Sui mercati finanziari si vive un situazione di quiete prima della tempesta

La notizia della settimana è stata ovviamente l’inflazione Usa, uscita mercoledì scorso, con numeri decisamente superiori alle attese, al 6.2% anno su anno il dato generale e 4.6% il dato core, ovvero esclusi alimentari ed energia, responsabili del principale rialzo dei prezzi. Numeri che avrebbero dovuto creare panico sui mercati, dato che hanno sorpreso non solo analisti e investitori ma certamente anche i banchieri centrali che fino a ieri parlavano di inflazione temporanea e passeggera e oggi invece devono in qualche modo arrendersi all’evidenza di un rialzo dei prezzi costante e probabilmente strutturale. Ergo questa situazione, a tendere, dovrebbe generare delle conseguenze importanti sia sui rendimenti dei titoli di stato Usa sia sui mercati azionari e quindi anche sui vari indici come il Vix, oppure l’indice “fear and greed” che si trova ancora a 83, in pieno risk on. E così anche i mercati azionari, dopo un paio di sedute di consolidamento, hanno nuovamente rialzato la testa chiudendo in rialzo venerdì.

Sul Forex lo yen è rimasto debole in area 114.00 contro dollaro e nulla sembra evidenziare la possibilità di un ritorno dell’avversione al rischio. Intanto però qualche segnale potrebbe emergere in altri mercati come il rialzo dell’oro, salito sopra 1.850 dollari in un movimento che finalmente sembrerebbe di tipo conservativo, cioè come protezione dei rischi che potrebbero derivare da un rialzo del costo del denaro negli Usa che, a questo punto, non sarebbe da escludere.

Sarà capace Jerome Powell, di tenere la barra dritta e mantenere i mercati calmi in un periodo tanto delicato, almeno potenzialmente? Ma soprattutto, cosa potrà mettere ancora in campo la Fed senza correre il rischio di perdere credibilità e/o rischiare di far rientrare il paese in recessione con una serie di rialzi del costo del denaro che potrebbero deprimere le borse, ma anche l’economica reale? Come potranno essere superate le strozzature dell’offerta legate all’aumento dei prezzi delle materie prime?

Sono domande che dobbiamo porci e mai come in questa fase, i grandi player sembrano ancora alla finestra, in attesa che qualcosa succeda. Quella attuale sembra la calma prima della tempesta, una calma apparente ma che nasconde insidie importanti. Attenzione quindi ai segnali che potrebbero giungere dai prezzi degli asset azionari, dallo yen, che improvvisamente potrebbe tornare valuta rifugio, e dai dati macro Usa che saranno la chiave, nelle prossime settimane per capire se il rialzo dell’inflazione coinciderà anche con un peggioramento della congiuntura economica, cosa che non è assolutamente da escludere. Specie ora che il tapering drenerà inevitabilmente liquidità dai mercati azionari. Ci vuole ancora tempo perché sono 15 miliardi mese (tapering) in meno disponibili sui mercati Usa, ma prima o poi qualche conseguenza la causeranno. Non dimentichiamo che venerdì scorso i dati pubblicati dall’Università del Michigan hanno evidenziato un calo, nella componente del sentiment, a 66.8 a novembre contro i 71.7 di ottobre e al di sotto le aspettative del mercato. E’ stata la lettura più bassa dal novembre 2011 in ragione dell’aumento dell’inflazione e della crescente convinzione dei consumatori americani che non siano ancora state sviluppate politiche efficaci per contenere l’aumento dei prezzi.

Sulle valute, per ora abbiamo visto EurUsd rompere al ribasso e puntare ai supporti chiave posti in area 1.1410 e 1.1370 così come il Dollar index sembra voler attaccare 95.50-60, obiettivo di breve, senza escludere nel medio anche l’area di 97.50 98.00. È la forza di dollaro che sale, anche se meno, contro la sterlina, sulla quale questa settimana si concentreranno le attenzioni in ragione della pubblicazione dei dati relativi ad occupazione, inflazione e vendite al dettaglio. Il Cable resta per ora sopra 1.3360-70 ma, nel caso di rottura dei supporti, potremmo assistere ad una accelerazione importante con obiettivi ben più ambiziosi, anche sotto 1.3000. Sulle altre valute segnaliamo UsdCad che, dopo una puntata veloce sopra 1.2600, ha corretto una cinquantina di pips al ribasso ma resta ben impostato con obiettivi in area 1.2900. UsdJpy che come detto, sembra tenere quota 114.00 ma deve rompere 114.75-85 per poter riprendere il trend. Oceaniche che restano in trend negativo nonostante la correzione delle ultime ore, con possibili target a 0.6900 per NzdUsd e 0.7150 per AudUsd. I cross restano interessanti a causa del fatto che in questa fase, data la diversificazione valutaria in atto, appaiono più volatili. EurAud, EurNzd e EurCad sembrerebbero aver trovato una base solida da cui ripartire al rialzo. E di solito il rialzo di questi cross tende a coincidere con un aumento, anche importante, dell’avversione al rischio.

Prepariamoci quindi, qualcosa potrebbe accadere nelle settimane a venire.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

Profilo dell’analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

Chi è ActivTrades

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