare questi movimenti permette di leggere sotto la superficie dei prezzi e di capire se chi gestisce grandi capitali sta assumendo un atteggiamento di entusiasmo oppure di prudenza. Per chi vuole capire davvero dove investire, questo tipo di analisi vale più di tante opinioni generiche.
Michael Burry: la scommessa ribassista contro la febbre dell’AI
Tra i protagonisti più osservati dei nuovi 13F compare ancora una volta Michael Burry, diventato celebre per aver individuato in anticipo la crisi dei mutui subprime. Il suo fondo Scion Asset Management ha chiuso il trimestre con una serie di posizioni ribassiste di grande dimensione contro due titoli strettamente legati alla narrativa dell’AI: Nvidia e Palantir.
Put su Palantir con scadenza 2027: una strategia di probabilità
Burry ha acquistato circa 500 contratti di opzione put su Palantir, per un controvalore di circa 9,2 milioni di dollari, con scadenza nel 2027 e prezzo d’esercizio fissato a 50 dollari. Il titolo tratta attualmente ben al di sopra di questo livello, ma l’obiettivo non è necessariamente arrivare a scadenza con un prezzo inferiore allo strike. Su opzioni con così tanto tempo residuo anche un semplice ritracciamento del 10 o 20 per cento può far crescere sensibilmente il valore della put, grazie all’aumento della probabilità che la posizione termini in profitto.
La logica operativa è chiara: Burry ritiene che le aspettative incorporate nel prezzo di Palantir siano eccessive rispetto alla capacità dell’azienda di generare utili nel medio periodo. Una fase di delusione rispetto alle attese, anche limitata, potrebbe bastare per monetizzare le opzioni con un guadagno significativo.
Put aggressive su Nvidia: 10.000 azioni sotto osservazione
Una strategia simile è stata applicata a Nvidia, la società che più di ogni altra rappresenta l’esplosione della domanda di chip per intelligenza artificiale. Burry ha acquistato put su 10.000 azioni con scadenza dicembre 2027 e strike a 110 dollari. Il prezzo di mercato rimane molto superiore, ma anche in questo caso l’elemento decisivo è il fattore tempo: qualora il titolo dovesse correggere in modo deciso, il valore delle opzioni potrebbe aumentare in misura rilevante prima della scadenza.
Queste mosse mostrano una lettura critica della corsa ai titoli legati all’AI. Per Burry i prezzi di alcune azioni sono arrivati a livelli tali da non offrire più un margine di sicurezza adeguato, e l’uso delle opzioni permette di esprimere questa view con un’esposizione definita e controllata.
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Colpo di scena: Scion Asset Management chiude
A rendere queste operazioni ancora più interessanti è la decisione successiva di Michael Burry di liquidare il fondo Scion e restituire il capitale agli investitori. Nella comunicazione inviata ai clienti ha spiegato che la sua stima del valore dei titoli non è più in linea con i prezzi espressi dal mercato. Da questo punto di vista i report 13F appena pubblicati potrebbero essere tra gli ultimi documenti disponibili sulle sue mosse.
Per chi cerca indicazioni su dove investire, il messaggio è chiaro: mentre molti operatori continuano a inseguire il tema dell’AI, c’è chi ritiene che il rapporto rischio-rendimento sia peggiorato in modo sensibile e preferisce ridurre l’esposizione o addirittura scommettere su un riaggiustamento dei prezzi.
Warren Buffett: acquisti su Google e riduzione ponderata su Apple
Se Burry ha scelto un approccio fortemente difensivo sui titoli tecnologici più esposti all’entusiasmo AI, Warren Buffett ha compiuto mosse di segno diverso, pur mantenendo la sua consueta attenzione alle valutazioni. Nel portafoglio di Berkshire Hathaway sono emerse due novità chiave: un grande acquisto di azioni Alphabet e una nuova riduzione della partecipazione in Apple.
