Come era logico aspettarsi la compressione di volatilità di inizio settimana è andata poi a trovare uno sfogo con la riunione e le deliberazioni della Fed.
L’esito ampiamente già scontato dai mercati non ha portato al previsto nuovo calo delle obbligazioni, anzi, il rialzo inizialmente timido nella prima parte di seduta di ieri (che però mi aveva già dato da pensare in un certo senso) si è poi rafforzato con le comunicazioni della Banca Centrale americana, dando vita non soltanto ad un poderoso rally sui Tbond, ma anche su tutto ciò che era stato venduto pesantemente nelle ultime due settimane, quando si era definitivamente capito che il rialzo dei tassi passava da probabilità a certezza.
Alludo al Gold, che peraltro sul prezzo di 1250/1255 ha sempre fatto molta fatica anche nel 2016.
Molti trader però si domandano come mai ieri sera abbiamo visto salire tutto: azioni, obbligazioni, beni rifugio…. tutto tranne il Dollaro.
Proviamo a darvi delle spiegazioni.
In termini di ciclo economico, non è da oggi che in America gli utili delle aziende più rappresentative e che maggiormente pesano sui listini continuano a crescere, grazie all’innovazione tecnologica e al risparmio conseguente sul costo del lavoro; pertanto trovo naturale che un incremento dei tassi di interesse non possa essere fattore di panico sui mercati. Non lo è stato per le corporation un dollaro progressivamente negli anni sempre più forte verso tutte le principali valute, non lo sarà almeno nel breve pagare l’1 % sul costo del denaro.
Sicuramente poi arriverà il momento in cui le borse dovranno interrompere la loro salita, e questo timing potrebbe essere quando il reddito fisso diventerà ancora più conveniente rispetto agli attuali rendimenti. Ma questa è tematica del futuro.
Nel presente, il mercato dei professionisti molto saggiamente aveva anticipato la notizia e quindi ieri sull’uscita del dato ha preso profitto dallo short sul obbligazionario e sull’oro, che erano tecnicamente in profondo ipervenduto e chiudendo le operazioni ribassiste ha preso profitto, girandosi in spread a ribasso sul dollaro.
A Trump un dollaro forte comunque non piace e in ogni caso ribadiamo la vecchia regola che i professionisti si muovono PRIMA. Lo scrivo in maiuscolo perché è una vecchia legge che non dobbiamo mai dimenticare.
Il rialzo dell’obbligazionario e dell’Oro è in ogni caso da considerare con saggezza. Non vi sono questioni strutturali per pensare ad una inversione delle borse: siamo sotto scadenza derivati e tra poco finisce il trimestre, per cui non c’è neanche interesse a perdere performance proprio quando tra poco scattano gli addebiti di commissioni su gestioni e fondi.
Tecnicamente, gli eccessi contro trend normalmente tendono a rientrare, per cui non credo sia positivo seguire la forza, su qualunque tipo di investimento.
Per il comparto azionario, vale un numero: negli ultimi due mesi sp500 è cresciuto di quasi 120 punti, con volatilità di 32 punti. Il rapporto matematico fra rendimento e rischio spiega meglio di qualsiasi altro discorso perché non ha pagato andare a ribasso.
Giovanni Lapidari per ActivTrades