L’unica vera caratteristica comune tra il 2020 e il 2021 è la forza irriducibile dei mercati azionari e in particolar modo di Wall Street. Noi, come sapete, non siamo tuttologhi e ci occupiamo di valute, e di mercati azionari non ci permettiamo di sindacare, ma qualche volta occorre soffermarsi sulla straordinaria performance che i listini hanno avuto dal 2010 ad oggi, ovvero dalla crisi Lehman siano ai giorni nostri. A febbraio 2009 il Dow Jones raggiungeva i minimi a 6.500 punti e da allora, in 12 anni è salito fino a 35.000, una salita del 450 % in 12 anni, pari al 37.5% l’anno. Per il Nasdaq che nello stesso anno aveva toccato il minimo in area 970 punti, la salita fino a 14.350 rappresenta un +1400% circa cioè in buona sostanza un guadagno del 116% l’anno. Per l’S&P il guadagno è stato circa del 550%, ovvero una performance annuale del 46%. Quale altro asset di investimento avrebbe potuto offrire una simile performance nello stesso periodo? E in questo delicato periodo storico, nonostante la pandemia, gli aiuti messi in campo dai vari governi e negli Usa, gli stimoli fiscali da 5 trilioni di dollari, oltre al sostegno della Federal Reserve che si è tradotto in 120 miliardi di acquisti di titoli mese oltre a tassi praticamente a zero, i listini azionari persistono nel far registrare sempre nuovi massimi e non correggono al ribasso se non per qualche sporadico movimento che peraltro poi rappresenta una immediata occasione d’acquisto.
Il Forex, in tutto questo periodo, ha vissuto fasi alternate, diverse, prima ad altissima volatilità, e ci riferiamo agli anni 2008-2009, e poi lentamente la volatilità è scesa insieme ad un aumento della liquidità e ha mantenuto sempre una certa stabilità, con qualche momento di movimenti assai erratici, come nel 2015 durante l’uscita dal peg del franco svizzero o i movimenti post Brexit della sterlina, o ancora la volatilità a cui abbiamo assistito sulle valute oceaniche nel 2020.
Tutto questo per dire, cari amici, che i mercati sono diversi e vanno lavorati diversamente, che non si può operare con gli stessi metodi su mercati così differenti. Anche le correlazioni intermarket cambiano continuamente e si stanno rivelando sempre più erratiche, in ragione di questa diversità strutturale che da una parte vede un mercato che sale senza soluzione di continuità perché sale il valore delle aziende quotate nei listini, mentre dall’altra, nel Forex, vi sono movimenti dettati da fondamentali macro che vedono, di volta in volta e ciclicamente, una valuta prevalere sull’altra, per cui i prezzi tendono, anche se nel lungo periodo, a rivedersi.
Come abbiamo ribadito nel commento di ieri, di fronte ad un mercato azionario che non accenna minimamente a stornare e fa registrare sempre nuovi massimi, la correlazione attuale che vede in tali circostanze il dollaro scendere di fronte a condizione di risk on, impedisce di fatto alla divisa americana di recuperare oltre quanto avevamo visto nell’ultima settimana e se si deve aspettare uno storno delle borse per veder salire il biglietto verde, magari in condizioni di risk off. Ecco che quindi, per poter assistere ad un movimento di ripresa strutturale del biglietto verde occorre che cambi lo status della divisa americana, da valuta rifugio a valuta da investimento. E perché ciò accada bisogna che si modifichi la struttura dei tassi all’interno del mercato stesso, altrimenti il biglietto verde potrebbe lentamente continuare a scivolare nel medio e lungo termine.
Ma la fortuna, per chi opera su cambi, è data dal fatto che vi sono tante coppie di valute, le cui caratteristiche si modificano in presenza di correlazione specifica, ovvero in presenza di notizie che coinvolgono valute diverse dal dollaro e che generano volatilità. E questa è la principale ragione della nostra view rialzista di UsdCad, che è ben diverso da EurUsd e Cable e che ci pare l’unico dollaro che potrebbe stornare ma in modo strutturale e più di altri. Nelle ultime ore, e lo abbiamo scritto pure ieri, la lateralità prevale e nulla sembra scalfire i tipici movimenti bilaterali estivi, con bassa volatilità e price action abbastanza contenute.
Stiamo in campana cari amici e cerchiamo di sfruttare al meglio “ciò che passa il convento”. Permettetemi infine di ricordare Paola Gentili, una amica del settore, professionista esemplare, prematuramente scomparsa e che noi che ci ritrovavamo periodicamente all’ITF, conoscevamo per la sua dolcezza, il suo sorriso ma anche per la sua preparazione e determinazione.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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