Ingresso da 4,3 miliardi in Alphabet (Google)
Il nuovo 13F mostra un investimento di circa 4,3 miliardi di dollari in azioni Alphabet Classe A, che entra subito tra le posizioni più rilevanti del portafoglio Berkshire. Molti commentatori avevano ipotizzato che Google potesse trovarsi in difficoltà di fronte ai nuovi strumenti di ricerca basati su modelli linguistici, ma i dati fondamentali raccontano un’altra storia.
Alphabet continua a generare flussi di cassa molto consistenti, mantiene un bilancio solido, diversifica le proprie fonti di ricavo tra pubblicità, cloud e servizi digitali e conserva una base utenti enorme. È probabile che Buffett abbia valutato il complesso di questi elementi e abbia considerato la società come una piattaforma capace di continuare a creare valore anche in un contesto competitivo diverso.
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Per un investitore che deve decidere dove investire nella tecnologia con una prospettiva di lungo periodo, l’ingresso di Buffett su Google rappresenta un segnale da non sottovalutare, perché indica che, a suo giudizio, il rapporto tra qualità del business e prezzo rimane accettabile.
Vendita del 15% della posizione in Apple
Parallelamente, il nuovo 13F segnala che Warren Buffett ha venduto circa il 15 per cento della partecipazione in Apple. Si tratta sempre della prima posizione del portafoglio Berkshire, ma è evidente un progressivo alleggerimento rispetto ai picchi raggiunti negli anni scorsi.
Il motivo principale sembra essere la valutazione. Quando Buffett iniziò ad acquistare Apple, il titolo scambiava a un multiplo utili intorno a 16. Oggi il P/E è più che raddoppiato e riflette aspettative molto elevate sulla capacità dell’azienda di mantenere margini e crescita. In un contesto del genere un investitore prudente può decidere di incassare parte dei profitti e destinare il capitale a nuove opportunità con un margine di sicurezza più ampio.
Bill Gates ridimensiona Microsoft: una vendita da 17 milioni di azioni
Il 13F relativo al portafoglio della Bill & Melinda Gates Foundation, stimato in circa 36 miliardi di dollari, mostra una scelta altrettanto rilevante. La partecipazione in Microsoft, storicamente la posizione principale del fondo, è stata ridotta di 17 milioni di azioni, passando da circa il 27 al 13 per cento del totale.
Spesa in capitale crescente e dubbi sull’efficienza dell’espansione AI
Negli ultimi trimestri Microsoft ha incrementato in modo significativo la propria spesa in conto capitale, arrivando a livelli record, con oltre 35 miliardi di dollari destinati a data center e infrastrutture per sostenere i servizi cloud e i progetti di intelligenza artificiale. Questa strategia rafforza il posizionamento competitivo del gruppo, ma comporta anche una richiesta di risorse importanti, con potenziale impatto sui flussi di cassa liberi nel breve periodo.
Il nodo OpenAI e la sostenibilità finanziaria del progetto
A questo si aggiunge il tema OpenAI, di cui Microsoft possiede una quota significativa. La società ha dichiarato piani di investimento in capacità computazionale per importi enormi, che sollevano interrogativi sulla sostenibilità finanziaria di tali impegni. Per un gestore orientato alla prudenza può diventare opportuno ridurre l’esposizione a un singolo titolo che incorpora così tante aspettative legate a un solo grande filone tecnologico.
Una valutazione che ha raggiunto livelli molto alti
La decisione della fondazione di Bill Gates si inserisce anche in un contesto di valutazione molto tirata. Il titolo Microsoft è passato in pochi mesi da circa 350 a oltre 500 dollari per azione, con un P/E intorno a 36. Ciò implica che il mercato si aspetta tassi di crescita sostenuti per molti anni. Se tali aspettative dovessero ridimensionarsi, il prezzo potrebbe subire correzioni rilevanti.
Per chi si domanda dove investire, questo movimento suggerisce che, nonostante la straordinaria qualità del business, non ogni prezzo è adatto a un investimento di lungo periodo.
