Riprende una nuova settimana sul mercato valutario, con il dollaro che sembra sotto pressione, anche se non così significativa, contro le principali valute concorrenti.
È stato un anno, il 2019, nel quale la divisa americana ha cominciato a mostrare qualche crepa, così come la congiuntura statunitense che, dopo anni di crescita ininterrotta, pare aver subito il contagio di un generale rallentamento globale. Certamente i dazi e le minacce di inasprimento del Presidente Usa hanno contribuito ad alimentare un pessimismo generale verso il futuro, anche se nelle ultime settimane, dopo l’accordo verbale sancito tra Usa e Cina sulle tariffe, sembra tornato il sereno, con l’azionario Usa sui massimi storici.
Il segretario al Tesoro Mnuchin intanto ha dichiarato che i due paesi stanno lavorando duramente per chiudere l’accordo fase 1 e, soprattutto, sono in trattativa per indicare una data alternativa a quella dell’Apec in Cile, che è stata annullata dal paese sudamericano in seguito ai tumulti scoppiati in diverse città. In ogni caso la firma dell’accordo è imminente. I temi che per ora sono stati toccati, sono quelli relativi al settore agricolo e al settore finanziario, con particolare riguardo a quello valutario, e alla manipolazione dello Yuan. UsdCnh intanto, anche se lentamente, continua nella sua discesa, con il prezzo che ora è vicino a 7.0270 con un supporto chiave che tecnicamente è posto a 6.9850 e rappresenta i massimi visti in passato nel dicembre 2016 e nell’ottobre 2018. Sotto quell’area comincerebbe una probabile discesa verso 6.92 che rappresenta il livello in cui passe la trendline rialzista che parte a 6.2430, ovvero i minimi del 2018. Sulle majors siamo vicini a punti cruciali un po’ su tutte le coppie valutarie. EurUsd si trova su una resistenza chiave a 1.1180 che, se violata, potrebbe cambiare lo scenario di medio termine. La sensazione che si ha osservando la price action, è quella di un mercato che tende a vendere su ogni rialzo, andando a costruire posizioni rilevanti a favore di dollaro vicino ai massimi del biglietto verde di lungo periodo. Ciò potrebbe rappresentare un bel viatico per una compressione che potrebbe sfociare in uno squeeze up anche importante, con obiettivi intorno a 1.1400. Da tempo stiamo richiamando l’attenzione su questa eventualità, che ora sembrerebbe concretizzarsi. Solo un ritorno sotto 1.1075-85 area potrebbe rappresentare una negazione di tale scenario.
Sul cable siamo in leggera fase di stallo, ma è altrettanto vero che per ora i tentativi di discesa della sterlina, nonostante le notizie non confortanti sulla Brexit, sono stati annullati dalla presenza di bit su ogni ribasso. Anche in questo caso e osservando la price actions, abbiamo la sensazione che il mercato sia posizionato short strutturalmente con stop loss posizionati sopra le resistenze chiave. Solo sotto 1.2580 90, lo scenario potrebbe tornare ribassista. Stesso ragionamento, in linea di principio, per le oceaniche, anche se su di esse il movimento contro dollaro, oltre ad essere inevitabilmente legato al successo degli accordi commerciali Cina Usa, è più lento in relazione all’atteggiamento ancora dovish delle due banche centrali, australiana e neozelandese, che non hanno ancora generato gli acquisti importanti, quelli dei grandi players. Ma il prezzo appare vicino alla rottura dei livelli chiave, sia per Audusd sia per Nzd, con resistenze messe sotto pressione in area 0.6930-40 e 0.6455-65. Il superamento di tali livelli su base settimanale, potrebbe far innescare ondate di acquisti anche significativi da parte dei big, il che potrebbe portare alla costruzione di ordini di stop loss sopra le resistenze, indice di un probabile futuro movimento di rialzo. Jpy stabile, diremmo anche stranamente stabile visto che ce lo saremmo atteso molto debole, in relazione al fatto che i mercati azionari stanno chiudendo l’anno facendo registrare sempre nuovi massimi, in una condizione di risk on generalizzata che non accenna a rallentare. L’area di 109.40-50 sembra un baluardo insuperabile sul UsdJpy e si tratta di capire chi in realtà mente, se le borse in rialzo tipico di una bolla speculativa, oppure lo Jpy che in realtà, con appetito al rischio, dovrebbe scendere in misure ben maggiore di quanto non stiamo vedendo.
Sicuramente le prossime settimane ci aiuteranno a capire, man mano che ci avviciniamo alla fine di questo 2019, che probabilmente, sui cambi, verrà ricordato come uno dei più strani, in termini di volatilità, degli ultimi 10/15 anni. Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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