Comincia oggi il tour de force delle banche centrali per il mese di Settembre, da considerare probabilmente come il periodo più importante dell’anno. Ci avviciniamo ad un autunno infatti, che potrebbe realmente essere il più caldo degli ultimi 15 anni, in termini di tensione in aumento sui mercati e risk off potenzialmente significativo.
L’Euro è la valuta che più soffre in questo momento insieme allo Jpy, mentre a ruota segue la sterlina che vive un momento di pausa in attesa che Liz Truss, nuovo Primo Ministro, annunci il piano del governo per la ripresa e il contenimento dei costi dell’energia attraverso aiuti di stato. E molto dipenderà da come il nuovo Governo riuscirà a convincere i mercati sulla bontà del programma proposto. Si parla di 40 miliardi di sterline di aiuti e sostegni a cittadini e imprese per il caro bollette.
Intanto UsdJpy arriva a 144.35, 200 pips di rialzo ieri e 100 stanotte e non pare essere finita, con 147.00 che se andiamo avanti di questo passo, sarà raggiunto in poche sedute. L’EurUsd sembra posseduto da forze occulte, per dirla con una battuta, nel senso che ogni tentativo di rialzo viene immediatamente frustrato da un dollaro che, quando viene spinto su un supporto, rilancia e rialza immediatamente la testa, per poi ritornare a schiacciare la moneta unica senza soluzione di continuità.
E domani c’è la Bce, non dimentichiamolo. Il mercato, nelle ultime ore, sembra essere più pessimista relativamente al rialzo del costo del denaro di 75 punti base, che sembrava essere, dalle ultime dichiarazioni dei banchieri del board della banca centrale europea, più probabile, e di fatto ora si aspetta un aumento inferiore, ovvero dello 0.50%. Un rialzo del genere sarebbe considerato insufficiente per sostenere la moneta unica, che rotto il livello di 0.9870, potrebbe accelerare verso i target da noi richiamati a 0.9590. Per ora le price action sono ancora tranquille, nel senso che pur nella volatilità, non c’è alcun vero panic selling, ma attenzione perché nei prossimi giorni e settimane lo scenario potrebbe trasformarsi in un free fall di alcuni tassi di cambio. La storia ce lo insegna e per tale ragione bisogna essere pronti a reagire.
Oggi si muoverà la Bank of Canada che alzerà il costo del denaro di 75 punti base e secondo alcune analisi, specie dopo gli ultimi dati negativi, potrebbe anche essere l’ultimo. Giovedì la Bce poi il 15 settembre la Boe e infine per ultima la Fed a fine mese, il 25. Insomma, tanta carne al fuoco, e tante opportunità che sul fronte operativo si presenteranno.
Da un punto di vista macro salgono le preoccupazioni verso una fine del 2022, che sembra molto difficile per l’economia del vecchio continente, compresa la Gran Bretagna, alle prese con una probabile recessione che potrebbe per molti essere peggiore di quella del 2009. Allora era una crisi del sistema finanziario, oggi potrebbe esserlo del sistema produttivo, che potrebbe decisamente ridimensionarsi a causa dei possibili blocchi della produzione legati ai prezzi esorbitanti di gas e delle materie prime. Si parla, nella sola Italia, di 120 mila aziende a rischio di riduzione della produzione e tagli e ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali che andrebbero ulteriormente a pesare sulle casse statali, già sufficientemente sotto stress. Si parla di un conto da 33 miliardi di Euro nei prossimi 6 mesi, secondo i dati dell’ufficio studi di Confcommercio. La reazione del petrolio è significativa in tal senso, la domanda potrebbe scendere e incontrare l’offerta su livelli più bassi. Non ci meraviglieremmo di trovare, tra un paio di mesi, il petrolio a 65 / 70 dollari al barile. Anche se ad oggi, va ricordato, la maggioranza delle analisi vede un oro nero ancora intorno ai 120 dollari, e in un momento di crisi come quello attuale, significherebbe stagflazione certa. Chi avrà ragione?
Sul fronte dell’analisi tecnica ricordiamo che la forza del dollaro non si esaurisce e servono movimenti correttivi e di consolidamento importanti per poter pensare ad una inversione che a questo punto è altamente improbabile. Ciò che sembra più plausibile, è una discesa costante e lenta fino ad un flash crash finale che potrebbe spingere i prezzi di EurUsd verso 0.8225, minimo storico del 16 ottobre del 2000, mentre non fa testo il minimo sintetico realizzato dall’EurUsd del marzo del 1985 che peraltro, ricordiamolo, avvenne prima degli accordi del Plaza del settembre del 1985, con il quale i Ministri delle Finanze e banchieri centrali del G5 (Francia, Giappone, Regno Unito, Germania e Stati Uniti) decisero di porre fine alla rivalutazione progressiva del dollaro attraverso interventi coordinati atti a ridurre il disavanzo delle partite correnti (che registra le transazioni internazionali di merci e servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti) che aveva raggiunto il 3.5% del Pil americano. Si dice che allora l’intervento venne fatto attraverso la vendita di circa 10 miliardi di dollari, che per allora, era una cifra importante. Si pensi che oggi, il disavanzo delle partite correnti Usa, nel primo trimestre 2022, è stato del 4.8% del Pil, ben superiore a quello che fu la ragione per svalutare il dollaro deciso all’Hotel Plaza nel 1985. La ragione è la forza del biglietto verde, che provoca una diminuzione dell’export e un aumento dell’import. Detto questo, siamo ancora lontani dai massimi storici del dollaro contro Euro, mentre siamo più vicini rispetto alla sterlina a 1.1430 (senza considerare quell’ 1.0340 sempre del 1985). Il UsdJpy ha ancora spazio verso 147 e poi anche 160, ma è chiaro che stiamo esclusivamente dando dei numeri che potrebbero anche non essere mai visti. Il nostro è solo un tentativo di dare dei livelli per offrire un quadro più preciso delle aree che ipoteticamente, non sarebbero da escludere. Intanto, viviamo alla giornata.
Oggi è il giorno della Bank of Canada e domani della Bce. Il mercato sarà altamente volatile e la tensione potrebbe aumentare.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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