I mercati si prendono una pausa rispetto al risk off generalizzato che li aveva attanagliati negli ultimi giorni del mese di Luglio e durante le prime sedute del mese di Agosto. Sul mercato valutario ciò si è tradotto in una tenuta dei principali supporti da parte delle oceaniche, colpite pesantemente da questa guerra commerciale Usa Cina, e sottoposte al fuoco di sbarramento di un dollaro che per ben 16 sedute consecutive ha messo a segno rialzi nei confronti di Aud e Nzd.
Ieri, in seguito alla decisione della Rbnz di tagliare il costo del denaro, a sorpresa, di ben 50 basis points, Aud e Nzd hanno visto i minimi rispettivamente a 0.6677 e 0.6375. Durante la seduta europea e quella americana, sono emersi dei bids che hanno riportato entrambi i cambi al di sopra dei supporti di medio e lungo termine che avevamo segnalato, rispettivamente a 0.6740-50 area e 0.6425-30, livelli che erano stati battuti durante il flashcrash di inizio Gennaio 2019. La chiusura di ieri poi al di sopra di questi livelli ha generato la formazione, per quanto concerne il dollaro australiano, di un hammer rialzista molto interessante su base giornaliera, che sembrerebbe poter rappresentare il preludio ad una correzione più ampia e significativa. I primi livelli da osservare, a tal proposito, sono posti in area 0.6800 la cui violazione potrebbe rappresentare l’innesco di livelli obiettivo superiori, e posti in area 0.6870-75, nonché 0.6915-20 come obiettivo finale di questa prima fase correttiva.
Certo è che con la pressione che Trump continua a esercitare sulla Cina, per ora ci viene difficile considerare tutto questo come possibile, in assenza di un qualche allentamento della tensione e presenza di aperture da parte del Presidente e del suo entourage verso i cinesi, accusati anche ieri di aver manipolato artificialmente il tasso di cambio. I cinesi smentiscono e in questo caso forse occorrerebbe fare un poco di chiarezza sul funzionamento del mercato valutario e sul concetto di manipolazione. Per manipolare un tasso di cambio vi sono tre possibili strade, due delle quali molto complicate perché non è certo il risultato. La prima è la politica monetaria sui tassi di interesse, che indirizza il comportamento degli investitori rendendo una valuta più appetibile o meno appetibile a seconda che i tassi salgano o scendano. La seconda è la manipolazione verbale, che consiste in interventi e dichiarazioni da parte delle autorità monetarie o del Tesoro, per frenare gli acquisti della valuta forte e le vendite di quelle deboli. Ma il successo di questi interventi dipende dalla credibilità del paese e delle autorità monetarie.
Nel caso della Cina, la Pboc ha dimostrato negli ultimi venticinque anni di saper controllare il tasso di cambio con una certa autorevolezza, anche per l’inserimento di un peg flessibile. Quest’ultimo, attivo dal 1994, prevedeva un massimo range di oscillazione giornaliero prima dello 0.3% al giorno poi allargato all’1% di UsdYuan oltre il quale interveniva comprando dollari in caso di ribasso o vendendoli in caso di rialzo al di sopra di tali soglie. E la storia ci dice che in passato, questa era manipolazione perché si impediva la rivalutazione naturale dello Yuan, intervenendo artificialmente sui prezzi. Oggi tale manipolazione appare meno evidente, proprio perché la Cina ha smesso di accumulare dollari come in passato. La terza strada per manipolare un tasso di cambio, sarebbe quello di intervenire continuamente a comprare o vendere valuta estera a mercato, per indirizzare l’andamento del tasso di cambio stesso, che di solito invece sarebbe libero di fluttuare a seconda della domanda e offerta che si genera sul mercato stesso. Questo tipo di intervento, soprattutto nei casi di tensione sui mercati, ha scarso successo se la speculazione e la tensione restano sostenute. E il rischio di bruciarsi riserve valutarie è alto. Ma questo vale per altre banche centrali, quelle dei paesi occidentali, solitamente non preoccupate di costruire una massa di riserve imponenti. Nel caso di Cina e Giappone invece, la quantità di riserve è enorme e i due paesi si contendono il titolo di maggiori detentori di dollari al mondo, con riserve che superano abbondantemente i mille miliardi di dollari, detenuti principalmente in titoli di stato Usa. Che la Cina in passato, abbia manipolato il cambio indirizzandolo attraverso il peg dello 0.3% e poi dell’1% al giorno, è un fatto. Ma oggi con il UsdYuan, non è così chiaro questo atteggiamento. Di fronte ad un aumento della tensione, la domanda di dollari è aumentata e loro si sono limitati a lasciar fluttuare il cambio liberamente, così come è accaduto per AudUsd e NzdUsd. Lo dimostra il fatto che negli ultimi anni, i dollari in loro possesso sono diminuiti di circa 200 miliardi. Certamente, è vero che non hanno fatto nulla per fermarlo e vendere parte dei dollari che hanno in portafoglio, ma questo non è sufficiente per definirli manipolatori. Perché allora dovremmo chiamare tali anche la Rba e la Rbnz o la stessa Bce. Semplicemente hanno lasciato che la domanda di dollari si sfogasse senza tentare alcun intervento, verbale e non, per modificarne l’andamento del mercato.
Tornando a noi, la Pboc ogni giorno determina un cambio di riferimento (fixing) e ieri è stata la prima volta che lo ha fissato al di sopra di 7.00 yuan per dollaro. Questa notte, i dati sulla bilancia commerciale cinese, hanno evidenziato un aumento dell’export rispetto alle attese, 45.06 miliardi di dollari rispetto al 42.6 atteso e anche se il dato precedente era sopra i 50 miliardi. Le importazioni sono diminuite del 5.6% contro un consensus di -9% mentre l’export è aumentato del 3.3% rispetto ad un consensus di -1%. Il dato finale evidenzia un surplus commerciale quindi di 45.06 che è in contrasto deciso con l’aumento dei dazi Usa che avrebbe dovuto ridurre l’export cinese, in linea di principio. Così non è stato e il mercato ha preso la notizia positivamente con un recupero generalizzato. Vedremo se continuerà questa pausa o se il Presidente Trump insisterà nel mettere pressione verso un accordo a lui più favorevole. Buona giornata e buon trading.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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