Comincia oggi l’ultima settimana del mese di agosto, caratterizzato da poca volatilità e scarsi movimenti, almeno fino ad ora. Si pensava che potesse essere un mese ad alta tensione, con movimenti significativi, sia per la mancanza di liquidità che strutturalmente coincide con questo periodo estivo, sia per le tensioni latenti che stiamo vivendo a livello globale. Ed invece, non è successo praticamente nulla o quasi, con il dollaro che è rimasto sostanzialmente nel range venutosi a creare proprio durante questo mese, con le accelerazioni a suo favore alternate a movimenti contrari che ne hanno in parte ridimensionato la precedente price action.
Si parla di tensioni che riguardano le scelte di politica economica di Trump, in primis quelle sui dazi, che stanno influenzando i rapporti bilaterali globali, nonché di quelle che rimangono per ora sopite nel vecchio continente, sempre in bilico per questioni economiche, e non solo, ed in particolar modo tra l’Italia e buona parte dei paesi del nord Europa.
La questione immigrazione è e resta uno dei nodi cruciali, il crocevia da cui deve passare il vecchio continente per evitare una breakout che sarebbe clamoroso. Tra poche settimane il governo Italiano presenterà la finanziaria, che sarà il vero banco di prova per il paese nei confronti dei mercati. Uno sforamento del deficit superiore al 3% potrebbe spingere lo spread al rialzo, ma secondo gli analisti, solo se fossimo sopra al 4% vi sarebbe una probabile crisi con lo spread.
Per ora quindi restiamo in attesa, mentre sui mercati assistiamo alla ripresa dell’oro, che si è messo sopra i 1.200 dollari l’oncia, e appare in fase di accumulazione con il dollaro che di conseguenza ha ceduto terreno contro le principali valute, anche se siamo arrivati su aree molto dure da superare, specie sull’EurUsd, almeno nel breve termine.
La sterlina resta sotto pressione, i timori relativi ad un mancato accordo tra Ue e Uk pesano sul valore della divisa britannica che però resta nel suo range degli ultimi due anni e mezzo. UsdJpy che tra tutti i dollari, resta quello più forte, non avendo corretto moltissimo rispetto alla risalita da 110.00 a 114.50, con i prezzi appena sopra quota 111.00.
Interessante anche l’evoluzione di Aud e Nzd che si sono avvicinate a prime resistenze importanti, da violare per evitare ulteriori ribassi strutturali.
Il quadro, sui cambi, è assai fluido, ovvero incerto, e tutto può realmente accadere. L’influenza delle notizie e delle voci che si rincorrono su qualsiasi tema, sembrano market movers, segno che è presente un certo nervosismo tra gli operatori. Ma è sempre così quando si è a ridosso di eventi così importanti come quelli attesi per l’autunno.
Sul fronte delle banche centrali, segnaliamo le dichiarazioni di Powell che ha riaffermato come proseguirà la tendenza al rialzo dei tassi nonostante abbia ammesso che l’inflazione non sta dando segnali evidenti di rialzo sopra al 2%. Ciò viene interpretato come segnale dovish da parte degli analisti.
Per ultimo non bisogna dimenticare che la Fed non è lontana dalla fine della politica rialzista sui tassi e tra non molto potremmo anche scoprire che le autorità monetarie Usa si riposizioneranno con una politica neutrale. Questo potrebbe avvenire anche prima di un eventuale ultimo rialzo e il mercato potrebbe scontare questo evento con un ribasso del biglietto verde.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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