E’ stata, quella trascorsa, sul mercato dei cambi, una settimana estremamente importante e significativa sotto il profilo delle price action. Il mercato ha colpito duramente euro e sterline soprattutto, ma anche le altre valute, oceaniche comprese. Sui mercati azionari, giù i listini Usa con il Dow Jones sotto i 30 mila punti ai minimi degli ultimi 2 anni, mentre Nasdaq ed S&P hanno perso quasi il 2% ciascuno. Seconda settimana consecutiva di ribassi con la paura che comincia ad emergere sui mercati. L’indice fear and greed ha raggiunto il livello di estrema paura, mentre sulle materie prime registriamo un petrolio Wti sotto gli 80 dollari e un Brent sceso a 85.
Ma quali sono le ragioni di questo crollo dei mercati?
Sono diverse, nel senso che dipendono da un lato dalle tensioni internazionali legate alla guerra Russia Ucraina, con i timori di escalation militare che cominciano a farsi strada, ma dall’altro da questioni legate alla congiuntura macro economica nelle aree che più rischiano di essere colpite dalla recessione, e infine dalla rinnovata divaricazione delle politiche monetarie delle banche centrali, che sui cambi, stanno privilegiando il solo dollaro. Una tempesta perfetta.
La sterlina poi è stata affondata venerdì, in una giornata in cui la valuta britannica ha perso quasi il 4.5%, la peggiore seduta dal marzo 2020 sicuramente, ma se andiamo indietro, molto probabilmente bisogna risalire ai movimenti del referendum pro Brexit del giugno 2016. Il livello raggiunto è il nuovo minimo dal 1985 a 1.0850, e la ragione del ribasso è legata alle preoccupazioni degli investitori dopo la presentazione del piano del governo che ha annunciato tagli alle tasse, nel tentativo di rilanciare la crescita economica. Tra i provvedimenti, segnaliamo l’annullamento dell’imposta sulle società al 25%, rimasto al 19%. Il provvedimento di 45 miliardi di sterline per sostenere anche imprese e famiglie sul caro bollette, è un piano che fino al 2026 2027 vedrà un impegno di 150 miliardi di pound, che invece di rassicurare gli investitori, pare li abbia spaventati per il livello del debito pubblico che la Gran Bretagna potrebbe raggiungere. Sorprende, a nostro parere, la reazione del mercato in quanto, il debito inglese, oggi al 100 per cento del Pil è di gran lunga inferiore a quello Usa e a quello di molti altri paesi europei. Inoltre un piano analogo, quando fu presentato prima da Trump e poi da Biden (3 +2 trilioni di dollari), nel periodo pandemia, nonostante generasse un incremento del debito, oggi al 130% del Pil a oltre 31 mila miliardi, segnò la ripartenza dei mercati e del dollaro. Ma in questo momento la reazione degli investitori al piano inglese è di fatto stata assai negativa ed è indiscutibile. A questo punto, sul Cable, si comincia, in ragione del possibile peggioramento delle notizie sul piano geopolitico e macro, anche a parlare di parità.
L’altra valuta che rischia il collasso è l’Euro che ha rotto 0.9860 ed è scesa a 0.9690, ormai a 100 punti dal primo target significativo. Ma anche sulla moneta del vecchio continente, si abbatte la scure di un mercato che non crede che i problemi strutturali europei si possano risolvere tanto facilmente, con la Germania probabilmente già in piena recessione. Il rischio frammentazione, che aveva espresso poi Lagarde qualche tempo fa, rischia di travolgere la credibilità dell’Unione, per di più in assenza di dichiarazioni a sostegno della valuta, e il cambio ne è una delle principali espressioni. La sensazione che ai movimenti attuali manchi ancora qualcosa, con obiettivi, per esempio a 0.8225 di Euro, cioè il retest del minimo storico del 2000, parità di Cable, 0.6000 di Audusd, 0.5500 di NzdUsd, così come nuovi massimi per UsdCad e UsdJpy, c’è e non è più una chimera. A questo punto il panico potrebbe spingere a movimenti estremamente violenti, più ancora di quelli che abbiamo già visto. Che sia un nuovo 1985 e che si arrivi a nuovi accordi come quelli del Plaza di quell’anno per indebolire il dollaro e salvare i mercati? Si perché a questo punto, la correlazione dollaro su borse giù rischia di creare il caos, e impedire oscillazioni eccessive del mercato dei cambi diventerà un mantra per le banche centrali, che prima o poi dovranno intervenire congiuntamente.
La settimana sarà, sul fronte dati, caratterizzata da dichiarazioni dei banchieri centrali, dal Pce Usa che misura la vera inflazione. Nel vecchio continente, attendiamo i dati sui prezzi al consumo per Germania, Francia, Italia e Spagna.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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