In queste ultime due settimane abbiamo richiamato la possibilità che, prima o poi sui mercati, possa accadere qualcosa di diverso rispetto all’euforia che caratterizza le diverse sessioni operative che si susseguono di giorno in giorno. Spesso, negli ultimi mesi, ci siamo posti la domanda di quando accadrà e quale sarà la ragione scatenante di tale evento ma non abbiamo ancora trovato una risposta plausibile. E allora forse bisogna prima chiudersi se sia vero che i mercati siano in bolla speculativa.
Dare una risposta a questa domanda diventa estremamente complicato, per molteplici ragioni, innanzitutto perché i parametri con cui si era soliti analizzare gli eccessi dei mercati negli anni ‘90 e negli anni 2000 sono cambiati radicalmente in ragione dei cambiamenti, tecnologici e non solo, che sono avvenuti a livello globale, ma poi perché non vi è una definizione univoca a condivisa di bolla speculativa, ma ogni istituto di ricerca economica tende a costruirsi il proprio modello, spesso diverso dagli altri. A giudicare da quanto se legge, tra le ricerche dell’istituto ETHZ del politecnico di Zurigo o tra i molteplici market sentiment si segnalano diverse possibili bolle speculative.
Alcuni premi Nobel come Shiller, che parla della famosa esuberanza irrazionale, ritiene che i mercati siano tirati ma non ai massimi storici, se si guardano le bolle del “dot.Com” del 2000 o quella dei primi anni ‘80. Di fatto c’è molto ottimismo dovuto a tassi di interesse ancora vicini allo zero, economie in ripresa e un’enorme massa di liquidità ancora disponibile. Difficile immaginarsi un evento scatenante che possa cambiare radicalmente e repentinamente questo scenario. Certo è che prima o poi, anche e solo per un semplice principio di mean reversion, qualcosa dovrà succedere, ma non sappiamo quando né tantomeno siamo in grado di capire quale sarà l’evento scatenante.
Potrebbe essere un crollo del mercato azionario in ragione del drenaggio di liquidità che è partito da poco? A giudicare dal fatto che le banche centrali hanno fatto scontare con largo anticipo ai mercati questa notizia, non parrebbe possibile. E allora cos’altro? Una iperinflazione scatenata dalle materie prime? Considerato che i governi stanno mettendo mano alle riserve di petrolio per scongiurare un’impennata dei prezzi, anche questo evento non parrebbe essere in grado di scatenare l’inferno. E allora cos’altro potrebbe causare una discesa dei mercati? La stagflazione?
Con la capacità con cui le banche centrali hanno agito negli ultimi anni, ci sembra realmente difficile che possa esserci un crollo dei mercati data la capacità di manipolazione verbale delle autorità monetarie. Ma se ci dovesse essere potrebbe essere solo una correzione limitata nel tempo e nello spazio. Detto ciò, a noi viene in mente solo che una discesa dei mercati potrebbe verificarsi solo quando il mercato si mettesse tutto long azionario e si convincesse che le borse non scenderanno “mai più”. Forse questo evento, potrebbe rappresentare l’unico vero trigger event che potrebbe scatenare un movimento contrario a quello che vediamo da anni e anni.
Sul fronte valutario le cose stanno in modo leggermente differente. Da tempo stiamo assistendo ad una rivalutazione del dollaro legata alle aspettative di rialzo dei tassi Usa in anticipo rispetto alle altre banche centrali, ma lo scenario potrebbe cambiare perché in definitiva l’interconnessione tra le stesse, e tra le diverse economie del primo mondo, dovrebbe prima o poi portare quasi tutte le autorità monetarie ad alzare il costo del denaro. Certamente la pressione che vediamo su EurUsd potrebbe continuare ancora per qualche tempo, così come su UsdJpy (ovviamente al contrario essendo inversamente correlati), mentre il Cable tiene maggiormente in ragione dell’atteggiamento maggiormente hawkish che la Boe mostra quando i vari rappresentanti della Bank of England rilasciano interviste e dichiarazioni. Le oceaniche, al di là di qualche correzione, scivolano lentamente e non accennano ad alcuna inversione, così come il dollaro canadese tende a restare debole rispetto a quello Usa, in ragione della correzione che è in atto sul petrolio, sceso di 10 dollari al barile, oltre il 10% in 4 settimane.
Ma anche sul Forex, prima o poi, qualcosa cambierà e lo scenario di risk off potrà riemergere anche se dovremmo vedere un aumento dell’avversione al rischio sugli altri mercati, azionario in testa, oppure l’uscita di dati estremamente negativi dagli Usa nelle prossime settimane e mesi. Per ora sembra si vada avanti con questa price action, in una settimana entrante che vede operatività fino a mercoledì, poi giovedì sarà il giorno del ringraziamento negli Usa con probabile discesa della volatilità in ragione di un week end lungo nelle sale operative. Attenzione ai verbali del Fomc e ai dati sui Pmi nelle varie aree del primo mondo, così come alla recrudescenza della pandemia che rischia di causare nuovi lockdown in diverse aree del vecchio continente.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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