Euro sostanzialmente stabile dopo la pubblicazione dei dati americani relativi alle richieste di sussidi di disoccupazione pubblicati ieri. Il numero di americani che ne hanno fatto richiesta è aumentato di 55.000 a 286.000 nell’ultima settimana, il livello più alto da metà ottobre e ben al di sopra delle aspettative del mercato di 220.000. È stato anche il più grande aumento settimanale da metà luglio, a causa dell’impatto della variante del coronavirus omicron sul mercato del lavoro che ha generato anche un aumento del numero dei licenziamenti. Dall’altro lato, l’indice di produzione della Fed di Filadelfia negli Stati Uniti è aumentato a 23,2 nel gennaio 2022 da un minimo annuale di 15,4 a dicembre e al di sopra delle aspettative di mercato di 20.
I principali rapporti di cambio hanno mantenuto un tono stabile con l’EurUsd che è rimasto nel trading range delle ultime sedute, compreso tra 1.1300 e 1.1390. Si aspettano sempre conferme sulla robustezza della ripresa Usa, per avere la consapevolezza della eventuale tenuta del dollaro vicino ai massimi per una ripartenza che allo stato attuale, manca della benzina necessaria per far saltare i punti tecnici considerati livelli chiave. I prossimi dati ci diranno di più.
Intanto nel vecchio continente, segnaliamo che i responsabili delle politiche della BCE hanno notato che il recente e previsto aumento dell’inflazione è stato in gran parte determinato da fattori temporanei che avrebbero dovuto allentarsi nel 2022, ma le ultime rilevazioni e stime indicano come non sia possibile escludere uno scenario di “inflazione più alta e per un periodo più lungo“, come hanno mostrato i resoconti della riunione di dicembre 2021. Allo stesso tempo, la banca centrale europea ha ribadito che gli acquisti netti nell’ambito del PEPP saranno quasi certamente ridimensionati (tapering) alla fine di marzo, ma a detta dell’Istituto di Francoforte, è ancora necessario un sostegno sostanziale dei mercati attraverso la politica monetaria, pertanto un aumento dei tassi di interesse quest’anno è altamente improbabile. Facile immaginare cosa potrebbe accadere alla moneta unica in caso i cui negli Usa ci fossero tre rialzi dei tassi.
Detto ciò, le price action sul nostro mercato hanno mostrato una forza di sterlina sull’Euro, con il raggiungimento dei minimi in area 0.8300. Sui cambi originali, poco da segnalare se non una ulteriore e temporanea discesa di UsdCad, ribaltata peraltro nella notte, generata inizialmente da un petrolio (Wti) che aveva toccato quota 87 dollari al barile, per poi scendere velocemente in area 83 dopo la pubblicazione delle scorte di greggio e carburante americane, che sono salite di 515.000 barili la scorsa settimana. UsdCad, che era sceso in area 1.2450, è ritornato prepotentemente sopra 1.2500 a 1.2520. Il trend ribassista del rapporto di cambio non è negato anche se il rimbalzo è parso vigoroso. Dall’altra parte però, a parte il dato sulle scorte di questa settimana, non vi sono ancora segnali chiari di inversione del trend dell’oro nero, considerato che l’Opec non sembra intenzionata ad aumentare la produzione oltre quei 400 mila barili al giorno che ha promesso recentemente.
Sui listini giornata di recupero e consolidamento, mentre ritornando ai cambi, osserviamo una forza di Jpy che non combacia con un aumento del risk off che invece pare assopito. La ragione sembra legata in parte al rialzo dell’inflazione in Giappone con i dati usciti questa notte, che hanno mostrato un incremento dello 0.8% anziché dello 0.6% delle previsioni.
E’ un mese di Gennaio, quello che stiamo vivendo, per certi versi, contraddittorio, decorrelato, in una fase in cui la diversificazione di portafoglio, sembra dominare la scena. Non c’è certezza e la sensazione è che vi sarà un aumento della volatilità proprio in relazione alle incertezze sul fronte dell’offerta, di quello dei prezzi delle materie prime, dell’inflazione e delle politiche monetarie, che costringeranno gli investitori a fare delle scelte selettive e soprattutto dinamiche, in ragione del fatto che le notizie possono rapidamente cambiare gli scenari che di volta in volta si vengono a delineare. Sulle valute ciò si traduce in una operatività da concentrarsi maggiormente sui cross, e meno sui cambi originali, perché probabilmente meno incerti a livello di price action. Per ora il mercato oscilla tra dollarocentrico e risk off, non sapendo bene la direzione da prendere, ma prima o poi le tendenze si delineeranno in modo decisamente più chiaro. Ma pare ovvio che nella de correlazione intermarket attuale qualcuno stia decisamente mentendo, tra l’azionario e le valute rifugio. Qualcosa, crediamo, cambierà.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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