Lo yoyo delle dichiarazioni relative all’accordo commerciale Usa Cina, prosegue imperterrito, contribuendo a creare incertezza e incognite in un mercato, quello dei cambi, che non sa letteralmente dove andare.
La sessione europea ha, negli ultimi tempi, perso appeal e interesse, con movimenti assolutamente poco rilevanti nel breve termine, caratterizzati, secondo noi , dalla presenza di algo traders che mantengono per ore i range in 10 15 pips al massimo per poi sparire o quasi, in corrispondenza di news o rumors che creano volatilità. Per questa ragione è diventato indispensabile lavorare sui livelli, predefinendoli e cercando di andare a prendere il movimento successivo atteso.
Del resto, sul fronte macro, stiamo vivendo una fase nella quale è ritornata in auge la forza del biglietto verde, caratterizzata da numeri e dati che non segnalano recessione negli States. Del resto ciò accade anche per altre aree, inutile nascondercelo, ma la vera differenza, che poi è la principale ragione della tenuta vicino ai massimi del biglietto verde, è l’atteggiamento delle diverse banche centrali di fronte alla congiuntura globale e locale, ovvero riferita al loro paese. Se osserviamo la Rba e la Rbnz per esempio, i dati macro usciti ultimamente, segnalano addirittura una leggera ripresa, soprattutto in Australia, mentre in Nuova Zelanda il dato leggermente peggiore sull’occupazione preoccupa maggiormente Orr e la Rbnz, ma sostanzialmente siamo in linea con le previsioni. Ma le due banche centrali mantengono un atteggiamento dovish, ovvero di possibile ulteriore riduzione del costo del denaro, mantenendo quindi sotto pressione le proprie valute.
Nello statement della Rba pubblicato questa notte, si legge che il Board è pronto a facilitare ulteriormente l’accesso al credito, e la pausa di Novembre sarebbe stata necessaria per valutare gli effetti del precedente taglio e della congiuntura globale, attesa comunque in ribasso. Così anche la Boe e la Bce, continuano a privilegiare il lato dovish sui tassi nei loro commenti, mentre la Fed resta neutrale, con una parte del board addirittura hawkish e un’altra neutrale, e solo pochi Governatori, tra i votanti nel Consiglio direttivo, sarebbero disposti ad accettare una riduzione dei fed funds. Questa sostanziale differenza è la molla che tiene il dollaro sui massimi anche se, non dobbiamo dimenticarlo, a livello di price action, non sale più come nel recente passato e trova spesso venditori sui punti chiave. Da un punto di vista prettamente tecnico, questo tipo di andamento altalenante vicino a dei livelli importanti di massimo o minimo, rappresentano quel che viene definito climax, ovvero uno o più movimenti ad alta volatilità vicino a dei livelli storici, che di solito, sono stati spesso, in passato, il preludio ad una inversione di medio e lungo termine. Sarà così anche questa volta? Potremmo non escluderlo a priori.
Intanto questa notte è uscita la bilancia commerciale cinese, a 42.8 miliardi di surplus contro il 40.8 del consensus, con l’export diminuito di uno 0.9% ma con le importazioni calate addirittura del 6.4% su base annua. Effetto probabilmente dei dazi interni ai prodotti esteri, mentre sull’export l’effetto dumping si farebbe sentire limitando gli effetti negativi dei dazi esteri verso i prodotti cinesi. Per quel che riguarda l’accordo commerciale, i portavoce dei due paesi che stanno trattando hanno dichiarato che l’accordo includerà il rollback delle tariffe, ovvero la cancellazione delle tariffe già introdotte, e nelle ultime ore sembra che vi sia una accelerazione per arrivare a firmare la fase 1 durante la prossima settimana.
Ma oggi è importante segnalare anche che la Bank of England ieri ha lasciato invariati i tassi ma senza unanimità, in quanto Haskel e Saunders avrebbero votato per tagliare il costo del denaro. Carney ha poi dichiarato che la congiuntura in rallentamento potrebbe causare una decrescita dell’inflazione e conseguentemente anche avvicinarsi a quella che inizia a sembrare una recessione. Ciò ha generato una ondata di vendite sulla sterlina che però poi ha tenuto quota 1.2800 dimostrando una certa stabilità.
EurUsd ancora vicino ai supporti di 1.1050 con possibilità di scendere anche a 1.1000. UsdCnh vicino al supporto chiave a 6.9650 che se violato alimenterebbe il risk on che ieri si è notato sia su UsdJpy, tornato sopra 109.00 ma anche sull’oro che ha rotto 1481, che era il supporto chiave e ora potrebbe indirizzarsi verso 1450 e perché no, nel medio termine nuovamente sotto 1400 dollari.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell'analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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