Come abbiamo ribadito anche ieri, le uniche note interessanti, in questi ultimi giorni sono rappresentate dai movimenti dello Jpy che, curiosamente, tende a scendere durante le sessioni europea e americana, mentre corregge, e anche in modo significativo durante quella asiatica, nella quale i recuperi della valuta giapponese, sono trainati dagli interessi degli esportatori, sempre sulla lettera (ask) di UsdJpy e in questo caso, ovvero in occasione del movimento di questa notte, spinti al rialzo dal dato sul Pmi del mese di giugno che è uscito migliore delle attese, nel settore manifatturiero, servizi e composite.
Bisogna segnalare anche l’intervento di un ex banchiere della Boj che ha affermato che l’eccessiva debolezza dello Jpy va a deprimere l’economia del paese del sol levante. UsdJpy che dai massimi della notte di 136.20, già inferiori ai massimi di martedì a 136.70, è sceso fino anche a 135.15, dimostrando una certa volatilità non solo a salire ma anche a scendere. Solitamente questo tipo di price action capita alla fine di un lungo movimento e viene definito climax, in ragione dell’alta volatilità a ridosso di livelli estremamente significativi. Questo ovviamente non significa che domani la salita del UsdJpy sarà finita, ma è interessante comunque rilevare questo tipo di configurazione che talvolta in passato ha voluto dire poi la fine di un movimento o di un trend di medio lungo periodo.
Ieri la giornata, a parte i movimenti della valuta giapponese, non ha riservato chissà quali emozioni o price action, dato che restiamo, sui cambi, all’interno dei trading range conosciuti e lavorati già da un po’ di tempo, e non sembra che ci siano, nonostante le continue parole dei banchieri centrali, prospettive di cambiamento dei movimenti in atto. I banchieri, dicevamo, continuano ad influenzare ogni nostra giornata lavorativa, mentre in passato i loro interventi erano una rarità, ascoltati, temuti e rispettati, mentre oggi sono decisamente inflazionati e secondo noi hanno perso anche quel fascino derivante dall’attesa che una volta li rendeva eventi unici e inimitabili.
Ieri Powell, al Senato, ha ammesso che forti e persistenti aumenti dei tassi, potrebbero causare la recessione anche negli Stati Uniti, pur rimarcando la bontà della congiuntura americana, e ha dichiarato che evitare la recessione in sostanza non dipende dalla Fed, ma dai prezzi delle commodities, ma nonostante ciò, la Fed deve continuare ad alzare il costo del denaro per tornare categoricamente al 2% di inflazione, livello al quale evidentemente si arriverà. Diciamo noi, attraverso la recessione e il calo della domanda, che poi è l’unico modo per poterla forzatamente far scendere.
Sui mercati azionari Usa, sono tre giorni in cui assistiamo a qualche correzione che però rispetto al passato, sembra mancare della benzina necessaria per recuperare i livelli perduti, e pare limitata nelle percentuali, ma questo è ovvio, sapendo che le banche centrali hanno smesso di foraggiare il sistema illimitatamente. Sulle commodities segnaliamo un petrolio a 103, nel Wti cash, con la possibilità di scendere anche sotto quota 100 e andare al test dei supporti chiave di medio termine a 92.00. Il paradosso è che con un aumento del petrolio, dovremmo assistere ad un aumento del risk off, il che dovrebbe teoricamente significare una ripresa dello Jpy come bene rifugio ed invece, nel caso di petrolio al rialzo, aumentano le paure sull’inflazione e quindi sul rialzo dei tassi prolungato, il che acuisce il delta tasso tra valuta americana e giapponese, per cui UsdJpy sale quando il petrolio sale. Mentre paradossalmente una caduta dell’oro nero, che dovrebbe alimentare speranze di uscita dalla crisi, e dovrebbe quindi far tornare a salire UsdJpy perché risk on, invece alimenta le speranze di una riduzione della forbice tassi tra le due valute facendo scendere i prezzi del UsdJpy. Paradossi che vanno compresi, per stare sul mercato e non farsi del male.
Sulle altre valute, EurUsd a ridosso di 1.0600, incapace però per ora di superarlo, con il Cable stabile a 1.2250. Poche novità, se non sui cross dello Jpy, anche su Cad, aud e Nzd, che rimangono ancorati ai range delle ultime due settimane.
Sul fronte dati, occhio ai Pmi flash oggi per Eurozona, Uk e Stati Uniti, nonché i dati sulla disoccupazione settimanale Usa. C’è comunque sufficiente volatilità per trovare spunti interessanti, da non perdere, ogni giorno.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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