Proprio nel commento di ieri avevamo richiamato l’eventualità di un ritorno del dollaro, in possibile presenza di un calo dei mercati azionari, e avevamo quindi ipotizzato un recupero della divisa americana come ritorno del risk off e della valuta rifugio per eccellenza, almeno in questa fase. Sembra un paradosso, ma più escono notizie peggiori sull’economia a stelle e strisce, maggiori sono gli acquisti di divisa americana. Ieri le vendite al dettaglio relative al mese di marzo hanno evidenziato un calo dell’8.7%, rispetto ad un consensus di -8%. Successivamente abbiamo visto pubblicati i dati sulla produzione industriale e manifatturiera, entrambi negativi ovviamente, del 5.5% e del 6.3% rispettivamente. Di fronte a questi dati Wall Street tutto sommato ha tenuto anche se ha chiuso in rosso, ma il dollaro ne ha approfittato. Nei confronti della moneta unica siamo scesi un centinaio di pips, quasi l’1%, ma senza grandi accelerazioni, mentre nei confronti della sterlina, il rialzo del dollaro è stato leggermente più marcato, quasi 200 pips, anche se in percentuale non siamo lontani dal movimento di EurUsd. Più marcata la discesa delle oceaniche, colpite anche per il fatto che i cross EurAud ed EurNzd erano arrivati su livelli di ripartenza molto interessanti in area 1.7000 e 1.7840, con configurazioni buy abbastanza chiare. Aud, dai massimi è sceso quasi 160 pips che rappresentano il 2.7% mentre per Nzd la discesa è stata superiore con 180 pips che rappresentano circa il 3%.
Sembra difficile comprendere come mai, in un contesto tanto complicato, non vi siano delle scelte tecniche di asset allocation che prediligano quelle aree in cui la pandemia non ha colpito in modo particolarmente aggressivo, come i due paesi oceanici, e come, ancora, non si vada a ricercare una diversificazione di portafoglio verso un’area che, in ragione della ripartenza della Cina, dovrebbe essere favorita nel medio periodo. Ed invece, si prediligano scelte di investimento semplici, fatte con “la clava” anziché di “cesello”, ovvero “compriamo la valuta rifugio” senza pensarci troppo per difenderci in un momento tanto delicato, e aspettiamo che qualcosa si sblocchi in senso positivo, prima di rimettere mano a scelte di investimento maggiormente mirate e basate su prospettive di medio termine. Questo, a noi pare, essere il pensiero dominante, supportato, come abbiamo più volte ricordato, dal fatto che il risk off non solo non è terminato, ma potrebbe violentemente riproporsi nelle settimane e mesi a venire, in ragione di conseguenze economiche che ancora non sono percepite in modo evidente, ma che piano piano sembrano mostrare una quadro peggiore di quel che poteva sembrare qualche settimana orsono.
Sul fronte delle correlazioni, non c’è molto da dire, i grafici in condizioni di risk off, sono tutti uguali, almeno sui cambi, con il dollaro che sale contro tutto, e le uniche diversificazioni si possono fare sui cross, mentre il grafico di EurUsd è molto simile al Cable, AudUsd, NzdUsd e in modo reciproco a UsdJpy e UsdCad o UsdChf. Il fatto che il dollaro salga su Jpy in condizione di risk off è la vera novità rispetto alle precedenti crisi, anche quella del 2009.
L’altra fonte anomalia è il gold che sale con l’equity che sale, in una correlazione contraria alla storia, ma evidentemente legata a coperture che coloro che sono long di equity, vogliono avere per evitare di trovarsi scoperti nel caso di crollo dell’azionario. Sul petrolio, non c’è molto da dire, in quanto ieri il report dell’Opec ha ben evidenziato come, nonostante un taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno, il calo della domanda globale, potrebbe essere quest’anno di oltre 30 milioni di barili al giorno, per ridursi poi l’anno prossimo a 9 milioni. Pertanto il taglio di 10 milioni significa comprare tempo da parte dell’Opec, in attesa della fine dei lockdown e inizio di fase 2, per vedere se ci sarà una ripartenza della domanda e evitare di fare nuovi e ripetuti tagli alla produzione. Prezzi che oscillano intorno ai 20 dollari, ma che potremmo anche vedere intorno ai 15-16 dollari se non ci fossero progressi sotto il profilo sanitario e il lockdown si dovesse protrarre in misura superiore a quanto ci si attende.
Buona giornata e buon trading
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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