La storia, si ripete, si legge nei libri, anche in quelli in qualche modo legati ad investimenti e trading, e mai come in questo periodo, questo detto è tornato di moda. Il vecchio e per qualcuno obsoleto principio delle svalutazioni competitive, che dopo la nascita dell’Euro qualcuno aborriva in nome di questo nuovo mantra, era semplicemente stato temporaneamente accantonato, e non appena si è tornati a parlare di commercio, ad esso è stato immediatamente associato il termine di guerra valutaria, al fine di guadagnare quote commerciali che rappresentano, c’è ben poco da obiettare, uno dei principali motivi di benessere economico di un paese. E così la guerra commerciale, e di conseguenza valutaria, continua a dominare la scena ormai da oltre 30 anni, e sebbene durante gli incontri ufficiali si ripeta il mantra e la retorica legata al concetto che “le valute devono essere lasciate libere di muoversi secondo la legge della domanda e offerta”, non appena si assiste a movimenti di indebolimento che infastidiscono i partners commerciali, ecco che le autorità monetarie dei paesi a valuta forte, cominciano ad usare la retorica contraria, ovvero tentano di limitarne le oscillazioni.
Ieri, dopo la decisione della banca centrale Usa di lasciare i Fed Funds nella forbice tra 0% e 0.25%, il Governatore della Fed Jerome Powell, in conferenza stampa, ha parlato dei rischi a cui l’economia americana va ancora incontro, soffermandosi sulla pandemia, sui rischi connessi alla nuova variante Covid e alla difficoltà dell’economia Usa, specie dal lato dell’occupazione, di ritornare a crescere ai ritmi precedenti. Ha detto tante cose il Governatore, tra cui il fatto che la Fed è capace di utilizzare gli strumenti per far ripartire la congiuntura che vivrà momenti di ripresa solo a partire dal secondo semestre. Non ha parlato di inflazione, anzi ha affermato che è assolutamente prematuro parlare di aumento dei prezzi e di tapering, e occorrerà molto tempo prima che questa torni al 2% e anche se ci tornasse, bisognerebbe, anche grazie al cambiamento della politica monetaria e della forward guidance, attendere che i prezzi siano stabilmente e per un certo periodo al di sopra dei livelli prefissati, prima di rialzare il costo del denaro. Più dovish di così non poteva essere.
Ci si poteva forse attendere un crollo del dollaro ed invece, la divisa americana si è ripresa ed ha, soprattutto contro oceaniche e dollaro canadese, ritrovato quella forza che mancava da settimane. Nei confronti dell’Euro siamo rimasti all’interno del range 1.2050-1.2150 e la ragione è legata alle dichiarazioni di Willem Knot, Governatore della banca centrale olandese e membro del Consiglio Direttivo Bce, il quale ha ribadito la volontà della autorità monetaria di frenare la corsa della moneta unica, sempre per ricordare come, alla fine, tutti cerchino di mantenere un cambio debole che conviene, eccome se conviene. Per anni l’Italia ha svalutato la propria moneta, la stessa Inghilterra lo ha fatto, poi si è passati al periodo delle svalutazioni competitive in Asia e alla manipolazione valutaria nei paesi del sud est asiatico, Cina in testa. E periodicamente si assiste a tentativi di deprezzamento del tasso di cambio quando vengono raggiunti certi eccessi.
In ogni caso, cari amici, siamo di fronte ad una incertezza legata a questi temi, che persisterà e che vedrà, a nostro parere, il mercato oscillare nei prossimi mesi, in relazione proprio a tali dichiarazioni e alle decisioni di politica monetaria, che prima o poi dovranno fare i conti comunque con una inflazione che tornerà a crescere.
Sulle oceaniche segnaliamo la violazione di 0.7660 da parte di AudUsd mentre NzdUsd per ora tiene il livello analogo di possibile breakout posto a 0.7100-05 area. Questo rende AudNzd vulnerabile, anche se per ora tiene l’area di 1.0680. Interessante poi l’evoluzione del UsdCad che come avevamo ricordato in qualche occasione, offriva interessanti spunti rialzisti e di accumulazione con la tenuta di 1.2610-40 area. Ora abbiamo siamo sulle resistenze chiave di 1.2840 che se, rotte, potrebbero aprire uno scenario più favorevole al dollaro Usa con obiettivi in area 1.2970-80 area. La discesa delle oceaniche e la tenuta della moneta unica segnala la ripresa dei cross EurAud ed EurNzd che, dopo tanto penare, hanno iniziato la fase di accumulazione che avevamo richiamato nelle settimane scorse.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell'analista

Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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