Niente da fare, è il caso di dirlo. In molti, tra analisti e investitori, speravano che Powell, nel suo discorso a Jackson Hole, venerdì scorso, potesse aprire qualche spiraglio, grazie ad un atteggiamento leggermente più accomodante verso l’inflazione, che nelle ultime rilevazioni di Luglio, ha mostrato un parziale ridimensionamento, ma così non è stato. Il Dow ha perso oltre 1200 punti, rispetto ai massimi di 33.430, mentre l’S&P quasi 180 punti e il Nasdaq 650.
Di fatto il Presidente della Fed ha confermato che la banca centrale rimarrà, anche nel prossimo futuro, pienamente impegnata a domare l’inflazione anche a rischio di recessione. Il Presidente ha osservato che l’inflazione è ancora troppo alta e che il ciclo di inasprimento della Fed è tutt’altro che concluso, raffreddando le aspettative, tra gli investitori, di tagli ai tassi nel 2023.
Le price action conseguenti sul mercato, hanno rappresentato il riflesso di questo decisionismo della banca centrale Usa, nonostante l’indice chiave dell’inflazione indicasse ulteriori prove che l’inflazione potrebbe raffreddarsi. L’indice dei prezzi PCE, ha infatti mostrato che l’inflazione core è diminuita più del previsto a luglio, dando alla banca centrale spazio per ridimensionare il suo approccio. Nel frattempo, la spesa dei consumatori negli Stati Uniti è aumentata meno del previsto a luglio, aggravando le preoccupazioni per un rallentamento dei consumi.
La reazione del mercato non si è fatta attendere, ovvero, dopo una primo movimento correttivo, i mercati hanno cominciato a scendere mentre il dollaro è tornato a spingere al rialzo, soprattutto euro e sterlina che da 1.0070 e da 1.1900, sono scesi nuovamente a 0.9960 e 1.1740, a dimostrazione che per le valute concorrenti la divisa americana, le speranze per una inversione si allontanano, almeno per il momento.
A questo punto tutto lascia pensare ad un nuovo rialzo di 75 punti base a settembre da parte della Fed e di fronte ad una banca centrale Usa così aggressiva, la Bce non può fare altrettanto. La congiuntura in Germania porta dritti dritti ad una recessione senza precedenti, e se consideriamo che questo autunno, l’aumento della bolletta energetica potrebbe portare al fallimento di molte aziende, non solo in Germania, ma anche nel nostro paese, con lo spettro di razionamenti, beh ci sembra chiaro che non possiamo certamente sperare, almeno per il momento, ad una inversione della tendenza attuale che vede il biglietto verde schiacciare le valute concorrenti.
E’ vero che la Bce un rialzo da 50 o 75 punti base dovrà sostenerlo prima o poi, ma quanto questo incremento riuscirà a frenare una inflazione esogena e a non causare una stagflazione che per molti è ormai cosa certa? A favore di un rallentamento della discesa di euro e sterlina, c’è una sola motivazione, ovvero che tutti ormai pensano che non vi sia spazio di movimenti al rialzo per queste valute e quindi tutti tenderanno a mettersi short a questi livelli, che sono comunque minimi importanti. Tecnicamente però l’Euro dovrebbe poter scendere almeno fino a 0.9600 con la sterlina a 1.1500. A conferma di ciò, segnaliamo la chiusura di venerdì di EurUsd, con una shooting star ribassista sui grafici daily, che sembra realmente essere prodromica per ulteriori discese. Ma anche lo Jpy e le oceaniche potrebbero subire ancora la forza della divisa Usa. Prepariamoci, sarà un autunno caldissimo, e l’unica speranza è che i prossimi dati Usa siano in peggioramento, per poter dire “mal comune mezzo gaudio”, e assistere magari ad una Fed meno aggressiva nei prossimi mesi, in relazione ad un peggioramento della congiuntura che potrebbe rasserenare le borse. Sembra un paradosso, ma questo è il mercato che ci troviamo di fronte.
La settimana entrante sarà caratterizzata dai non farm payrolls, i dati sul mercato del lavoro, ma anche i Pmi e l’Ism Usa. Non dimentichiamo il Pil per Italia, Canada, India, Turchia e i dati sull’inflazione in Eurozona. Una settimana ancora molto volatile che ci porterà all’inizio del mese di settembre, che sarà caratterizzato da alta volatilità fino alle decisioni delle banche centrali.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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