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Seth Klarman punta forte su Restaurant Brands International
Un’altra figura chiave emersa dai nuovi 13F è Seth Klarman, gestore del Baupost Group e punto di riferimento per molti investitori value. Il suo portafoglio mostra un deciso aumento della partecipazione in Restaurant Brands International (RBI), che supera ormai il 10 per cento del totale e vale oltre 500 milioni di dollari.
Strategia e valutazioni: perché RBI piace agli investitori value
RBI è la holding che controlla marchi come Burger King, Tim Hortons, Popeyes e Firehouse Subs. La società adotta un modello di business fondato sul franchising: non gestisce direttamente i ristoranti, ma incassa royalty e commissioni sui ricavi dei franchisee. Questo schema rende la struttura del capitale relativamente leggera e consente di ottenere flussi di cassa prevedibili e stabili, anche in contesti economici non particolarmente favorevoli.
Il titolo tratta a un P/E nell’ordine di 24 e distribuisce un dividendo intorno al 3,5 per cento. Si tratta di livelli che, pur non essendo da saldo, risultano coerenti con un’azienda in crescita moderata ma sostenuta, dotata di marchi riconosciuti a livello internazionale e di un modello che privilegia la redditività sul lungo periodo.
La scelta di Seth Klarman indica che, in una fase storica dominata dalla tecnologia e dall’AI, è ancora possibile trovare valore in comparti più tradizionali. Per chi valuta dove investire alla ricerca di rendimenti stabili e minore volatilità, realtà come RBI rappresentano un’opzione da analizzare con attenzione.
Altri movimenti degni di nota
Oltre alle operazioni dei grandi nomi appena citati, i nuovi 13F riportano anche altri aggiustamenti significativi, seppure di dimensioni inferiori. Guy Spier ha ridotto sensibilmente la posizione in Micron, mentre Bill Ackman ha alleggerito la sua partecipazione in Alphabet. Monish Pabrai ha aperto una nuova posizione in Transocean, società attiva nei servizi per le trivellazioni offshore, che beneficia di un contesto energetico ancora favorevole alle fonti tradizionali.
Questi movimenti mostrano una tendenza comune: molti gestori stanno riequilibrando i propri portafogli, spostando parte del capitale dai titoli con valutazioni più spinte verso attività che offrono rendimento potenziale più allineato ai fondamentali.
Cosa insegnano queste mosse a chi oggi vuole capire dove investire
Guardare ai 13F di figure come Warren Buffett, Michael Burry, Bill Gates e Seth Klarman non significa copiarne ciecamente le mosse, ma usare queste informazioni come strumento di analisi. Le strategie emerse indicano tre linee guida utili per chi riflette su dove investire nei prossimi anni.
La prima riguarda la valutazione. Molti super investitori stanno prendendo profitto su titoli che hanno corso molto e presentano multipli elevati, come Apple e Microsoft. Questo atteggiamento suggerisce di prestare attenzione ai prezzi pagati, anche quando l’azienda è di qualità straordinaria.
La seconda linea guida è la gestione del rischio tematico. La forte esposizione del mercato alla narrativa dell’AI spinge investitori come Michael Burry a utilizzare strumenti derivati per proteggersi da eventuali correzioni, mentre altri, come Seth Klarman, preferiscono cercare valore in settori meno alla moda ma con flussi di cassa solidi.
La terza riguarda la diversificazione delle fonti di rendimento. Le scelte di Buffett su Alphabet e di Klarman su Restaurant Brands International dimostrano che è possibile combinare tecnologia e consumi difensivi in un portafoglio bilanciato, costruendo una struttura in grado di reggere a diversi scenari macroeconomici.
Per un investitore italiano interessato a costruire o ottimizzare il proprio portafoglio, la lettura attenta dei 13F e delle mosse dei grandi gestori offre una traccia concreta su cui lavorare, sempre tenendo conto del proprio profilo di rischio, dell’orizzonte temporale e degli obiettivi personali.
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