I dati sull’inflazione Usa riportano volatilità sui mercati

Ieri abbiamo vissuto un’altra giornata d’altri tempi sul mercato dei cambi, interessante e intrigante sotto tutti gli aspetti. Movimenti impulsivi, volatilità, price action in controtendenza, e il tutto dopo i dati Usa sull’inflazione, che come avevamo scritto ieri, avrebbero potuto causare un aumento significativo della volatilità. E così è stato.

I numeri sull’inflazione statunitense hanno evidenziato un incremento dei prezzi dello 0.6% sia nel dato core, sia in quello generale, contro attese che erano date a +0.4% per entrambi. I prezzi su base annua sono invece aumentati del 7.5% nel dato generale e del 6% sul dato core. La reazione del mercato è stata immediata, con il dollaro schizzato al rialzo di 60 70 pips contro le principali valute concorrenti. EurUsd che aveva fatto segnare un minimo a 1.1376, ma poi improvvisamente e senza alcun segnale o preavviso che potessero confermarne l’inversione, abbiamo assistito ad una caduta violenta del biglietto verde, inspiegabile se non si conoscesse il mercato, spesso illogico e sorprendente. L’EurUsd è schizzato letteralmente al rialzo per un movimento impulsivo che nel giro di 4 ore, durante la sessione americana, ha portato i prezzi fino a 1.1494, oltre 100 pips di movimento con le altre coppie valutarie contro dollaro che hanno realizzato performance di oltre l’1%. Chi pensava che fosse finita, si sbagliava di grosso in quanto in serata, Bullard, uno dei membri della Fed e del Fomc, ha rilasciato dichiarazioni che hanno nuovamente portato alta volatilità con il biglietto verde che ha recuperato velocemente una quarantina di punti, e nella notte poi è ritornato esattamente sui massimi post dato. Bullard ha espresso preoccupazione per l’inflazione e ha ricordato che a Marzo chiederà un rialzo dei tassi dello 0.50% e si aspetta 100 basis points di incremento da marzo a luglio prossimi.

Gli swaps della Fed scontano già l’1% di rialzo nelle prossime tre riunioni della banca centrale. I rendimenti dei titoli decennali Usa sono saliti sopra la soglia del 2% mentre i mercati azionari hanno cominciato a scendere e hanno iniziato a correggere i recenti recuperi messi a segno nelle ultime sedute. Anche l’indice Vix è tornato a ridosso di 23. Analizzando i fatti, ipotizziamo che il mercato abbia spiazzato molti operatori che pensavano che un’inflazione più alta, avrebbe messo immediatamente le ali al dollaro, ed invece, a parte il UsdJpy, gli altri tassi di cambio hanno visto temporaneamente il cedimento del biglietto verde. Difficile individuare una ragione, se non forse la chiusura di molte posizioni long dollari sul mercato, ma che non crediamo neppure sia sufficiente a giustificare un movimento tanto impulsivo e contro la logica, che vede il mercato muoversi secondo le aspettative sui tassi. E in nottata comunque tutto è tornato dove doveva stare, cioè con un biglietto verde sui massimi e le altre valute sotto pressione.

Relativamente al Giappone e allo Jpy, dobbiamo segnalare il fatto che la Boj ha dichiarato di voler comprare illimitatamente quote di titoli di Stato Giapponesi, per contrastare l’aumento dei rendimenti al di sopra dei target fissati dalle autorità monetarie, che sappiamo essere intono allo 0%, mentre i rendimenti erano saliti ieri per la prima volta dal 2015, cioè da quando la Boj li aveva messi sotto controllo, sopra lo 0.22%. Una sorta di nuovo Qqe (quantitative and qualitative easing) in sostanza, favorito dal fatto che in Giappone l’Inflazione resta abbondantemente sotto l’1%.

Tornando al mercato segnaliamo come i prezzi siano ancora all’interno dei trading range sui cambi originali, eccezion fatta per il UsdJpy che è ha toccato il massimo degli ultimi 5 anni a 116.25 per poi tornare indietro di 60 pips in poco tempo. Anch’esso nella notte è tornato sopra quota 116.05 10 area, non lontano dai massimi. A questo punto sembrerebbe probabile vedere un dollaro che rompe le resistenze e si avvia verso un movimento strutturale più deciso, se non altro in ragione delle aspettative sui tassi di interesse. Infatti, con questi numeri, tre rialzi dei tassi sembrano cosa fatta da qui ai prossimi tre mesi. Ciò dovrebbe bastare a rendere la divisa Usa più appetibile quindi, anche se da un punto di vista tecnico, le configurazioni grafiche sembrano ancora incerte e miste, e potrebbero ancora mostrare un ribasso correttivo della divisa Usa. E se analisi tecnica e macro non vanno d’accordo, significa che ci aspettano settimane estremamente interessanti e volatili. Chi avrà la meglio?

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

Profilo dell’analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

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