Ricominciamo un’altra settimana con la consapevolezza che quella appena trascorsa sia stata probabilmente la più importante dell’anno, in ragione degli avvenimenti che si sono succeduti, a cominciare dalle decisioni delle banche centrali americana, inglese e giapponese, per finire poi con la significativa reazione dei mercati.
Ricorderete tutti che la settimana ancora precedente la Bce aveva deciso di lasciare i tassi invariati, pur nella consapevolezza che dovrà necessariamente cominciare ad alzarli, prima o poi, a causa di una inflazione che continua a crescere, nonostante la congiuntura sia in deciso rallentamento. La settimana scorsa abbiamo avuto la conferma che, diversa condizione vale per la Fed, e per la Boe, mentre la Boj ha ricalcato le orme della Bce, lasciando il costo del denaro invariato, con l’inflazione che, nel paese del sol levante, resta di gran lunga inferiore a quella europea (+2.5%). La Fed, dal canto suo, ha alzato il costo del denaro di 75 basis points, portando i Fed funds all’1.75% e ha assicurato che dovrà proseguire nella politica di normalizzazione dei tassi, alzandoli almeno fino al 3%. La Boe ha alzato anch’essa di 25 punti base, portandoli all’1.25%, e ha scritto, nello statement relativo alla decisione, che nonostante una congiuntura in rallentamento, dovrà anch’essa proseguire nella politica restrittiva. La Boj invece ha lasciato i tassi invariati dichiarando che proseguirà invece nella propria politica di espansione monetaria che ha come obiettivo la crescita del Pil e il recupero della congiuntura economica, in un contesto inflattivo che non preoccupa come nei paesi occidentali.
In questo quadro, per la verità molto variegato, non tanto nelle decisioni, quanto nelle dichiarazioni delle banche, assai diverse tra di loro in termini di sentiment verso gli effetti di queste decisioni e verso la congiuntura economica, le valute si sono mosse in modo erratico, ma tutto sommato abbastanza laterale e nei trading range delle ultime settimane, mentre i mercati azionari sono scesi prepotentemente. Insieme ad essi anche le crypto hanno perso quota con il Bitcoin sotto i 18 mila dollari. Il petrolio dal canto suo, è l’unico che sembra aver trovato le condizioni, (non macroeconomiche però), per una correzione tecnica, avendo realizzato un massimo inferiore rispetto al primo massimo del mese di marzo a 128.30, con il Wti cash che ha di fatto realizzato un massimo inferiore a 123 per poi scendere finalmente sotto quota 110. La strada verso una normalizzazione sembra ancora lunga, ma le premesse sembrano decisamente buone. Ma solo sotto 93.00 area, potremo parlare di possibile inversione. Prima saranno solo correzioni di un trend decisamente one way.
Tornando al mercato valutario, segnaliamo un EurUsd che tecnicamente sembra essere entrato un una fase di accumulazione, lenta, ma a minimi crescenti, che si nota anche sul grafico daily, e con il nuovo minimo superiore, anche se di poco, posizionato a 1.0350. E’ chiaro che ogni salita, almeno per il momento, l’Euro troverà venditori in ragione di un delta tasso che fa venire in mente il ritorno storico dei carry trades, dopo anni e anni d tassi a zero, e un differenziale (termine improprio ma che rende l’idea) favorevole decisamente alla divisa americana (+1.75% ora), che a tendere dovrebbe anche acuirsi ulteriormente, specie se i tassi Usa arriveranno a fine anno al 3%. Ma di fronte a questo scenario, tutte le notizie negative sull’Euro, dai tassi alla congiuntura, sembrano già digerite dal mercato e nei prezzi attuali, mentre quelle sul dollaro, in particolar modo sull’eventualità di una recessione che qualche analista comincia finalmente ad intravedere, non lo sembrano ancora. E questo potrebbe generare una correzione anche abbastanza significativa, della moneta unica.
Stesso discorso vale per la sterlina, le cui prospettive pessimistiche sulla crescita (che secondo alcuni analisti l’anno prossimo dovrebbe essere la peggiore tra i paesi del G20), sembrano già nei prezzi attuali. Pertanto non ci meraviglieremmo se, nelle prossime settimane, le price action dovessero spingere il dollaro leggermente al ribasso, specie se le borse continueranno a muoversi verso sud. Il UsdJpy per contro, dopo aver visto giovedì scorso un ribasso di 300 pips nella speranza di un segnale hawkish dalla Boj, poi delusa, è tornato prepotentemente verso i massimi a ridosso di 135.30, dove per ora si è fermato. Sulle altre coppie segnaliamo la salita di UsdCad, generatasi per effetto del ribasso del petrolio, con obiettivi, specie se l’oro nero dovesse rompere i supporti richiamati, anche in area 1.3400. Venendo ora alla settimana entrante, aspettiamoci ancora dichiarazioni dei banchieri centrali, compresa l’audizione di Powell al Senato e al Comitato dei servizi finanziari.
Sul fronte dati, Pmi per l’occidente, oltre a Giappone e Australia, e inflazione in Uk e Canada. Sul fronte price action, i mercati resteranno presumibilmente volatili, up and down, offrendo opportunità di breve termine, mentre per il medio, occorre attendere ancora le parole dei banchieri centrali, su quanti saranno ancora i prossimi rialzi. Abbiamo il timore che stiano sottovalutando la crescita, che appare decisamente in calo nelle settimane a venire, e se continueranno a reiterare la necessità di rialzi del costo del denaro per contrastare una inflazione da costi ed esogena, potremmo ben presto vedere recessione in tante aree unita ad una inflazione ancora forte, ovvero quella stagflazione tanto temuta.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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