Riprendiamo oggi la normale operatività, consapevoli di non aver perso molto, in termini di price action, durante questo ultimo periodo di vacanze.
C’è da dire che il periodo in oggetto è stato caratterizzato da una discesa generalizzata del biglietto verde contro le principali valute, euro, sterlina, ma anche Cad, Aud e Nzd, mentre solo contro Jpy il biglietto verde ha recuperato terreno. Il movimento più interessante infatti è stato prodotto dall’EurJpy che dal livello di 132.00 del 19 dicembre, è salito fino ad un massimo di 136.60, circa il 2.8% di movimento. Altrettanto ha fatto l’EurUsd che è tornato sui massimi a 1.2090 per poi stornare leggermente in area 1.2020, dove si trova oggi.
Questo ribasso del biglietto verde è soprattutto legato alle aspettative di riduzione delle forbici tra tassi Usa e tassi di altre valute, nonostante il recente rialzo della Fed e le promesse di ulteriori rialzi nel 2018. Non sembra però esserci unanimità all’interno del board della Fed, il Fomc, per cui queste divergenze, unite al fatto che il mercato sta prezzando contestualmente una certa predisposizione da parte delle altre banche centrali, a seguire la Fed, sembrano essere state la principale ragione della discesa del biglietto verde.
In Europa i dati continuano ad evidenziare una crescita dei principali indicatori economici, robusta e sostenuta, anche se l’inflazione non fa segnare nuovi massimi e tende a rimanere piuttosto contenuta, intorno all’1.5% per cento il dato aggregato per Eurozona, con la Germania intorno a +1.8% e l’Italia, fanalino di coda, con una inflazione sotto l’1%.
È chiaro che il recupero della moneta unica, a tendere, potrebbe acuire le divergenze all’interno dell’Unione Monetaria, che sappiamo essere inefficiente da un punto di vista valutario. Se l’Euro salirà in modo persistente, insieme al recupero delle materie prima e insieme contestualmente ad uno spread bund/btp che ricomincerà ad allargarsi, ecco che tutti i benefici che hanno visto l’Italia riprendere a crescere, anche se non allo stesso modo dei partners europei, verranno meno, e i problemi strutturali del nostro paese riemergeranno in tutta la loro evidenza. Ogni 10% di rivalutazione del tasso di cambio, si assiste generalmente ad un ribasso dell’inflazione dello 0.5% e allo stesso modo una caduta del pil di quasi la stessa entità, ovviamente a seconda dell’elasticità della domanda e dell’offerta che può far leggermente variare queste percentuali in un senso o nell’altro, ma non ci discostiamo molto da questi numeri. Inoltre non dobbiamo dimenticare che stare long Eurusd costa l’1.5% all’anno di swap, circa, che in termini di pips significano circa 200 pips l’anno ovvero 18 pips al mese. Non è chissà cosa, ma sopra certi livelli diventerà significativo. Tra l’altro da un punto di vista prettamente teorico, la forbice dei tassi tra Europa e Usa è destinata ad allargarsi in quanto in Europa, ad oggi, ci si limita a parlare di tapering.
Per quanto riguarda lo Jpy, il discorso appare ancora similare con la sola differenza che Kuroda ha promesso di andare avanti ad oltranza con il qqe. Per quanto riguarda le altre coppie di valute, segnaliamo la tenuta e la forza di Aud e Nzd rispetto al biglietto verde così come il movimento del dollaro canadese, segnalato in netto recupero dopo i positivi dati della settimana scorsa sull’occupazione.
Da un punto di vista tecnico, il UsdCad appare assai interessante perché ha negato più volte il ritorno sopra 1.2900 10, mentre al ribasso non possiamo escludere una accelerazione verso 1.2050 60 inizialmente, seguito da un livello interessante a 1.2000, peraltro interessante soglia psicologica. Una rottura al ribasso di 1.2000 ci porterebbe a considerare un cambiamento del trend di medio termine, ancora rialzista.
Per quanto riguarda la giornata odierna, poco da segnalare sul fronte dati se non quelli europei sulla fiducia dei consumatori, sulle vendite al dettaglio e sul clima di fiducia nel business da parte delle imprese. Nel pomeriggio ri-cominceremo con la tiritera degli interventi dei rappresentanti Fed, una abitudine ormai consolidata di cui faremmo volentieri a meno. Preferiremmo infatti che i mercati fossero lasciati liberi di muoversi senza continue e persistenti influenze verbali da parte dei banchieri centrali.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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